Tallinn, una città “speciale”

Mentre la gran parte dell’Europa è sottoposta a un’ondata di caldo che definire “anomalo”, visto il periodo dell’anno in cui siamo, è minimizzante, Tallinn appare innevata (anche se non tanto e come poteva accadere fino a qualche anno fa) e con un clima più consono al periodo. A suo modo la città si mostra anche in questa occasione “speciale”, un po’ come l’ho raccontata io nel mio Tellin’ Tallinn facendone un luogo che racchiude in sé tanti luoghi, tanti paesaggi e altrettante relazioni umane con essi, come quella che personalmente ho cercato di elaborare e intessere con la città nel corso del periodo in cui ci sono stato per poter dire di esserci veramente stato, ossia facendo di quel viaggio a sua volta un’esperienza speciale. Come potrebbe e dovrebbe essere ogni viaggio autentico verso qualsiasi luogo verso cui decidiamo di andare, cioè proprio come ho cercato di raccontare nel mio libro:

Tellin’ Tallinn. Storia di un colpo di fulmine urbano
Historica Edizioni, 2020
Collana “Cahier di Viaggio”
Pagine 170 (con un’appendice fotografica dell’autore)
ISBN 978-88-33371-51-1
€ 13,00
In vendita in tutte le librerie e nei bookstores on line.

Potete scaricare la scheda di presentazione del libro qui, in pdf, e qui, in jpg, oppure cliccare sull’immagine del libro per saperne di più.

Ufficio stampa, promozione, coordinamento:

 

[L’immagine in testa al post è tratta da una livecam: cliccateci sopra per vederne le immagini in diretta.]

Pubblicità

Una geografia dell’animo

Durante i primi momenti che vivo in una città, nella quale non sono mai stato prima, mi ritrovo sempre impegnato, anche in modo inconscio, a cogliere quanti più dettagli possibile del nuovo luogo con cui devo interagire, a determinare riferimenti potenzialmente familiari, a individuare e definire quelle coordinate, a cui pensavo poco fa, che mi possano far sentire via via meno perso e più in sintonia con il luogo. Dettagli inizialmente comuni con quelli del mio ambiente quotidiano o noti per cognizione diretta; poi altri meno soliti ma riconducibili ai primi o da essi derivabili e subito dopo altri ancora che possa rapidamente riconoscere come consueti e identificanti il luogo in cui mi trovo. Infine ulteriori magari del tutto avulsi alla mia sfera vitale e intellettuale ordinaria, ma coi quali possa credere di rapportarmi, anche in modo univoco e spesso sulla base di mere congetture o fantasie ma comunque in grado di costruirmi, oltre a una geografia dell’animo ‒ quella dell’anima si può formare solo dopo permanenze ben più prolungate e stanziali ‒ una sorta di personale semantica dell’ambiente d’intorno e di ogni cosa che lo compone: un significato che mi dia una definizione, un dato certo, un punto fisso ovvero un riferimento da utilizzare come segnavia. Magari poi tra solo due giorni mi sentirò come a casa qui, oppure mi sentirò un pesce fuor d’acqua finito su una brace rovente. Tuttavia è un processo mentale che mi si installa regolarmente, e finora credo mi abbia aiutato: a non sentirmi smarrito, in primis, ma appena dopo – e in modo poi preminente – a intercettare e cogliere l’essenza del luogo in cui mi trovo, la sua anima, la parte più intima e urbana ovvero antropologica.

Sì, esatto, anche questo è un brano tratto dal mio libro

Tellin’ Tallinn. Storia di un colpo di fulmine urbano
Historica Edizioni, 2020
Collana “Cahier di Viaggio”
Pagine 170 (con un’appendice fotografica dell’autore)
ISBN 978-88-33371-51-1
€ 13,00
In vendita in tutte le librerie e nei bookstores on line.

Potete scaricare la scheda di presentazione del libro qui, in pdf, e qui, in jpg, oppure cliccare sull’immagine del libro per saperne di più.

Ufficio stampa, promozione, coordinamento:

[Le foto in testa al post sono, dall’alto e da sinistra a destra, di: Neil GardoseHert NiksKevin LehtlaMiikka LuotioJudith Prins e ancora Neil Gardose da Unsplash.]

Tallinn a caso

Tallinn a caso

[Foto di Miikka Luotio da Unsplash.]

Cammino per la città a caso – smarrirsi è comunque impossibile, i punti di riferimento riconoscibili sono innumerevoli e ben visibili da qualsiasi parte della città – le guglie più alte delle chiese, ad esempio, oppure il mare, indicatore inequivocabile del Nord, qui. Di contro, motivi per tentare un piacevole smarrimento, pure intenso, la città ne offre a iosa: vicoli stretti e tortuosi che sovente paiono ciechi e invece trovano inopinate scappatoie entro pertugi ancor più angusti, slarghi e piazzette improvvise e impreviste, cortili interni entro archi ombrosi nei quali il tempo pare fermo a decenni addietro, rientranze tra palazzi e mura con piccoli portoni che farebbero pensare a chissà quali passaggi e percorsi segreti, oltre a minuscoli locali che mai hanno visto turisti varcare gli anonimi ingressi, bizzarre vetrine-discariche di oggettistica di era sovietica al servizio di negozi chissà quando aperti, fenomenali angoli nei quali in pochi decimetri quadri s’ammassano dettagli che incrociano storie distese su cinque secoli o forse più. E ingressi, e porte e portoni e cancelli e finestre a gogò entro le quali sbirciare, come per rubare un istante, un frammento o una rivelazione della reale vita di chi abita qui, della vita vera che altrimenti i tallinesi mai ti rivelerebbero, per propria riservatezza, per riserbo o per riguardo o perché semplicemente non gli va. Il tutto da scoprire per caso, e per questo da cui farsi genuinamente sorprendere, stupire o inquietare oppure allietare se non strabiliare se è il caso, appunto, camminando senza meta ovvero inseguendo infinite mete, ognuna delle quali è tale e dunque arrivo e immediata ripartenza verso la prossima – e quale sarà, la prossima? Lo stabilirà il Caso. Tutto torna, in questo modo, e ciò anche in senso lato, viaggiando per la città ovvero tornando continuamente ad essa anche senza mai lasciarla, tornando alla sua anima urbana particolare e unica in un costante processo di scoperta e riscoperta via via sempre più approfondita.

Tellin’ Tallinn. Storia di un colpo di fulmine urbano
Historica Edizioni, 2020
Collana “Cahier di Viaggio”
Pagine 170 (con un’appendice fotografica dell’autore)
ISBN 978-88-33371-51-1
€ 13,00
In vendita in tutte le librerie e nei bookstores on line.

Potete scaricare la scheda di presentazione del libro qui, in pdf, e qui, in jpg, oppure cliccare sull’immagine del libro per saperne di più.

Ufficio stampa, promozione, coordinamento:

Il Novecento nel 2022 (e oltre)

[Immagine tratta da questo articolo di “Artribune”.]
Milano, città italiana contemporanea per eccellenza – che poi lo sia iper-, post- o che altro è questione differente – ancora formalmente è priva di un museo dedicato all’arte contemporanea, quantunque manifestazioni della produzione artistica odierna le si possano trovare un po’ ovunque e in quantità ben maggiore che altrove, in Italia. Anche per questo – posto che nell’era pandemica in corso una cosa che purtroppo non ho ancora ricominciato a fare e che prima facevo con gran frequenza è andare per luoghi d’arte, musei e mostre d’arte contemporanea in primis – sono molto curioso di poter visitare il “nuovo” Museo del Novecento, che con il progetto di ampliamento scelto lo scorso luglio e con l’inizio lavori in programma quest’anno per un’inaugurazione prevista nel 2026, ma con ampliamenti degli spazi museali già realizzati che da questo 2022 renderanno la collezione di arte futurista del museo la più importante al mondo, diventa finalmente “il” luogo pubblico dell’arte e per l’arte contemporanea di Milano, offrendo peraltro un percorso espositivo concettuale assolutamente completo, avente le proprie radici nel secolo delle prime grandi avanguardie e con uno sviluppo lungo i decenni fondamentali che hanno trasformato l’arte, i suoi linguaggi, la sua fruibilità e per molti versi il suo senso filosofico fino ai giorni nostri e a visioni già protese verso il domani, in sintonia con il resto della città. Forse non è ancora un museo paragonabile ad altri prettamente dedicati all’arte contemporanea – non nelle dimensioni di sicuro o nella vastità delle collezioni – e magari non è carismatico come certe istituzioni museali che nelle città dove hanno sede rappresentano, oltre a presenze politiche di peso, anche potenti landmark identitari e culturali (e non intendo solo architettonicamente) nonché intensi attrattori turistici, ma di contro delinea un percorso di evoluzione in quel senso importante e necessario, con basi solide e possibilità di crescita che una città come Milano ha il dovere di pensare in grande e a lungo nel tempo.

Dunque di sicuro tornerò a breve, al Museo del Novecento, così come (lo prometto, anzi, impongo a me stesso) in tanti altri piccoli/grandi luoghi d’arte, milanesi e non solo, a partire dal mio amato Hangar Bicocca, che a mio parere resta – con la Fondazione Prada appena un passo indietro (ma è un parere meramente personale e “affettivo”, sia chiaro) – il luogo più paragonabile alle altre grandi istituzioni espositive artistiche internazionali.

P.S.: per saperne di più sul progetto di ampliamento del Museo del Novecento, cliccate sull’immagine in testa al post.

Lucerna, Tallinn e la neve

Devo ammettere (con inopinata immodestia a me stesso, in primis, ma chiedo indulgenza da subito dacché in fondo non è merito né colpa mia) che per scrivere i miei due – e non solo questi, prossimamente – Cahier di viaggio ho scelto altrettante città che d’inverno, con la neve che ammanta il loro paesaggio urbano, diventano se possibili ancora più belle e fascinose di quanto già non siano.

E se ancora non sapete quanto Lucerna e Tallinn lo siano, belle e fascinose – innevate oppure no – be’, potete sicuramente ben scoprirlo con i due libri citati:

Lucerna, il cuore della Svizzera e Tellin’ Tallinn. Storia di un colpo di fulmine urbano, entrambi editi nei Cahier di viaggio di Historica Edizioni. Cliccate sui titoli per saperne di più.

N.B.: le fotografie presenti in questo articolo sono tratte dalle pagine Facebook “I love Lucerne” e “Visit Tallinn”.