Sabato scorso, parlando di montagne e turismi al Palamonti di Bergamo

È stato un vero piacere per me intervenire lo scorso sabato 27 maggio al Palamonti di Bergamo nel contesto del corso di aggiornamento degli operatori lombardi TAM – Tutela Ambiente Montano – del Club Alpino Italiano, dedicato al tema del turismo invernale, sciistico e non solo, rispetto ai cambiamenti climatici in corso e in generale alla realtà montana contemporanea.

Un piacere nonché un grande onore di aver condiviso questo compito con il professor Federico Nogara, uno degli estensori del documento di posizionamento del CAI Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci, il testo con il quale il sodalizio italiano ha messo nero su bianco la propria posizione ufficiale al riguardo e che ha fatto da fulcro tematico alla giornata, attorno al quale ho sviluppato il mio intervento dedicato alla questione dell’overtourism in montagna, dunque al sovraffollamento turistico nei territori montani turistificati, all’analisi del fenomeno, alle realtà, le prospettive, i paradossi e le pratiche a tutela del paesaggio montano.

È stato infine bello e interessante confrontarci con gli operatori presenti, in un dibattito consapevole tra didattica scientifica, pratica esperienziale e realtà sul campo intorno al buon futuro delle nostre montagne, delle comunità residenti e di ciò che può e deve essere il turismo nelle terre alte.

Ringrazio di cuore Mariangela Riva, Presidente della Commissione Regionale lombarda TAM, per avermi coinvolto nella giornata e per le fotografie che vedete a corredo di questo articolo.

Pubblicità

“Overtourism montano”, sabato 27/05 al Palamonti di Bergamo

Sabato 27 maggio, presso il Palamonti di Bergamo, avrò il piacere e l’onore (e un po’ l’onere) di intervenire nell’ambito del seminario Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci. Analisi del contesto, prospettive e proposte organizzato dalla Commissione Regionale Tutela Ambiente Montano del Club Alpino Italiano e valido come aggiornamento per gli operatori regionali TAM ma aperto a chiunque sia interessato agli argomenti che saranno discussi.

Nello specifico il mio intervento verterà su un tema dalla criticità crescente per i territori in quota e anche per questo sempre più dibattuto: l’overtourism montano, dunque il sovraffollamento turistico delle località di montagna il cui impatto, in zone di grande bellezza e pregio ambientale tanto quanto di notevole delicatezza ecologica, risulta importante e non di rado eccessivo al punto da generare numerosi problemi ai residenti dei territori interessanti. Attraverso un’analisi articolata del tema e grazie ad alcuni esempi emblematici al riguardo, in positivo e in negativo, lungo le Alpi, cercherò di mettere in evidenza la necessità di sviluppare politiche di gestione turistica finalmente contestuali alle aree montane, alle loro peculiarità territoriali e alle realtà culturali in divenire, per il bene tanto dei montanari residenti e della loro quotidianità quanto dei turisti e della qualità del loro soggiorno.

Chi volesse intervenire – e nel caso mi farà molto piacere incontrarvi – troverà i dettagli nella locandina sopra pubblicata oppure può avere altre informazioni nel sito della Commissione Regionale TAM, qui.

Su Selvino, le sue montagne, il suo turismo

[Panorama del centro abitato di Selvino. Foto di Ysogo, opera propria, CC BY-SA 4.0, fonte commons.wikimedia.org.]
Vi ho detto (ovvero ho scritto) già alcune volte di Selvino, la località delle Prealpi bergamasche un tempo sciistica e ora protagonista, suo malgrado, di alcuni progetti per ora solo ipotizzati e a dir poco sconcertanti: di quelli che se osservati da un certo punto di vista possono apparire commercialmente e turisticamente “stuzzicanti” ma, osservati dalla parte opposta (e non solo da quella) rivelano rapidamente e con grande evidenza la loro nocività economica, culturale, sociale, ambientale.

Su Selvino già un paio di anni fa (nel marzo 2021) il Club Alpino Italiano di Bergamo, con le sue varie articolazioni sezionali, ha organizzato un incontro on line (o webinar, come si dice oggi) con tema «Il prezioso patrimonio naturalistico e lo sfruttamento per attività sportive» dell’altopiano selvinese, che risulta un contributo completo e significativo sul caso locale così come sulle tante altre situazioni similari che si possono riscontrare sulle nostre montagne. Vi propongo la registrazione Youtube di quel dibattito, ringraziando molto l’amico Federico Mangili che con Danilo Donadoni ne è stato tra gli artefici:

Clima, cibo e natura del futuro, in Valtellina

Si sente dire e si legge spesso di enogastronomia come valore culturale e identitario per i nostri territori, in particolar modo per quelli dotato di una secolare e peculiare tradizione di pietanze storicamente e antropologicamente referenziali: ottima cosa, salvo che non di rado il tutto si risolve in una banalizzazione commerciale – pur a volte in buona fede, certamente – legata al mangiare e bere certe cose perché turisticamente attraenti, che dimentica completamente o quasi l’aspetto culturale dietro il cibo e la relazione che lo lega al territorio nel quale viene prodotto e mangiato. Sia chiaro: sempre meglio gustarsi una polenta (a patto che sia autentica) in una confusa e ordinaria sagra paesana che del cibo industriale in un fast food, ma certamente un maggior approfondimento riguardo la cultura enogastronomica locale, sia dal punto di vista storico che da quello contemporaneo, non farebbe male alla salvaguardia di quei cibi così peculiari – tanto più se sono pure gustosi, ovviamente!

Insomma, è questa una piccola riflessione personale per presentarvi l’evento valtellinese di domani a Montagna in Valtellina, la cui locandina vedete lì sopra, che sicuramente va nel senso da me accennato e nel quale si disquisirà di cultura gastronomica in modi affatto superficiali e finalmente approfonditi. Perché è assolutamente vero che per certi territori peculiari, quelli montani ad esempio, mangiare i cibi locali significa per molti versi nutrirsi di quelle montagne, il che è un modo ulteriore per alimentarsi – materialmente e immaterialmente – della loro cultura e della bellezza del loro paesaggio. Qualcosa che non può che farci del gran bene, dunque.

Se siete in zona e potete, partecipate. Sono certo che si rivelerà una serata estremamente interessante.