A me la cosa che fa più specie, leggendo la notizia lì sopra (cliccate sull’immagine per leggerla nella sua interezza) non è solo l’inquietante questione sanitaria del virus mutato nei visoni o quella etica, altrettanto inquietante se non spaventosa, dell’abbattimento di milioni di capi, ma è che tale notizia rimette in evidenza come ancora oggi, anno 2020 quasi 2021, XXI secolo ormai inoltrato, c’è gente a questo mondo – peraltro nella sua parte più avanzata e progredita, soprattutto – che ha il coraggio di indossare indumenti ricavati da creature viventi allevate in spaventosi impianti-lager (cito dall’articolo, «allevamenti immensi, ci sono decine di migliaia di esemplari in spazi piccolissimi») solo e soltanto per essere massacrate e diventare assurdi “capi fashion”. Sarò ingenuo e cadrò dal pero come un povero stupido, ma almeno la botta mi risveglia la sensibilità al riguardo: mi pare un abominio terrificante, una cosa che non solo non ha più alcun senso ma che mi appare niente di meno che un crimine contro la Natura.
E per di più, per accontentare il desiderio modaiolo così idiota di tali raccapriccianti “persone”, oltre a innumerevoli problemi etici ed ecologici, si determinano pure situazioni per le quali malattie estremamente pericolose per l’uomo si coltivano e diffondono? Ma che razza di realtà spregevole è mai questa?
Be’, a meno che quelle malattie finissero per colpire direttamente chi indossa i capi in pelliccia. Allora potrei dire che una certa equa giustizia sarebbe quanto meno ripristinata. Ecco.
Aveva proprio ragione Tristan Bernard, quando affermava che
Due cose mi sorprendono: l’intelligenza delle bestie e la bestialità degli uomini.
P.S.: per saperne di più su tali orribili barbarie, visitate il sito di PETA (in inglese) o quello assai dettagliato della LAV.