Anche per il “Sole 24 Ore” la pista di bob di Cortina è una c***ta pazzesca!

Il “Sole 24 Ore” è il quotidiano di Confindustria, cioè dell’associazione che riunisce le figure professionali che più di altre sanno perfettamente che se un’attività, un’impresa, un’opera, qualsiasi esse siano, non sono basate sul più proficuo ingegno, non hanno logica né criterio evidenti e non possono reggersi economicamente, rappresentando uno spreco di soldi e di lavoro: nessun imprenditore sano di mente le realizzerebbe.

Ecco: anche “Il Sole 24 Ore”, come vedete qui sopra, denuncia l’insostenibilità generale – cioè economica ma non solo – di molte delle opere olimpiche in costruzione per i giochi invernali di Milano-Cortina 2026 e in particolar modo della pista di bob di Cortina. Eppure, alcuni amministratori pubblici dotati di ben poca sanità mentale e ancor più di senso civico, onestà politica e sensibilità verso il territorio ampezzano stanno sprecando decine di milioni di soldi (pubblici) per costruire quella pista di bob. E tutto questo nonostante i numerosi esempi fallimentari del passato, a loro volta segnalati da “Il Sole 24 Ore” nell’articolo di spalla.

Ribadisco ciò che ho già affermato scritto più volte: se effettivamente realizzata, la nuova pista di bob di Cortina d’Ampezzo è già ora e diventerà viepiù in futuro una delle più grandi vergogne italiane in ambito di infrastrutture montane, per la quale i responsabili politici e amministrativi dovranno pagarne le conseguenze, in qualsiasi modo ciò possa avvenire. E se qualcuno obietta che molti cortinesi concordano con la sua costruzione, evidentemente è perché quei molti cortinesi hanno smarrito – inconsciamente oppure no – la relazione culturale con il territorio nel quale vivono, in forza di quei fenomeni psicosociologici di spaesamento e alienazione ben conosciuti da tempo ma dei quali la politica più becera e ottusa si approfitta per alimentare il proprio sistema di potere locale. Fine.

Il metodo più efficace per rendere “sostenibile” ogni progetto da realizzare sulle montagne

Di seguito vi verrà illustrato nel dettaglio il metodo migliore e più efficace per rendere “sostenibile” qualsiasi progetto di infrastrutturazione, urbanizzazione, turistificazione, cementificazione, consumo di suolo e altro di simile nei territori montani e di particolare pregio ambientale.

Non è così complicato, basta seguire attentamente i punti indicati:

  1. Prendere un progetto qualsiasi, anche il più palesemente impattante.
  2. Scriverci da qualche parte «sostenibile».

Ecco fatto!

Semplice, vero? Infatti è un metodo già alquanto diffuso e impiegato dagli enti pubblici italiani, che ne possono garantire la notevole efficacia politica e mediatica.

Provateci anche voi se diventerete sindaci, presidenti e assessori di provincia, di comunità montana, di regione, di altri dicasteri, soggetti istituzionali e di governo locale, responsabili di società che operano per conto del pubblico, eccetera. Ne trarrete una gran soddisfazione, garantito!

(Per leggere l’articolo al quale si riferisce l’immagine in testa al post, cliccate qui. Per leggere invece altre considerazioni interessanti sul tema, cliccate qui.]

Cortina d’Ampezzo verrà eternata nella vergogna?

Dunque, con la scusa delle prossime Olimpiadi invernali pochi amministratori scellerati hanno deciso di eternare il nome di Cortina d’Ampezzo non più legandolo alla bellezza straordinaria delle sue montagne o all’atmosfera elitaria che la contraddistingue ma a uno scempio ambientale, economico e culturale tanto privo di logica quanto ricco di arroganza e alla vergogna planetaria che ne deriva.

Uno scempio riguardo il quale in futuro a quegli amministratori si dovrà necessariamente rendere conto: il mio augurio agli amici cortinesi che veramente tengono al proprio territorio e al suo buon futuro è quello di saper fare memoria di ogni cosa, da quella macroscopica alla più minima, che sta accadendo e accadrà per la costruzione della pista da bob, così poi da chiederne conto, quando verrà il momento, a chi ne è stato mandante e sostenitore. Che non potrà e non dovrà sfuggire alle proprie responsabilità, come troppe volte è accaduto in altre circostanze – si veda la pista di Cesana Torinese. È un dovere civico e morale che va compiuto e riconosciuto a Cortina e alle sue meravigliose montagne.

La nuova pista di bob di Cortina: dalla tragedia alla farsa e al disastro duraturo

La pista olimpica di bob a Cortina: una trag(icomm)edia divenuta farsa e prossima a diventare disastro imperituro.

Come ben segnala l’amico Alessandro Filippini, riuscire a costruire e consegnare la pista cortinese entro 685 giorni significa farcela a soli 48 giorni dall’inizio dei Giochi. Pressoché impossibile, a meno che – questo lo aggiungo – i lavori vengano fatti malamente, senza cura, realizzando un’opera che comincerà a deteriorarsi molto presto e non per colpa dell’impresa incaricata ma, appunto, per sostanziale mancanza del tempo e delle condizioni necessarie a compiere un buon lavoro. Senza contare che il CIO – Comitato Olimpico Internazionale, il quale ha già concesso un rinvio sui tempi originariamente previsti, pretende giustamente un collaudo della pista fra soli 400 giorni, il tempo massimo entro il quale verificare la conformità dell’impianto e garantire la sicurezza degli atleti che vi gareggeranno – visto che si tratta di una pista nella quale si scende a 130 km/h e più, non di un semplice muro che anche se vien su un po’ storto fa nulla!

Nel contempo lo stesso CIO, insieme alla Federazione Internazionale di Bob e Skeleton e alla Federazione Internazionale di Slittino, continua a esprimere forti dubbi sulla decisione italiana di costruire una nuova pista di bob per i Giochi invernali di  Milano-Cortina del 2026. Il CIO ha affermato che gli organizzatori italiani devono avere pronto un “piano B” per le gare olimpiche qualora la nuova pista non fosse pronta entro marzo 2025. Fermo restando che, puntualizza il CIO, «Nessuna sede permanente dovrebbe essere costruita senza un piano legacy chiaro e fattibile. Il nuovo progetto per la pista di scorrimento a Cortina non affronta questi problemi poiché il progetto pianificato non include alcun uso sostenibile o eredità praticabile dopo i Giochi e non fornisce un luogo che soddisfi tutti i requisiti tecnici, aumentando significativamente i costi e la complessità per il Comitato Organizzatore che dovrà colmare le lacune».

[Immagine tratta da “Progetto esecutivo Cortina Sliding Centre”, 15/12/2023, fonte: www.vez.news.]
La verità, ogni giorno più palese, è che ai promotori politici della pista di bob cortinese e ai loro sodali non interessa nulla della pista stessa, di come sarà realizzata, di Cortina, della sua comunità, del paesaggio e men che meno delle Olimpiadi, se non come palcoscenico mediatico funzionale al fare propaganda politica, ma interessa solo spendere quella montagna di soldi pubblici per ricavarci i propri tornaconti. Fine.

Per tutto questo, è molto probabile che a Cortina d’Ampezzo sarà imposta una figura di palta (e non dico altro) su scala planetaria, purtroppo. Se la pista verrà realizzata, e quando le telecamere che riprenderanno le gare olimpiche saranno ormai spente, ai cortinesi non resterà che “ammirare” lo scempio perpetrato al luogo di chi lo avrà utilizzato per i propri meri fini. E non sarà tanto uno scempio ambientale quanto economico, culturale, paesaggistico, politico, morale.

[La vecchia pista di Cortina in rovina, in un’immagine recente tratta da https://primabelluno.it.%5D

Una pista di bob «fondamentale», per Cortina d’Ampezzo

[Eugenio Monti e Renzo Alverà durante la gara di bob a due delle Olimpiadi Invernali di Cortina del 1956.]

La pista di bob è fondamentale per Cortina, il Cio non potrà che prenderne atto.

Questo è quanto il Presidente della Regione Veneto ha di nuovo sostenuto, solo un paio di giorni fa, in merito alla sconcertante querelle sulla pista olimpica cortinese – sulla quale tocca tornare, visto quanto diventi ogni giorno di più grottesca.

Fondamentale, già.
Bene: facciamo un rapido ragionamento in due punti, al riguardo.

Primo punto, di piste di bob in Italia ne sono state costruite tre: nel 1963 quella del Lago Blu di Cervinia, chiusa nel 1991; quella di Cesana Pariol, inaugurata nel 2005 per i Giochi Olimpici di Torino 2006 e chiusa nel 2011; infine la pista “Eugenio Monti” di Cortina, costruita nel 1923 e chiusa nel 2008.
Tre piste, tutte chiuse e finite in rovina. Com’è che ora sarebbe così «fondamentale» realizzarne una nuova, spendendo più di 81 milioni di Euro di soldi pubblici, se per lo stesso Comitato Olimpico Internazionale si possono utilizzare piste già esistenti? Forse che l’Italia non sia un paese per bobbisti e slittinisti? Altrimenti ben tre piste su tre non sarebbero state mandata alla malora, no?

Secondo punto: la pista di Cortina è chiusa dal 2008, più di 15 anni. Cortina ha subito ripercussioni negative nei propri flussi turistici? Ha subìto danni d’immagine? Qualcuno non l’ha più frequentata e ha preso a disdegnarla perché non c’era più la “sua” pista di bob?
Non mi pare proprio, anzi. E perché dunque ricostruirne una nuova ora sarebbe così «fondamentale»? Solo per una manciata di gare olimpiche che si possono tranquillamente disputare altrove per giunta risparmiando un bel po’ di soldi pubblici?

[La pista di Cortina abbandonata e in rovina, in un’immagine recente tratta da https://primabelluno.it.]
Or dunque: non è che la questione della nuova pista di bob di Cortina si riduca infine a una mera manifestazione di arroganza e vanagloria da parte di figure alle quali non interessa nulla del luogo e della sua comunità ma interessa solo il lustro della propria immagine per evidenti fini propagandistici oltre che chissà quali altri ulteriori secondi fini?

Detto ciò, posso anche capire le istanze del movimento nazionale del bob e dello slittino (18 atleti in totale nel bob, 23 nello slittino, 15 nello skeleton), che probabilmente non si potrà sviluppare adeguatamente senza un impianto di allenamento e di gara nazionale (ma chiedo di nuovo: dove sono stati fino a oggi i suoi praticanti? Dove si sono allenati e si allenano, visto che poi non di rado vincono gare?), e dunque posso comprendere la necessità di un impianto del genere: ma fatto con criterio, la giusta calma, un bel piano di sviluppo del movimento che vada di pari passo alla gestione dell’impianto, senza biechi spintoni politici di qualsiasi sorta e relative pretestuosità, al giusto costo e con un consono piano di gestione a lungo termine economicamente sostenibile.
Chiedere ciò significa pretendere troppo? Ovvero pretendere troppo buon senso?

Magari sì, visto quanto sta accadendo dalle parti di Cortina e anche altrove in questo paese quando doti quali onestà morale, senso civico, visione politica, logica e raziocinio diventino doti troppo fastidiose ovvero ignorate, dimenticate, disprezzate. Di contro, ormai abbiamo imparato bene che la distanza tra «fondamentale» e fondamentalista può essere molto breve ma i conseguenti danno sono sempre alquanto grandi e prolungati, già.