Prima che la montagna imputtanisca

[Sonlerto in Val Bavona, Canton Ticino, Svizzera. Immagine tratta da www.invallemaggia.ch.]

Tre operai sono seduti attorno al fuoco, mangiano pane e cacio e mi guardano tranquillamente. Dicono, e ridono, che sono arrivati prima loro di noi, che pure siamo di qui. Uno, siciliano, dice che poi faranno enormi ripari contro le valanghe e larghe strade, cambieremo faccia a questa valle.
«Come facevate a viverci, sì dico prima?»
Non è mica facile rispondere, potrei dirgli solo: che non potrei più viverci ora. E i contadini? I contadini è più facile, basta fargli vedere una cappellata di soldi, dopo fanno festa anche ai cagnoni e agli onorevoli che vengon su a mangiarci terra e acqua. Giura: non scrivere mai patetiche elegie sul tuo paese che sarà deturpato. Giura: o un feroce silenzio (male) o la razionale opposizione politica: scegli, ma non l’elegia della memoria, che finisce col fare i comodi di chi comanda male, cioè mangia addosso al paese e fa in modo che il paese imputtanisca.

(Giovanni OrelliL’anno della valangaEdizioni Casagrande, 1991-2017, pag.123-124; 1a ed. Mondadori 1965.)

Giovanni Orelli, meraviglioso cantore della civiltà alpina – della sua Svizzera italiana ma non solo – e il cugino Giorgio Orelli, poeta mirabile e narratore intrigante. Trovate alcune delle loro opere tra le mie “recensioni“. Leggeteli entrambi, se non l’avete mai fatto: sono certo che appassioneranno anche voi.

Il frate, il cecchino e Giovanni Peretti

Se il Genius Loci dell’alta Valtellina e, in particolar modo, della Magnifica Terra di Bormio avesse un portavoce ufficiale, questi facilmente sarebbe Giovanni Peretti. Nato a Bormio, geologo, per quasi quarant’anni è stato Direttore del Centro Nivometeorologico di ARPA Lombardia che ha sede proprio nella cittadina retica, ha diretto per vent’anni la rivista “Neve e Valanghe” di AINEVA, ha fatto parte per quindici anni della CISA-IKAR, è stato Presidente del CAI di Bormio, membro del Soccorso Alpino, socio del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna nonché – last but absolutely not leastgrandissimo conoscitore e mirabile divulgatore della storia (in particolar modo quella del primo conflitto mondiale), della geografia, della natura e dei paesaggi naturali delle sue montagne, doti che si sono manifestate in innumerevoli pubblicazioni editoriali e iconografiche (e sono assai fiero di poter dire di averne alcune, nella biblioteca di casa).

Insomma, ora capirete bene perché in principio di questo post ho definito Peretti così prossimo al Genius Loci bormino e altovaltellinese, al quale dal 2021 “dà voce” anche in forma di romanzi, opere letterarie dalla forma di fantasia ma dalla sostanza profondamente radicata nella realtà storica del territorio e dei paesaggi delle montagne valtellinesi. Il più recente dei suoi romanzi è Il frate e il cecchino, pubblicato come i precedenti da Alpinia Editrice (di Bormio, ça va sans dire!): Peretti lo presenterà domani sera, come vedete qui sopra, e, posto quanto avete letto, se siete di o in zona vi invito calorosamente a partecipare. Perché sarà una cosa mirabile a cui assistere, come lo è sempre con Peretti tra le sue montagne, per conoscere un gran bel libro da leggere, ve lo assicuro.

Una montagna «che tutti sono d’accordo di prostituire»

[Foroglio e la sua cascata. Immagine tratta da www.touringswitzerland.com.]

Anche noi abbiamo a Foroglio una piccola casetta, riattata con cura affettuosa e amata di tanto amore che non la cambieremmo con il più bel palazzo di Londra. Domani la venderemo al primo tedesco che passa e non torneremo certo indietro per vedere l’ombrellone e le gambe lentigginose distese al sole. Poi andremo a stabilirci ben lontano, in un paese che ci risparmierà la fatica di difenderlo palmo per palmo come questo, che tutti sono d’accordo di prostituire.

Così scriveva nel 1960 (!) Plinio Martini, scrittore ticinese tanto affascinante quanto poco noto al di fuori della Svizzera Italiana, qui citato da Alberto Paleari in Narratori delle montagne, libro del quale scrivo qui. Foroglio è un caratteristico e bellissimo villaggio della Val Bavona, nel Canton Ticino, posto ai piedi dell’omonima spettacolare cascata la quale rappresenta una delle maggiori attrazioni turistiche montane del cantone. Forse còlto da un particolare momento di sconforto, come scrive Paleari citandolo, Martini in quelle parole ha comunque saputo condensare e descrivere – già più di sessant’anni fa – la sorte di molte località alpine soggiogate alla turistificazione più massificante, spesso con il bene placito dei loro abitanti, ingannati da chimere che si sono rivelate puntualmente – e si rivelano anche oggi, inevitabilmente – delle trappole che finiscono per banalizzare, degradare e impoverire i luoghi.

Eppure, ancora oggi, molti pensano di poter prostituire (termine quanto mai consono) le proprie montagne alle peggiori forme di turismo, come fossimo ancora negli anni Sessanta del Novecento.  Una cosa sconcertante, da avversare in ogni modo possibile per il bene delle montagne, di chi le abita e di tutti noi che le frequentiamo e vorremo continuare a farlo per godere della loro bellezza e del valore culturale, non per doverne constatare il degrado e la trasformazione in divertimentifici turistici.

[Plinio Martini. Immagine tratta da www.osservatore.ch.]