[Paesaggio agricolo, altipiano del Renon, 1968. Immagine dall’Archivio Touring, tratta da qui.]Sono state spesso presenti, le montagne, nella visione del paesaggio che ci ha donato Gianni Berengo Gardin, il grande fotografo ligure scomparso mercoledì.
Una visione profondissima anche perché assolutamente antropologica, capace di rivelare le relazioni tra luoghi e persone, tra geografie esteriori visibili e interiori intuibili, tra lo spazio del mondo vissuto e il tempo di chi lo viveva (e lo vive tutt’oggi). D’altro canto era lo stesso Berengo Gardini a sostenere che «Il mio lavoro non è assolutamente artistico e non ci tengo a passare per artista. L’impegno stesso del fotografo non dovrebbe essere artistico, ma sociale e civile».
[Gran Sasso d’Italia, 2007. Immagine tratta da www.artsy.net.]Un impegno i cui frutti ora devono diventare patrimonio culturale collettivo del paese, affinché la mancanza del suo sguardo così profondo e narrante non sia troppo intensa.
Si dice che gli svizzeri si compiacciano di raccontare una storiella del genere: uno svizzero si trovò al cospetto di Dio. “Che cosa desideri?” chiese Dio. “Vorrei le belle montagne bianche, i laghi e molta neve” rispose lo svizzero. Dio, con un gesto della mano, fece apparire le montagne, i laghi e la neve, e disse: “Ma non puoi vivere di questo! Ti concedo di esprimere un altro desiderio. Bada a che sia più pratico!”. “Bene, vorrei una vacca”. La vacca comparve immediatamente. Lo svizzero la munse e offrì un bicchiere di latte a Dio. “Sei un brav’uomo, mio caro svizzero!” disse Dio, “Tutti gli altri prendono quel che do loro e se ne vanno, ma tu sei stato il solo che abbia pensato a me. Ti do la facoltà di esprimere un terzo desiderio. Che cosa vorresti?”. “Un franco e venti centesimi per il latte!”
Questo è un brano tratto dal mio libro Lucerna, il cuore della Svizzera
Historica Edizioni, 2016
Collana Cahier di Viaggio
ISBN 978-88-99241-94-0
Pag.167, € 10,00
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Oggi è la Festa Nazionale Svizzera, la Confederazione Elvetica “compie” 734 anni. Un compleanno che non posso non festeggiare ogni 1 di agosto, puntualmente.
La tendenza che qualcuno ha di esagerare l’importanza della nostra specie nel grande teatro della vita sulla Terra è un segno di tracotanza. Un punto di vista biologicamente più informato o illuminato, sicuramente laico, è che l’uomo stia meglio quando si considera una creatura con dei difetti, piuttosto che una creatura potenzialmente onnipotente: ovvero un animale che non ha garanzie sul futuro, come qualsiasi altro. Alcuni sostengono che questa prospettiva, ovvero che noi non siamo il non plus ultra, alla fine potrebbe condurre il mondo verso politiche migliori e allo sviluppo di sistemi socialmente ed economicamente più equi. Homo Sapiens, ovvero l’uomo culturalmente progredito, è certamente eccezionale. La domanda provocatoria è: questo eccezionalismo dove lo condurrà?
Barry Lopez, sempre illuminante – qui magistralmente tradotto da Davide Sapienza –, qui propone un capovolgimento paradigmatico tanto semplice quanto potente: saperci, noi esseri umani, Sapiens, razza dominante in senso assoluto del pianeta, in realtà imperfetti (come d’altronde siamo) e, proprio in quanto tali, “speciali” come lo è ogni altra specie della Terra, quando invece noi ci sentiamo superiori a tutto e tutti in base alla falsa convinzione di essere i più importanti, dunque potenzialmente onnipotenti come afferma Lopez. E se invece di coltivare tale distorta pretesa alimentandola con gran quantità di tracotanza, ci curassimo più dei nostri difetti e facessimo della loro cura un elemento di autentica evoluzione e di crescita – anche d’importanza, in relazione a ciò che di bene potremmo fare a noi stessi e al mondo con tutto ciò che contiene?
La storia ha già ampiamente dimostrato – e la cronaca del presente che sarà storia domani continua a farlo – che l’umana pretesa di onnipotenza si è quasi sempre trasformata in delirio, dunque in fanatismo, quindi in furore, in collera. Con risultati sempre distruttivi, innanzi tutti contro noi stessi. Proprio questo, infatti, è uno dei più grandi difetti manifestati dalla razza umana, al quale se ne affianca un altro di pari nocività: il credere che ciò sia invece una virtù della quale vantarsi e sulla quale costruire il nostro potere dominante, la nostra onnipotenza. Così omni («onni») che, di nuovo, finiremo per non saperla controllare.
Probabilmente nelle prossime righe troverete cose che ho già scritto altre volte, in diverse occasioni, ma non mi do affatto cruccio di ripetermi: secondo me Barry Lopez andrebbe fatto leggere nelle scuole di ogni ordine e grado, e se non i suoi libri interi almeno alcuni dei testi più rappresentativi del suo pensiero e della visione del mondo naturale – o, per meglio dire, della relazione che ha elaborato tra l’uomo e l’ambiente naturale, quelli che l’hanno reso il più grande scrittore di natura e paesaggi non solo americano e contemporaneo ma probabilmente di sempre a livello globale.
Attraverso spazi aperti (Edizioni Black Coffee, 2021, traduzione di Sara Reggiani, prefazione di Robert L. Hass) è una raccolta di quattordici saggi di lunghezza varia già apparsi in altre pubblicazioni ma per l’occasione rivisti e rielaborati da Lopez, la quale conferma pienamente tutte le (forse) insuperabili doti di narratore della natura, e dell’uomo in natura, del grande scrittore americano.
Che si tratti di testi nei quali il viaggio, dunque la descrizione di luoghi, territori, paesaggi e genti sia il loro fulcro, oppure che si abbia a leggere compendi di riflessioni profonde che dal paesaggio nascono per poi svilupparsi attraverso chiavi di interpretazione filosofiche, antropologiche, etnologiche, spirituali nonché ovviamente letterarie, risulta sempre unica la capacità di Lopez di raccontare tutto ciò che si ritrova di fronte al proprio sguardo, qualsiasi cosa sia, nei suoi elementi materiali e in quelli immateriali, ovvero in ciò che colgono i sensi e che poi elaborano la mente, i sensi, l’animo, lo spirito, regalando così al lettore una narrazione talmente compiuta, intensa, approfondita anziché profonda e illuminante (nonché, per quanto mi riguarda, ispirante), quindi un’esperienza di lettura coinvolgente e emozionante […]
[Immagine tratta da facebook.com/BarryLopezAuthor.](Potete leggere la recensione completa di Attraverso spazi aperti cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!)