Luci di solidarietà

Sono profondamente felice di potervi consigliare anche quest’anno un evento veramente molto bello e importante che si terrà sabato 4 febbraio prossimo: Luci di Solidarietà, fiaccolata lungo uno spettacolare tratto della DOL dei Tre Signori – la Dorsale Orobica Lecchese – sospeso tra terra e cielo in una notte che spero magnificamente serena così che si possa coglierne tutta la grandiosità, in ricordo dell’alpinista bergamasco Mario Merelli e a sostegno del Kalika Family Hospital, struttura ospedaliera sorta in Nepal ad uso della popolazioni locali proprio grazie all’impegno di Merelli, del quale quest’anno si ricorda il decennale dalla tragica scomparsa. È anche un modo prezioso per concretizzare nei fatti quel famoso motteggio, «la montagna è scuola di vita», in forza del quale la solidarietà si manifesta come uno dei migliori e più compiuti insegnamenti da mettere in pratica al fine di donare vita, per quanto possibile, a genti che vivono su montagne lontane nello spazio ma vicine nell’animo di chiunque le salga, ovunque si trovino.

Per tutto ciò, senza far torto ad altri, non posso che ringraziare l’amico Giuseppe Capoferri, anima pulsante e motore rombante dell’evento nonché rinomato baritono (in forza al celeberrimo Coro della Scala di Milano) e artista musicale: conosco bene l’impegno e l’entusiasmo che da sempre mette nell’organizzazione della fiaccolata e nel portare avanti gli ideali di solidarietà che vi stanno alla base, e ogni volta che l’evento va in scena non posso che considerarlo una sua ulteriore “vetta” raggiunta e superata, in vista di tante altre future.

Sulla locandina in testa al post trovate tutte le informazioni utili per partecipare alla fiaccolata; qui sotto potete invece vedere il servizio dedicato all’evento lo scorso anno da Unica TV.

Pubblicità

Luci di Solidarietà

Sono assolutamente felice di potervi consigliare un evento veramente molto bello e importante che dopo due anni di forzata assenza torna sabato 9 aprile prossimo: Luci di Solidarietà, fiaccolata lungo uno spettacolare tratto della DOL – Dorsale Orobica Lecchese, in ricordo dell’alpinista bergamasco Mario Merelli e a sostegno del Kalika Family Hospital, struttura ospedaliera sorta in Nepal ad uso della popolazioni locali proprio grazie all’impegno di Merelli, del quale quest’anno si ricorda il decennale dalla tragica scomparsa. È anche un modo prezioso per concretizzare nei fatti quel famoso motteggio, «la montagna è scuola di vita», in forza del quale la solidarietà si manifesta come uno dei migliori e più compiuti insegnamenti da mettere in pratica.

Sono molto contento anche per l’amico Giuseppe Capoferri, anima e motore dell’evento nonché rinomato baritono, in quanto conosco bene l’impegno e l’entusiasmo da sempre posto nell’organizzazione della fiaccolata e nel portare avanti gli ideali di solidarietà che vi stanno alla base, e posso immaginare la gioia di ripartire dopo i due anni di assenza imposta dal Covid.

Sulla locandina in testa al post trovate tutte le informazioni utili per partecipare alla fiaccolata; qui sotto potete invece vedere il servizio dedicato all’evento da Unica TV.

Umanimalismo

La storia di Alisa, la giovane donna ucraina che porta in spalla per diversi chilometri il proprio anziano cane Pulya il quale altrimenti non poteva reggere il passo nella fuga verso la Polonia per sopravvivere ai bombardamenti russi (una storia, che forse avrete intravisto in giro per il web, simile a molte altre simili riportate dai media in questi giorni di guerra), è l’ennesima dimostrazione che l’empatia verso gli animali è una delle poche cose che rende noi umani veramente umani. Perché altrimenti, quando restiamo “tra di noi” – noi “Sapiens”, quelli che chiamano “animali” le altre creature – non facciamo che combinare terribili disastri, inesorabilmente.

Su tale questione ci scrivevo giusto poco più di un anno fa questo post (uno dei diversi che ho vi dedicato nel tempo, peraltro); purtroppo l’uomo, riguardo a chi sia più umano tra se stesso e gli animali, non perde mai occasione per fornire cronache atte a formulare la risposta più giusta, ecco.

N.B.: l’immagine è tratta da questo articolo de “La Stampa“.

8 marzo

[Foto di Emilio Morenatti/The Associated Press, fonte https://www.cbc.ca/, l’originale è qui.]
[Foto di Egor Lyfar da Unsplash.]
No, nessuna parola. Non serve.

La (non) riconoscenza (lezione di vita #122.845)

Più un atto di generosità e altruismo è grande, meno è oggetto di riconoscenza e gratitudine.

Già.

Lo so, è una regola vecchia come il genere umano, questa; ma pensate invece se la riconoscenza – nel senso materiale del termine, intendo dire: il far qualcosa per contraccambiare un’azione generosa ricevuta, anche se e, anzi, proprio perché non richiederebbe nulla in cambio – fosse una pratica ben più diffusa di quanto lo sia stata nella storia del genere umano. Pensate dove potrebbe essere l’umanità, a furia di piccole e grandi riconoscenze vicendevoli. Io credo (mi sbaglierò, forse) che sarebbe ben più lontano, nell’evoluzione generale, rispetto al punto al quale è giunta al momento. Invece, temo, a questo mondo si continua grandemente a praticare la misconoscenza della riconoscenza, come se molto di quanto si riceve sia in un modo o nell’altro dovuto, e quando invece palesemente non lo è, perché in fondo è giusto che non lo sia (quasi sempre, in pratica), si fa gli gnorri e si agisce affinché lo diventi, dalla volta prossima.

Per di più, in aggiunta assai probabile a tutto ciò, in caso di gratitudine espressa ci sarà qualcuno che si prenderà il merito e la riconoscenza senza aver fatto nulla ergo senza meritarselo.

Ma, appunto, magari mi sbaglio. Be’, sarò molto grato a chiunque possa provare che mi stia sbagliando, garantito!