Luci di solidarietà

Sono profondamente felice di potervi consigliare anche quest’anno un evento veramente molto bello e importante che si terrà sabato 4 febbraio prossimo: Luci di Solidarietà, fiaccolata lungo uno spettacolare tratto della DOL dei Tre Signori – la Dorsale Orobica Lecchese – sospeso tra terra e cielo in una notte che spero magnificamente serena così che si possa coglierne tutta la grandiosità, in ricordo dell’alpinista bergamasco Mario Merelli e a sostegno del Kalika Family Hospital, struttura ospedaliera sorta in Nepal ad uso della popolazioni locali proprio grazie all’impegno di Merelli, del quale quest’anno si ricorda il decennale dalla tragica scomparsa. È anche un modo prezioso per concretizzare nei fatti quel famoso motteggio, «la montagna è scuola di vita», in forza del quale la solidarietà si manifesta come uno dei migliori e più compiuti insegnamenti da mettere in pratica al fine di donare vita, per quanto possibile, a genti che vivono su montagne lontane nello spazio ma vicine nell’animo di chiunque le salga, ovunque si trovino.

Per tutto ciò, senza far torto ad altri, non posso che ringraziare l’amico Giuseppe Capoferri, anima pulsante e motore rombante dell’evento nonché rinomato baritono (in forza al celeberrimo Coro della Scala di Milano) e artista musicale: conosco bene l’impegno e l’entusiasmo che da sempre mette nell’organizzazione della fiaccolata e nel portare avanti gli ideali di solidarietà che vi stanno alla base, e ogni volta che l’evento va in scena non posso che considerarlo una sua ulteriore “vetta” raggiunta e superata, in vista di tante altre future.

Sulla locandina in testa al post trovate tutte le informazioni utili per partecipare alla fiaccolata; qui sotto potete invece vedere il servizio dedicato all’evento lo scorso anno da Unica TV.

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Un ragionamento sempre più necessario, «oltre le tifoserie»

Mi è sembrato fosse necessario, all’inizio di questo 2023 di tragedia climatica, aprire una riflessione sul futuro dello sci, del turismo invernale, dell’accoglienza, e in particolare ancora dell’innevamento artificiale alla luce dei cambiamenti, appunto, climatici. Seria e laica. Ho detto che dobbiamo avere una sede chiara per farlo, per aprire questa riflessione, permanente (perché non si esaurisce e non è tra centro-destra e centro-sinistra, tra tifosi, tra maldestri fautori dell’una o dell’altra posizione, si o no contro sci, inverno caldo, innevamento con cannoni). La sede può essere (se non Palazzo Chigi), il Ministero del Turismo, insieme con il Ministero dell’Ambiente, quello degli Affari regionali che ha la competenza in materia montagna. Oltre le logiche negativiste e partitiche. […]
Per tornare agli impianti di risalita, occorre valutare dove e come (farne altri e potenziare gli esistenti), oltre demagogia e facili luoghi comuni. Il dramma climatico che stiamo vivendo non lascia scampo. E con il Governo, con le Commissioni parlamentari che hanno specifica competenza, in sede istituzionale, è necessario un ragionamento oltre schemi e ‘si è sempre fatto così’. Fare come abbiamo sempre fatto, bene o male che fosse, su sport invernali, sci e innevamento programmato, turismo nelle Alpi e negli Appennini, potrebbe non avere senso di futuro, imbrigliando montagna e turismo in una strategia del passato. Noi vogliamo stare nel futuro. Senza rischiare di sprecare milioni e milioni di euro per un investimento a perdere nel bel mezzo della tragedia climatica che ancora qualcuno nega.

Questi sono alcuni passaggi dell’intervento di Marco Bussone – Presidente dell’Uncem, Unione Nazionale Comuni e Enti Montani, dal titolo Oltre le tifoserie pubblicato sul suo sito web il 7 gennaio 2023, e ampiamente ripreso da molti organi di stampa.

Un intervento importante da parte di una figura istituzionale dell’ambito montano nazionale, che nuovamente palesa la necessità ormai inderogabile in carico a tutti i soggetti che operano nei territori di montagna di riflettere attentamente quando non di ripensare radicalmente la frequentazione turistica invernale sui monti, alla luce delle realtà attuali e future climatiche, ambientali, ecologiche, economiche, sociali, culturali. Una necessità che significa futuro, come segnala anche Bussone, quando viceversa ignorarla significa oblio pressoché inevitabile, per le montagne e per le loro comunità.

Cliccate sull’immagine in testa al post (tratta dallo stesso sito web di Marco Bussone) per leggere l’intervento nella versione integrale.

Serve ancora “ragionare” sul cambiamento climatico in montagna?

Il Presidente dell’UNCEM Marco Bussone, commentando gli ultimi stanziamenti che il Ministero degli Affari regionali ha aggiunto per il 2023 al FOSMIT, il Fondo per lo sviluppo delle montagne, «per promuovere iniziative volte a sostenere e realizzare politiche a favore della montagna», citato nell’articolo qui sopra riprodotto così afferma:

96 milioni più altri 11 milioni di euro che andranno all’innevamento artificiale, con perplessità di alcuni, ma sappiamo che su questo fronte occorrono efficaci ragionamenti legati al cambiamento climatico, alle crisi in corso che nelle aree montane arrivano prima.

Be’, al riguardo devo proprio fare i complimenti al Presidente Bussone: nemmeno Adam Ondra nella sua forma più smagliante saprebbe arrampicarsi meglio sugli specchi!

«Con perplessità di alcuni»: “alcuni”? «Occorrono efficaci ragionamenti legati al cambiamento climatico»? Ma se è da trent’anni e più che si producono ragionamenti sul cambiamento climatico, efficaci proprio perché basati su inoppugnabili dati scientifici e conseguenti lucidi ragionamenti sugli effetti concreti nei territori montani! E ne dovrebbero occorrere ancora?

A fronte di ciò, sarebbe più intellettualmente onesto dirsi apertamente favorevole allo spendere soldi pubblici per innevare artificialmente le piste!

D’altro canto sono certo che l’UNCEM, sodalizio altre volte assai lodevole nella sua azione politica, non voglia mostrarsi alleata e tanto meno connivente con chi pretenda di farsi pagare dalla collettività infrastrutture turistiche sovente illogiche, ecologicamente immotivate, economicamente fallimentari e ambientalmente dannose, peraltro togliendo fondi al sostegno dei servizi basilari per le comunità alpine e di un’economia locale virtuosamente circolare. Non occorrono di certo altri «ragionamenti» per capire quanto rovinose siano queste strategie politico-gestionali per le montagne, dato che già si palesavano tali decenni fa. Non serve più ragionare, serve agire, cambiare, innovare, costruire un autentico buon futuro per i monti e per le comunità che li abitano. E sarebbe bene farlo presto tanto quanto dirlo chiaro e tondo, senza troppi altri giri di parole.

Una legge sulla montagna? Sicuri?

L’ho sentita ieri, nelle news di qualche radio mentre ero in auto, la notizia riguardante le dichiarazioni di tal ministro per gli affari regionali e le autonomie (?) del governo italiano in carica, il quale (citato ad esempio in questo articolo) ha detto che

L’appuntamento per la Giornata internazionale della Montagna ci ha fornito l’occasione per ribadire un concetto fondamentale: l’impegno per questi territori deve tradursi in interventi strutturali e perfettamente su misura, visto che la montagna è un contesto ricco di opportunità e non una zona di marginalità. Da parte mia ribadisco l’impegno a presentare una legge sulla montagna che sia di iniziativa governativa, con l’obiettivo di garantire un iter parlamentare che possa giungere a positiva conclusione.

Ah, ma guarda, la famosa e fantasmatica “legge sulla montagna” della quale si sente parlare da tempo senza vedere nulla di concreto! Che sia la volta buona? – mi chiedo. Che sul serio si mettano in atto interventi strutturali e non incidentalmente raffazzonati «nell’ottica di favorire lo sviluppo sostenibile di questi territori»?

Approfondisco e leggo:

Abbiamo inoltre deciso di mettere in campo interventi concreti nell’interesse dei territori montani e dei cittadini che vi abitano, attraverso diverse iniziative. Stiamo lavorando per erogare rapidamente la quota parte statale di 15 milioni di euro del FONSMIT, con l’obiettivo di garantire 11 milioni per il sostegno in questo momento complicato agli impianti di risalita con innevamento artificiale e contemporaneamente investire 4 milioni nell’imprenditoria femminile a supporto di start-up innovative di quelle donne che muovono la montagna.

Ah, ecco. Mi sembrava strano.

Undici milioni di Euro per l’innevamento artificiale sono un intervento concreto nell’interesse dei territori montani e dei cittadini che vi abitano? E lo è anche prevedere una cifra quasi tre volte inferiore per sviluppare forme di economia femminile di montagna, un contentino (4 milioni sono il nulla per gli scopi annunciati) evidentemente obbligato dal tema della Giornata Internazionale della Montagna di quest’anno dedicato alle donne di montagna?

Questo non è solo analfabetismo funzional-istituzionale incrollabile come potrebbe essere il caso di chi a tali personaggi dà fiducia. In verità queste figure politiche capiscono benissimo cosa stanno facendo, e sanno perfettamente che la montagna non la stanno aiutando ma la stanno degradando, svilendo, distruggendo per ricavarne tornaconti per se stessi e per i loro sodali. E di tutto ciò ne vanno profondamente fieri.

Già. Poi certo, si dice sempre che “la speranza è l’ultima a morire” ma mi pare che, in questo contesto, si stiano già montando i paramenti per celebrarne il funerale. Piuttosto, chiunque ormai sa di non poter più dare fiducia ai suddetti personaggi (e fortunatamente il numero di quelli che non credono più ai loro ipocriti slogan aumenta sempre di più), che continui a promuovere, sostenere e lavorare per il bene autentico e il miglior futuro delle nostre montagne restandone ben distanti!

La neve che cade e gli “hikikomori dello sci”

[Una webcam sulle piste di Madesimo, ieri mattina.]

Sui monti in questi giorni sta nevicando ed è una cosa bellissima e rinfrancante. Lo è quanto divertente è leggere, per me, quelli – ne ho già intercettati un paio, usualmente sostenitori dello sci su pista – che già son lì a dire «Ah, sta nevicando, dove sono quelli che dicono che per i cambiamenti climatici non nevicherà più?»

Ecco, trovo che siano divertenti in questa loro alienazione da hikikomori dello sci, perché sono convinti che quelli come me particolarmente critici riguardo la gestione economica, ambientale e culturale dell’industria dello sci contemporanea passino le loro giornate a formulare malefici per non far nevicare sui monti e così mandare in fallimento i comprensori sciistici. Invece, forse in forza di quello stato alienato che – mi permetto di ritenere – sembrano manifestare, come se veramente fossero rinchiusi nella loro piccola stanzetta con le serrande chiuse nella quale il tempo è fermo a lustri fa e della realtà delle cose odierna non entra pressoché nulla, i tizi non si rendono conto che sono proprio quelli come me a felicitarsi per primi quando nevica e ancor più se nevica abbondantemente: perché quando ciò accade è autentica manna dal cielo – letteralmente ancorché in forma di acqua gelata – per tutti noi, non solo per impiantisti e sciatori, perché è nutrimento per l’ambiente naturale e riserva idrica che ci assicuriamo per la stagione calda, perché è coperta protettiva per i ghiacciai già fin troppo sofferenti, perché la neve è un elemento di regolazione termica indispensabile per la biosfera montana, perché se nevica sulle piste da sci gli impiantisti non devono sparare la deprecabile neve artificiale che depaupera le riserve idriche e manda in rosso i loro bilanci, con la conseguente cascata di soldi pubblici necessaria per tappare i buchi e continuare con la tragicommedia dei morti che camminano, spargendo un pari afflato mortale all’intero territorio montano d’intorno e alle comunità che lo abitano.

Dunque ben vengano tante belle nevicate, sulle piste e ovunque sui monti! E voi che ponete domande come quella indicata in principio, sciate quanto vi pare e piace, finché è possibile e senza la farsa della neve finta. Poi, magari, se lo sforzo intellettuale non vi pare maggiore di quello necessario per prendere una seggiovia, provate a uscire dalla vostra stanzetta buia e a guardarvi intorno, a osservare veramente le montagne, a comprendere la loro realtà, la loro cultura, la dimensione sociale, il loro presente e il futuro. E a ragionarci sopra un po’, obliterando non più lo skipass ai tornelli della seggiovia ma per una volta la mente alle montagne, così da coglierne l’anima più autentica: è con questa che chiunque le frequenti deve relazionarsi, non con altro. Se non c’è una relazione del genere, non ci sono nemmeno le montagne ma c’è solo uno spazio vuoto dove tutto vale cioè dove nulla ha più senso, nel quale se nevica tanto, poco o nulla non conta granché. Già.

Chiudo in bellezza con una citazione che “casca a fagiolo” in ogni senso, avendola intercettata proprio oggi sulla pagina Facebook di Michele Comi, e riguardante il libro di Wilson Bentley Snow Crystals, edito nel 1931:

Vide nei fiocchi di neve quel che altri uomini non seppero vedere, non perché non potessero farlo, ma perché non ebbero la pazienza e l’intelligenza per cercare.