Allo stesso modo, l’entità degli scandali sessuali nella Chiesa, è stata sistematicamente nascosta sia da Wojtyla che dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Ratzinger.
Mi spiace molto apprendere della morte diHans Küng, una delle poche voci veramente obiettive, innovative e libere del pensiero cristiano-cattolico contemporaneo. Lessi molti suoi testi, risultati poi assai importanti per la formazione delle mie opinioni in tema di religione e cose affini anche quando non mi trovassi d’accordo col suo pensiero, il quale tuttavia risultava sempre forte, chiaro e coerente, dunque costantemente apprezzabile. In un ambito come quello teologico-religioso del tutto assente o quasi di autentici pensatori, la sua dipartita amplifica ancor più il deserto intellettuale, quello d’altronde delle cattedrali – nel senso letterale di chiese, sì – solitarie in esso e ormai prossime alla caduta.
La sua citazione sopra riportata, tratta da un’intervista a “La Repubblica” del 30 aprile 2011, è un’ovvia e logica conseguenza – o premessa, in senso cronologico – del post che ho pubblicato stamattina.
[Foto di Free-Photos da Pixabay.]Anche a prescindere dal periodo pandemico ed emergenziale in corso, con tutte le restrizioni sociali che impone (il quale ha semmai reso più evidente, ancorché amplificata, la questione di cui vi sto per dire, che palese lo era già da tempo), mi pare sempre di più che la socialità contemporanea non sia una convivenza consapevolmente tale ma una mera somma di tante singolari solitudini. L’individuo di oggi non sta in società, ovvero in mezzo ad altri individui, per godere della conseguente relazione sociale ma unicamente per la paura di restare da solo con se stesso: una condizione che per molti temo equivalga al togliere il coperchio al personale vaso di Pandora, al fare i conti con la propria esistenza al netto delle varie incombenze sussistenziali quotidiane.
È un tema sul quale ho disquisito più volte, qui sul blog (si veda qui, qui, qui e qui, ad esempio) e verso il quale mi sento particolarmente sensibile, in forza dell’esperienza personale al riguardo – che non pretendo certo possa avere valore generale, sia chiaro, tuttavia è una testimonianza quale altre di segno opposto: il non saper reggere la solitudine per più di qualche attimo, insomma, credo sia un elemento probante della assai debole valenza della socialità contemporanea e delle relazioni tra gli individui che ne compongono la comunità sociale la quale, in forza di quanto detto, risulta un qualcosa di assai labile, evanescente. Ciò, penso, è uno dei grandi problemi della nostra stessa, società, uno dei motivi per i quali non funziona così bene come dovrebbe, e come imporrebbe lo status di “paese avanzato” del quale ci fregiamo – e nonostante l’etichetta “social” che viene messa un po’ ovunque, debordando dalle reti sociali sul web (che sono realmente social? Parliamone!). Eppure, paradossalmente, resto fermamente convinto che tanto più e meglio si possa vivere in società, e godere della sua socialità, quanto più si sappia altrettanto godere di adeguati momenti di solitudine “consapevole”, cioè ricercata e meditata. L’essere autenticamente sociale si determina e completa in questo modo, non altrimenti, e se la società non agevola tale compiutezza è anche perché chi la compone non opera in quel senso, su se stesso e, per ineluttabile somma, sull’intero mondo che ha intorno.
Forse, un altro utile insegnamento che potremmo trarre dalla pandemia in corso, e da concretizzare una volta finito tutto quanto è anche questo, io penso.
Devo rimarcare una vivida gratitudine alla “padrona” di casa, la dottoressa Mami Azuma, che ci ha accolti al Museo con amabile ospitalità, a Cristina Busin, il cuore pulsante di ALPES, e Davide Sapienza per avermi voluto di nuovo al suo fianco – e credo che entrambi ci si sia divertiti parecchio ieri, con la nostra chiacchierata, a vagare nel magico mondo della geografia lungo itinerari celeberrimi ed altri più… rivoluzionari!
Oggi, sempre nell’ambito di Book City, vanno in scena altri amici con eventi estremamente interessanti dei quali posso garantirvi il livello eccelso: Luciano Bolzoni con L’Occhio di Mollino, e Marco Grompi con Se solo potessi ricordare il mio nome: David Crosby. Andateci, se potete: divertimento e fascinazione sono assicurati.
Ringrazio molto “MountainBlog Italia” per aver ripreso – insieme a molti altri – la notizia dell’evento con Davide Sapienza e con il sottoscritto al Museo di Storia Naturale di Milano, nell’ambito di Book City 2019 (cliccate qui per conoscerne i dettagli). E li ringrazio anche per la risata che, loro malgrado, mi hanno suscitato con quel “autore emergente”, una definizione tanto diffusa quanto da sempre per me divertente e incomprensibile… Già: emergente da cosa? E a qual titolo? A quasi 50 anni, poi? E ancora: ma voglio esserlo, “emergente”?
Be’, taglio la testa al toro, come si dice, e aggiro la questione: non posso di certo essere “emergente”, io, visto che non so nuotare!
Comunque domani mi va bene: a Milano, al Museo, non c’è acqua entro la quale rischiare un annegamento, semmai mi auguro di “annegare” insieme a Davide in un pubblico assai folto! Insomma: partecipate numerosi!
(Cliccate sull’immagine per leggere l’articolo originale.)