Fare cose belle e buone, in montagna. A Vione (Valle Camonica), ad esempio

Vione è un comune montano dell’alta Valle Camonica, fra i più interessanti centri camuni di origine medioevale – ma con presenza di vestigia ancora più antiche, dell’epoca longobarda -, in grado di offrire scorci pittoreschi in un contesto ambientale assai prezioso. In particolare, Vione e le sue frazioni dispongono di un’architettura rustica che per le sue caratteristiche e per il contesto si può dire “colta”: sono archi e finestre di fine fattura, strutture lignee, forme di edifici secondo volumetrie regolari, peculiarità architettonica pressoché unica nell’intera vallata.

[Panorama di Vione con di fronte la Val d’Avio, porta d’accesso camuna al massiccio dell’Adamello.]
Anche Vione, come molte altre località alpine, è attualmente in decrescita demografica e sociale (oggi ha 621 abitanti, meno della metà rispetto agli anni sessanta del Novecento); ciò nonostante la significativa presenza di edifici del passato è in grado non solo di comunicare l’identità storica del luogo ma anche di indicare una potenziale via di rinascita urbana, sociale e economica per gli anni futuri.

In questo senso, un protocollo di intesa stipulato tra la Comunità Montana, il Comune di Vione e l’Associazione ARCA – Architetti Camuni, ha inteso fare di Vione un Laboratorio permanente di spazi abitati montani in trasformazione, così da sviluppare in forma sperimentale iniziative ed interventi con la finalità di guidare le trasformazioni del paese e garantirne un percorso di sviluppo originale ed equilibrato, rappresentando in questo modo anche le possibilità per tornare a vivere e restare in montagna.

[Foto tratte da www.pontedilegnotonale.com, di Luca Giarelli e di Demetrio Gregorini, CC BY-SA 3.0.]

I promotori del Laboratorio Permanente, consapevoli che una logica di sola passiva conservazione del luogo porti al definitivo spopolamento e che, all’opposto, una superficiale ristrutturazione generale guidata da logiche speculative conduca alla definitiva cancellazione dei valori culturali identitari della comunità, intendono aprire un campo di riflessione aperto ai contributi di esperti di vari settori per poter affrontare il periodo di cambiamento che ci attende sapendo cogliere al meglio le opportunità. In questo modo l’abitato di Vione viene interessato da immagini e idee che possono rappresentare un modello a cui guardare per indirizzare le trasformazioni dell’immediato futuro.

Uno dei primi passi concreti del Laboratorio è stata una mostra, Abitare in montagna si può (vedete qui accanto la locandina, cliccateci sopra per ingrandirla), diffusa e disseminata in spazi e pareti dell’abitato di Vione al fine di far riflettere sulle possibilità di salvaguardare il passato e inserire nuove funzioni negli edifici storici dei paesi di montagna. La mostra, curata da Giorgio Azzoni – direttore artistico di aperto_ art on the border, rassegna di arte contemporanea del Distretto Culturale – doveva durare un origine un mese, dal 28 dicembre 2021 al 30 gennaio 2022, ma il notevole interesse suscitato l’ha fatta prorogare fino al 30 aprile 2022, dimostrando la presenza in loco di una consona e proficua dimensione culturale relativamente ai fini perseguiti dal Laboratorio Permanente. Come detto, la mostra ha rappresentato il primo atto di un percorso di appuntamenti che prevede nel corso del tempo una serie di iniziative (incontri di presentazione di progetti ed esperienze di riqualificazione, dibattiti e laboratori – questo è il più recente appuntamento) attorno al tema della rigenerazione, che come visto a Vione assume una particolare valenza urbana.

Posto quanto sopra, uno degli obiettivi più importanti del Laboratorio, a breve termine, è la strutturazione di un nuovo percorso di riflessione e di confronto pubblico che dichiara già nel proprio titolo un programma di lavoro: “Scriviamo insieme la Carta di Vione”. Attraverso una serie di incontri con progettisti e operatori del settore si vuole avvio alla costruzione partecipata di un agile manuale operativo illustrato di buone pratiche di recupero del patrimonio edilizio esistente per l’insediamento di nuove funzioni, compatibili con la conservazione delle testimonianze storiche in piccoli paesi alpini, sulla falsariga di quanto fatto con successo altrove – a Ostana, ad esempio – ma in maniera ancora troppo poco diffusa e compresa, lungo l’arco alpino italiano. Dunque anche Vione, a suo modo, può rappresentare un’iniziativa tanto sperimentale quanto emblematica e esemplare in tema di sviluppo armonioso dei luoghi e degli spazi abitati montani, tanto più per la vicinanza, a pochi km, di altre località alle quali è stata invece imposta, quale unica e univoca forma di preteso “sviluppo” del luogo, la solita monocultura dello sci. D’altro canto, a confrontare le due differenti visioni – quella basilarmente culturale di Vione e quelle prettamente commerciale del vicino comprensorio sciistico – credo venga facile a chiunque capire quale possa avere le migliori prospettive future, sotto ogni punto di vista – ma sappiate che di piste e impianti in Valle Camonica disquisirò molto presto.

[Panorama di Vione e dell’alta Valle Camonica, con sullo sfondo il gruppo dell’Adamello-Presanella. Fonte: www.comune.vione.bs.it.]
Per saperne di più, sul Laboratorio Permanente di Vione, potete cliccare sull’immagine in testa al post o sui vari link distribuiti nel testo. Ma, ancor meglio, potete andare a visitare il luogo e constatare sul campo la bontà, la qualità e le potenzialità della strada intrapresa.

N.B.: grazie di cuore a Giovanna Zoboli per l’input fornitomi su Vione e le sue iniziative.

 

 

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