Questo è lo studiolo di Umberto Morra di Lavriano nella sua villa di Cortona, ove egli – antifascista convinto – si autoesiliò durante gli anni della dittatura mussoliniana e nel qual studiolo, un vero e proprio scrigno di cultura materiale e immateriale, a dir poco affascinante nella sua raccolta intimità protetta dagli scaffali ricolmi di libri, si ritrovava con personaggi del calibro di Bernard Berenson, Alberto Moravia, Guglielmo Alberti, Renato Guttuso, Aldo Capitini e molti altri giganti della cultura e del pensiero italiani.
Un personaggio poco noto ai più, Umberto Morra di Lavriano, che merita ben maggior considerazione e notorietà. Al suo riguardo si può leggere, su Wikipedia:
«Racconta Norberto Bobbio (Norberto Bobbio e Maurizio Viroli, Dialogo intorno alla repubblica, Laterza) che nel 1934, in occasione del plebiscito quinquennale, dato che si votava sì o no (le schede del sì erano tricolori e si vedeva dal di fuori che erano diverse), Morra chiese la scheda del “no” e la mise tranquillamente nell’urna, al che con molto imbarazzo gli dissero che forse si era sbagliato. “No” – rispose Morra – “siete voi che vi state sbagliando”. Segnalato dal Segretario federale di Arezzo, il 5 aprile 1934 l’incidente fu riferito al capo della Polizia dal segretario del PNF Achille Starace: “Al Segretario del Fascio locale che gli aveva fatto osservare l’errore il Morra replicava di non essersi affatto sbagliato” (Archivio Centrale dello Stato, Roma, fascicoli Umberto Morra di Lavriano, cit. in Alfonso Bellando, Umberto Morra di Lavriano, Firenze, Passigli, 1990, p. 133).»
P.S.: l’immagine e l’input per questo post li ricavo dalla pagina Twitter di Michele Dantini, che ringrazio (pur indirettamente) per tale evidenza.