Qual è il lago più alto delle Alpi? La ricerca continua!

[Il gruppo del Gran Paradiso da Pian Borgnoz, Valsavarenche. Foto di Fulvio Spada, CC BY-SA 2.0, fonte commons.wikimedia.org.]
Eccovi alcuni aggiornamenti alla “challenge” (per appassionati di montagna geonerd, ribadisco) su quale sia il lago, ovvero un bacino idrico definibile come tale, alla quota più elevati sulle Alpi. Le condizioni basiche per poter considerare tali specchi d’acqua sono che abbiano una dimensione almeno di qualche decina di metri in lunghezza e larghezza, che non siano palesemente effimeri e, per ciò, siano indicati sulla cartografia ufficiale; viceversa non è importante che posseggano un toponimo (o idronimo), dato che spesso sono laghi di recente formazione, dovuta quasi sempre al ritiro di apparati glaciali e alla conseguente fusione del ghiaccio, e dunque può essere che al momento non siano ancora dotati di un nome che li identifichi.

Andrea su Facebook mi segnala l’esistenza, da me effettivamente verificata, di un piccolo lago appena sotto la vetta del Ciarforon, una delle sommità più note e prominenti (in forza della sua peculiare morfologia) del massiccio del Gran Paradiso, alta 3642 metri. Il minuscolo bacino è lungo circa 40 metri e largo circa 10, si è formato in una conchetta deglacializzata appena a sud ovest della sommità principale ed è posto a circa 3630 metri di quota:

Toni invece mi ha testimoniato la presenza di un laghetto in prossimità della vetta della Roccia Viva, sempre nel massiccio del Gran Paradiso, dunque a 3650 metri di quota. Tuttavia non trovo tracce di tale bacino sulla cartografia, nemmeno su quella tecnica regionale: potrebbe ben essere che in passato si fosse formato, sempre a causa della fusione glaciale, e poi per motivi geodinamici si sia svuotato.

Ringrazio entrambi per le segnalazioni e tutti gli altri amici che me ne hanno fatte altre di bacini a quote inferiori ma comunque oltre i 3000 metri.

Se alcuni ritenessero questi due specchi d’acqua troppo piccoli e precari per poter essere considerati veri e propri laghi, segnalo che ancora nel gruppo del Gran Paradiso, a oriente della cresta che unisce le vette della Tresenta e della Becca di Montcorvè, nel bacino che ospita il Ghiacciaio di Noaschetta, si è formato e ormai stabilizzato un lago ben più grande, lungo circa 230/240 metri e largo, nel punto maggiore, circa 60 metri, con una circonferenza superiore ai 500 metri, che si trova a 3275 metri di quota, quindi un po’ più alto del Laghetto del Quarnero sul Monviso (posto a 3260 metri) che nel precedente post avevo segnalato come il più elevato al momento rintracciato.

[Quest’immagine del maggio 1928, scattata dal pioniere dell’aviazione svizzera Walter Mittelholzer, mostra la notevole estensione all’epoca del Ghiacciaio di Noaschetta. Ho indicato la posizione del lago e delle vette principali che lo circondano.]
Bene, questo è quanto al momento. Resta ovviamente valido l’invito a chiunque frequenti spesso le alte quote montane, o sia un gran appassionato di geografia e cartografia, a segnalare la presenza di bacini lacustri che non siano mere pozze post-pioggia o di fusione glaciale oppure altro di ancora più effimero, a quote ancora più elevate di quelle di cui avete appena letto.

Che è poi un modo – da geonerd, ribadisco, ma tant’è – di rimarcare da un lato la trasformazione a volte significativa (e inquietante, obiettivamente) delle nostre montagne in forza degli effetti della crisi climatica, e dall’altro l’importanza fondamentale delle risorse idriche che le montagne possono darci, a loro volta soggette alle variazioni conseguenti al cambiamento climatico e ambientale in divenire, che inevitabilmente condizioneranno – poco o tanto – la presenza umana in quota, anche quella stanziale, nei prossimi anni.

Qual è il lago più alto delle Alpi? (Un post per “geonerd”!)

[Immagine tratta da mountainfieldguide.com.]
Forse ci sono appassionati di montagne e di vagabondaggi per cime e valli alpestri come me che si saranno chiesti, qualche volta, quale sia il lago alla quota più alta delle Alpi. E tra gli appassionati di montagne credo proprio ci saranno molti che, come me, siano pure degli appassionati di cartografia e mappe geografiche: personalmente è una passione che ho avuto fin da piccolo, probabilmente “attaccatami” dal nonno materno che aveva una collezione di vecchie carte dell’IGM e di altri editori cartografici sulle quali passavo interi pomeriggi bambineschi fantasticando di esplorazioni su e giù per i versanti alpini e di scoperte favolose in stile “leggenda della valle perduta” della tradizione walser.

Peraltro, quando ho poi cominciato a vagabondarci veramente per vette e valli, è un’abitudine che ho mantenuto e che ritengo del tutto fondamentale al fine di conoscere i luoghi nei quali si cammina, per questo in grado di assicurare fin dal primo passo un grado relativo di sicurezza che nessuna applicazione gps contemporanea potrà veramente fornire. Il fatto che oggi la geografia, e dunque anche l’uso delle carte geografiche, siano così in declino spiega le frequenti notizie di escursionisti smarriti e recuperati dal Soccorso Alpino anche in territori “facili” e ricchi di georeferenze in grado di orientare il cammino – ma ciò solo se riconosciuti, questi punti georeferenziali, attraverso una carta geografica, appunto.

Fatto sta che ancora oggi mi perdo spesso e volentieri nell’esplorazione delle carte che si trovano sul web, ad esempio quelle offerte dal mirabile sito della Carta Nazionale Svizzera – altra cosa che molti appassionati di montagna certamente conoscono. E, tornando al tema di questo post, ovvero alla domanda su quale sia il lago all’altitudine più elevata delle Alpi – un “record” in effetti interessante ma quasi mai considerato – sulla carta svizzera fino a poco tempo fa pensavo di aver trovato una buona risposta.

A ovest del Biestchhorn, secondo me una delle cime esteticamente più belle delle Alpi (la vedete nell’immagine in testa al post) ma dal maggio scorso celebre soprattutto perché dai suoi fianchi si è staccata la valanga di ghiaccio e roccia che ha sepolto e distrutto il villaggio di Blatten, nella Lötschental (Cantone Vallese), tra la quota 3408 e la sommità denominata Schafbärg, in una conca post glaciale con sbocco a meridione, ho notato un piccolo bacino lacustre innominato, lungo poco più di 50 metri, largo 30 e con una circonferenza variabile tra i 150 e i 250 metri, posto a circa 3150 m di quota. Lo vedete nelle immagini della carta e satellitare qui sotto:

Ma ho continuato il mio vagabondaggio geo-cartografico, nel dubbio che vi fosse qualche altro bacino lacustre ancora più elevato. E c’è, infatti.

Sul versante sud del Monviso, in un circo post glaciale nel vallone delle Forciolline, tributario del più esteso vallone di Vallanta che a sua volta confluisce nella Valle Varaita all’altezza della frazione Castello di Pontechianale, si trova il Laghetto del Quarnero, che prende il nome dal ghiacciaio che prima occupava la conca e ora ridotto ad alcune placche ricoperte da massi – come peraltro accaduto agli altri apparati glaciali del versante meridionale del Monviso. Misura 130 per 70 metri circa, una circonferenza intorno ai 330 metri ed è situato a 3260 metri di quota, cento metri più alto del laghetto dello Schafbärg prima citato: dunque potrebbe essere il bacino del Quarnero a darmi la risposta migliore alla domanda iniziale e a risultare il lago più elevato delle Alpi. Lo vedete nelle immagini sottostanti:

[Foto di iamdanyparol, tratta da www.gulliver.it.]
Ora però occorre una precisazione. Qualcuno, infatti, potrebbe aver letto di un “lago” che nelle ultime estati si forma in una depressione del Glacier du Géant all’ombra della cresta rocciosa delle Aiguilles Marbrées sul Monte Bianco, a poca distanza dal Dente del Gigante ma pure dalla stazione di arrivo di Punta Helbronner della funivia Skyway che sale da Courmayeur. Il bacino, che vedete nella foto qui sotto, si trova a circa 3400 metri di quota ma è da considerarsi totalmente effimero, essendo in pratica un accumulo di acqua di fusione glaciale generato da condizioni meteoclimatiche particolari: per questo non è indicato sulla cartografia e di conseguenza non può essere contemplato quale lago “vero”, almeno per il momento. Un domani chissà, vista la rapida evoluzione degli effetti della crisi climatica; di sicuro la sua presenza pur aleatoria, se da un lato affascina, dall’altro inquieta parecchio.

[Foto di Alessandro Munier, tratta da aostasera.it.]
Nelle Alpi la presenza di laghi permanenti oltre i 2700 m di quota è cosa rara e, personalmente, non mi sembra di aver mai visto o trovato altri bacini lacustri a a quote maggiori di quelle sopra considerate. Ciò ovviamente al netto di quei bacini chiaramente “effimeri” che si formano per periodi limitati in forza di particolari condizioni ambientali e climatiche, quindi non considerabili come “laghi” veri e propri; d’altro canto bisogna denotare che tanti bacini lacustri sono e/o stanno ormai diventando “effimeri” anche a quote inferiori e in ambienti assai meno estremi, sovente in forza delle variabili idrologiche dettate dalla crisi climatica in corso: si pensi al rinomato Lago Azzurro di Motta e alle sue vicissitudini idriche degli ultimi anni, ad esempio.

Forse qualcuno di voi che frequenta spesso le montagne, durante una delle sue uscite, ha visto o trovato bacini lacustri che non fossero mere pozze post-pioggia o di fusione glaciale oppure altro di ancora più effimero a quote ancora più elevate?

[Foto di Piero Gritti/Obiettivo Orobie, www.pieroweb.com.]
A questo punto qualcuno magari si starà chiedendo quale sia invece il bacino lacustre artificiale più elevato delle Alpi.

Di frequente il Lago Venerocolo, situato in Val d’Avio ai piedi della parete nord dell’Adamello (nell’immagine qui sopra), è considerato il più alto lago artificiale delle Alpi, visti i suoi 2540 m di quota. In Alto Adige/Südtirol c’è tuttavia un lago identificabile come “artificiale” in quanto chiuso da un piccolo sbarramento in pietra e terra (in pratica un rialzo artificiale della sponda lacustre naturale) risalente addirittura al 1869: è il Lago Nero Piccolo/Kleine Schwarzsee sopra l’abitato di San Martino di Monteneve/St. Martin am Schneeberg, in Val Passiria (lo vedete nell’immagine sottostante), realizzato per azionare gli elevatori delle cisterne, le macine per la frantumazione dei minerali e gli impianti di lavaggio della zona mineraria sottostante, attiva nell’Otto/Novecento e definitivamente chiusa nel 1985, il quale si trova a 2650 m di quota. Oggi ha una reale funzione idroelettrica, visto che le sue acque alimentano una piccola centrale al servizio del sottostante Rifugio Monteneve/Schutzhütte Schneeberg.

[Foto di Luca Ianeselli, fonte it.wikiloc.com.]
Tutto ciò anche per rimarcare quante scoperte interessanti si possano fare grazie alla semplice lettura delle carte geografiche, veri e propri libri che raccontano i territori rappresentati e il loro paesaggio sia nello spazio che nel tempo. In fondo le mie fantasmagoriche esplorazioni cartografiche fanciullesche continuano ancora oggi, e non affatto intenzione di smettere con questa mia passione.

Buon primo compleanno, Libreria Alpina e di Viaggio di Casteldelfino!

“L’AltraMontagna” ha dedicato un articolo, firmato da Daria Capitani, alla mirabile “Libreria Alpina e di Viaggiodi Paolo Fusta, patron dell’omonima casa editrice di Saluzzo, che è aperta da esattamente un anno a Casteldelfino, in Val Varaita.

Un articolo quanto mai meritato: della libreria ne scrissi proprio lo scorso anno, quando venne inaugurata, e in seguito non ho mancato di visitarla ogni qualvolta sono stato tra quelle bellissime montagne. Non solo perché Fusta è l’editore de Il miracolo delle dighe nonché di numerosi notevoli libri di montagna scritti da autori prestigiosi (date un occhio al catalogo e ve ne renderete subito conto): è un piccolo scrigno di tesori librari e editoriali in un luogo – il centro storico di Casteldelfino – di grande fascino alpino, sorvegliato poco lontano dal maestoso “Re di Pietra”, il Monviso. In breve tempo la libreria di Fusta è pure diventata la nuova “anima” del paese, come molti altri centri montani non più vitale come una volta, salvo che nelle poche settimane delle vacanze estive e di fine anno, ma che rimane assolutamente fascinoso, come detto, e ricco di tesori storici, geografici, artistici e culturali da scoprire.

Se transiterete da quelle parti nelle prossime settimane estive, magari salendo o scendendo dal celebre Colle dell’Agnello, passate a visitarla: ci troverete un sacco di ottimi libri da leggere, molti dei quali dedicati proprio alle montagne sovrastanti (per agevolarvi la scoperta delle montagne d’intorno), e insieme ai libri scoprirete anche un posto dove vi sentirete veramente bene e accolti con rara cordialità.

Di dighe, acqua, neve e montagne, sabato prossimo a Frassino, in Valle Varaita

[Panorama della Valle Varaita dal Monte Ricordone, sopra Frassino.]
Sabato prossimo, 6 aprile, avrò la possibilità di fare una delle cose che trovo più interessanti, affascinanti e al contempo più importanti: partire dalle mie montagne per andare a parlare di montagne su altre montagne! Alle ore 16 di sabato infatti sarò ospite della Biblioteca di Frassino, in Valle Varaita (Cuneo) insieme a una delle figure più significative della cultura di montagna italiana, Maurizio Dematteis, direttore dell’Associazione Dislivelli, per parlare di Dighe, acqua e montagna nell’ambito dell’edizione 2024 della rassegna “Parole Erte. Storia e memoria al tempo presente” organizzata dalla stessa Biblioteca in collaborazione con Fusta Editore, con ingresso libero.

Partendo dai rispettivi libri – il mio Il miracolo delle dighe. Breve storia di una emblematica relazione tra uomini e montagne (Fusta Editore, 2023) e quello di Dematteis con Michele Nardelli Inverno Liquido. La crisi climatica, le terre alte e la fine della stagione dello sci di massa (DeriveApprodi, 2022) – e con la partecipazione indispensabile del pubblico, discuteremo insieme di montagne viste osservate attraverso la “lente liquida” di una delle loro risorse fondamentali, l’acqua, che con le dighe produce energia e in forma di neve produce turismo, due ambiti economici e a modo loro industriali che hanno fortemente caratterizzato la realtà dei territori montani da un secolo a questa parte, nel bene e nel male. D’altro canto l’acqua non è che uno degli elementi materiali più emblematici del mondo delle terre alte, la cui dimensione ricca di potenzialità tanto quanto di criticità è stata e sarà sempre fondamentale per il nostro paese, che è fatto per gran parte di montagne anche se sovente se lo dimentica, o se ne rende conto ma non nel modo migliore.

Sarà un gran piacere per me e per Maurizio Dematteis se, essendo di zona o nei paraggi, potrete e vorrete essere presenti: ne uscirà un incontro e una chiacchierata estremamente interessante, costruttiva e, mi auguro, pure istruttiva per tutti. Al termine dell’incontro la Biblioteca di Frassino offrirà ai presenti un gustoso aperitivo, occasione ulteriore per continuare a chiacchierare insieme delle “nostre” montagne.

Dunque ci vediamo a Frassino, sabato alle ore 16!

[Il Monte Ricordone visto dal Monte Birrone; a destra, nel fondovalle, l’abitato di Frassino. Foto di Luca Bergamasco, opera propria, CC BY 3.0, fonte commons.wikimedia.org.]

Una nuova libreria, in mezzo alle Alpi (e “sotto” una diga)

Mi rende veramente orgoglioso il poter collaborare con Fusta Editore con il quale ho pubblicato il mio ultimo libro Il miracolo delle dighe, e da sabato scorso 8 luglio anche di più, se possibile: grazie all’apertura della “Libreria Alpina e di Viaggio” a Casteldelfino, comune montano della meravigliosa Valle Varaita. Un atto «coraggioso e visionario», come lo descrive l’articolo dell’ANSA che potete ingrandire e leggere cliccando sulle relative immagini qui sotto oppure qui, nel quale viene anche citato il mio libro. Che d’altro canto qualcosa c’entra con il luogo, visto che tra i “paesaggi idroelettrici” che racconto nel libro c’è anche quello della diga e del lago di Castello, posto poco a monte di Casteldelfino lungo la valle e la strada che sale al Colle dell’Agnello: una diga con una storia assolutamente emblematica riguardo la costruzione dei grandi impianti idroelettrici alpini nel corso del Novecento e la conseguente modificazione del paesaggio e della relazione degli abitanti con esso.

Dunque non posso che fare i più calorosi auguri di successo e lunga vita, alla Libreria di Fusta a Casteldelfino: e chissà che tra qualche tempo non ci si veda proprio lassù, tra quelle bellissime e affascinanti montagne…