Cortina brucerà definitivamente la propria anima nel “Camineto” di Briatore?

[Cliccate sull’immagine per vedere il servizio de “Il Dolomiti”.]
Sul “caso” dell’apertura de El Camineto, il «Billionaire dolomitico» di Flavio Briatore a Cortina d’Ampezzo, così si è espressa Federica Corrado, docente di Urbanistica al Politecnico di Torino, past-presidente di CIPRA-Italia e autrice di alcuni libri fondamentali sulle politiche di gestione dei territori montani, sulla propria pagina Facebook:

Allora, mettiamo in fila due cose. Questo posto è stato venduto ad un russo che per adesso dà la gestione a Briatore in attesa di avere i permessi per farne un hotel (immagino di lusso). Ora ci saranno le (vere o false) lamentele che già ho letto… ma perché non guardiamo con coraggio il dato di realtà? Qual è la comunità di Cortina oggi? Quella dei locali che potrebbero difendere la loro storia (anche se poi leggi «Ci comprano tutto!»: già, ma chi glielo vende? Topolino?)? Quella internazionale che in forme diverse abita Cortina? In realtà entrambe convergono proprio sul “mito” di Cortina, ciascuna con i propri vantaggi. Quindi, considerando che a volte nella vita bisogna saper lasciar andare, francamente questo mi sembra il caso. Dobbiamo accettare che esistono comunità che definiscono la montagna attraverso valori (???), mentre altre no. Qui il nodo originario è proprio la svendita delle radici comunitarie, l’aver abbracciato modelli economici per nulla in linea con quel territorio, e contro tali modelli non è valso l’Unesco, le proteste… Perché la comunità non ci crede, altrimenti non ci sarebbe questo effetto svendita. Peraltro diciamo pure «nulla di nuovo sotto il Sole»: Forte dei Marmi non ha una situazione diversa e neppure Portofino… l’elenco è lungo. Si tratterebbe quindi di invertire anzitutto un pensiero di territorio, mettere in atto una contro-cultura: la sfida è importante, ma i territori sono pronti a ri-leggersi?

Considerazioni, quelle della professoressa Corrado, con le quali mi trovo assolutamente d’accordo. Con chi critica l’evento e il modello imprenditoriale (?) che vi sta alla base, appena dopo avervi dimostrato inevitabile solidarietà ci sarebbe da discutere su cosa sia ormai la Cortina turistica contemporanea (oddio, non da oggi ma certamente col tempo in modo crescente – e le Olimpiadi sono ormai alle porte), su quale immaginario basi la propria attrattiva, con quale “comunità” di persone si voglia identificare e chieda che esse si identifichino con il luogo (ovvero con quale luogo), e soprattutto quale coerenza voglia mantenere e sviluppare – se vorrà farlo – tra il proprio passato e il futuro.

Come scrive Corrado, per tutto ciò è necessario un pensiero di territorio e, aggiungo io, una conseguente relazione culturale con esso, spaziale e temporale: perché gli imprenditori, più o meno speculativi, e i turisti, più o meno danarosi, arrivano e poi ripartono, ma sono i residenti a restare sul territorio e a doversi prendere carico di qualsiasi conseguenza di ciò che in esso viene sviluppato. Le cose non accadono mai per caso, quelle umane soprattutto, ma sono sempre il frutto di ben precise dinamiche, siano esse volute e riconosciute oppure no. In fondo a Cortina – e in altre località assimilabili – non è ormai più una mera questione di modelli turistici, ricconi bifolchi e VIP trifolchi, imprenditori faccendieri speculatori e quant’altro di più o meno opinabile: è un problema di identità culturale svanita e di coscienza di luogo alterata – ovviamente al netto dei cortinesi che invece cercano ancora di preservare tali necessità e ce ne sono, sia chiaro.

Sono peculiarità, le due appena citate, che con un certo impegno si possono recuperare e sviluppare in maniera proficua, certo è che con molto meno impegno si possono vanificare e cancellare definitivamente. Sta ai territori, come conclude Corrado, scegliere da che parte andare.

P.S.: in ogni caso, uno come il buon Giovanni Cenacchi temo si stia rivoltando furiosamente nella tomba.

Le comunità alpine devono riconquistare dignità e centralità politica

Vedo con piacere che sabato 18 marzo scorso la piazza Dibona di Cortina si è gremita di cittadini per l’evento “Riprendiamoci Cortina – ne riferisce anche Pietro Lacasella* su “Alto-Rilievo/Voci di montagna” il quale rimarca come così tanta gente si sia lì riunita non solo per rendere pubblica la propria opposizione alle più impattanti opere previste per le Olimpiadi del 2026 – a partire dalla ormai famigerata nuova pista di bob – ma anche per chiedere che le necessità dei residenti non continuino ad essere messe in secondo piano rispetto “agli interessi dei foresti”, denunciando che mentre servizi essenziali per gli equilibri comunitari si vanno via via riducendo, vengono investiti centinaia di milioni di euro nelle opere previste per Milano-Cortina 2026 le quali, in certi casi, appaiono a forte rischio di degrado post-olimpico, con conseguente e inevitabile degrado del territorio montano locale. Un territorio che rappresenta un patrimonio di valore inestimabile per tutti fuorché, evidentemente, per i propugnatori delle opere olimpiche, pronti a sacrificare la bellezza del paesaggio ampezzano pur di conseguire i propri tornaconti e farsi propaganda sui soliti palcoscenici mediatici.

Posto tutto ciò, trovo l’adunanza pubblica di Cortina particolarmente emblematica proprio nel suo rimarcare la necessità di rimettere al centro di qualsiasi iniziativa d’ogni genere, che possa e debba essere realizzata nei territori montani, le comunità che abitano quei territori, i loro bisogni e le necessità fondamentali, il loro benessere generale, la cura e la qualità dei servizi ecosistemici e dei beni comuni peculiari del territorio in questione, nell’evidenza lampante che il turismo migliore e più proficuo possibile per tutti, in zone paesaggisticamente pregiate e particolarmente delicate come quelle montane, lo si può sviluppare innanzi tutto dove venga garantito il benessere degli abitanti e sostenuta la relazione più positiva possibile con le loro montagne.

Oggi invece pare che non di rado l’industria turistica, sia essa sciistica o meno, purtroppo tenda a asservire totalmente le montagne sulle quali sviluppa il proprio business e chiunque le abiti ai propri bisogni e obiettivi, anche quando questi risultino fin troppo impattanti (non solo ambientalmente) e sostanzialmente avulsi dal luogo. In tal modo montagne e montanari diventano ostaggi della monocultura turistica imperante – che sovente è quella dello sci, appunto – la quale fa tabula rasa della dimensione socioeconomica e culturale del luogo e generando, in forza della realtà che stiamo vivendo e del futuro che ci aspetta, le condizioni ideali per una potenziale decadenza dell’intero territorio e della sua comunità, alienata dal proprio paesaggio (nel senso antropologico del termine) e resa incapace di sostenersi senza la presenza del turismo.

Quanto sta accadendo in vista delle Olimpiadi invernali del 2026 rende particolarmente evidente la situazione appena descritta, non solo a Cortina ma pure nelle altre località deputate allo svolgimento delle gare e in Valtellina soprattutto, come racconta bene il libro di Luigi Casanova Ombre sulla neve. Non c’è alcuna considerazione, attenzione e cura verso le comunità che abitano i territori olimpici, ovvero non è prevista praticamente nessuna opera che vada a soddisfare i loro bisogni pragmatici o iniziativa che possa agevolare il benessere stanziale. I tornaconti olimpici dettano legge e assorbono la gran maggioranza dei finanziamenti pubblici, anche attraverso opere sulla cui insensatezza tutti concordano (meno quei due o tre soggetti istituzionali che le vogliono imporre, ovviamente senza aver previsto alcun confronto democratico al riguardo con gli abitanti dei luoghi interessati, appunto).

D’altro canto risulta parecchio sconcertante constatare come i suddetti amministratori pubblici, con i loro sodali, non si rendano conto di come la loro condotta, le numerose mancanze delle quali si caratterizza e il sostanziale disinteresse verso gli abitanti delle montagne interessate, fin da ora sanciscono il fallimento delle iniziative previste. Ed è un fallimento non solo economico e ambientale ma anche politico, culturale, morale, civico, etico. Il fulcro della questione non è solo ciò che si vuole fare ma come lo si vuole fare, e cosa comporta per le geografie umane che ne subiscono gli effetti ora e ancor più negli anni futuri, nonché come la loro vita quotidiana verrà modificata, deviata, probabilmente guastata, parimenti ai territori che abitano. Non è una mera questione di fare o non fare strade, impianti, infrastrutture varie o che altro, ma è la necessità di manifestare al riguardo la competenza e la responsabilità più consone possibili oltre che la visione profonda e consapevole verso il domani. Una necessità che da subito, attraverso i fatti e le parole, sancisce la bontà e l’equilibrio di uno sviluppo, per i territori in questione, che possa garantire loro e agli abitanti il futuro più proficuo e funzionale alla vita su quelle montagne. Ovvero, di contro, è una mancanza – ma d’altro canto la definirei subito una colpa – che rischia di sancirne una drammatica, inesorabile decadenza. E capire quale sia l’opzione scelta dai suddetti amministratori pubblici, a livello locale e non solo, lo si può fare – lo si deve fare ora.

Che a Cortina e altrove lo si faccia me lo auguro di tutto cuore.

*: le immagini inserite in questo post me le ha concesse Pietro che le ha attinte dalla pagina Facebook “Voci di Cortina“.

Milano-Cortina-Lecco, domani

Le mie considerazioni intorno a quanto si sta facendo per i prossimi Giochi Olimpici invernali del 2026 di Milano-Cortina le ho già espresse più volte, sul blog e non solo lì, in particolare con questo articolo. Un ottimo e costante lavoro di indagine sulle Olimpiadi lo sta svolgendo “Altreconomia” che è tra i promotori della serata sul tema di domani a Lecco (città gioco forza coinvolta nell’organizzazione dei giochi, essendo transito obbligato tra Milano e la Valtellina non solo in senso stradale) della quale vedete lì sopra la locandina: certamente una buona occasione per ampliare la propria conoscenza intorno all’evento e per apprendere informazioni utili a farsi un’opinione fondata al riguardo, di qualsiasi segno essa poi sarà.

Con l’auguro che alla serata vorranno partecipare non solo gli amministratori pubblici del territorio, invitato dagli organizzatori, ma anche i responsabili delle associazioni afferenti al mondo della montagna, che possono senza dubbio rappresentare un elemento politicamente super partes ma al contempo necessariamente sensibile alle realtà dei territori montani e alla loro frequentazione turistica, “olimpica” e non.

Cliccate sull’immagine per saperne di più sulla serata di Lecco.

Giochi (Olimpici) pericolosi, il 19/11 a Milano

Qualche settimana fa qui sul blog denotai come il vivere nel mezzo del territorio  nel quale si svolgeranno le prossime Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 mi stia dando l’opportunità di vivere lo sviluppo dell’evento da dentro e non da spettatore forestiero come ad esempio avvenne per “Torino 2006”, e così di rendermi conto direttamente del perché altre importanti località alpine come Innsbruck, Sion, i Grigioni e Monaco di Baviera abbiano rifiutato la possibile candidatura a città ospitanti, ovvero di capacitarmi di cosa materialmente siano, oggi, un evento come le Olimpiadi: un buonissimo motivo regalato a amministratori locali ben poco illuminati per cementificare i territori montani in modi che senza la “giustificazione olimpica” non sarebbero stati possibili.

Ovviamente il problema non sarebbe l’Olimpiade in sé, non è l’evento e non il corpus di possibilità virtuose che potrebbe effettivamente offrire per i territori coinvolti ma è la gestione dell’evento, la competenza di chi ne sia responsabile e, ovviamente, le mire materiali che si intendono perseguire nonché la loro logica, la coerenza e la contestualità rispetto ai territori coinvolti. Le città e le regioni alpine sopra citate evidentemente hanno ritenuto che i giochi (invernali) non valessero la candela; Milano e Cortina invece sì.

Sabato 19, all’Università Statale di Milano, Off Topic Lab ha organizzato sul tema la giornata la cui locandina vedete lì sopra, con un parterre di relatori ampio e multidisciplinare, veramente interessante. Per chi potrà andarci, credo sarà un’ottima occasione per capire meglio la questione e formarsi un’opinione oggettiva e consapevole. Per saperne di più cliccate sull’immagine in testa al post mentre qui trovate l’elenco dettagliato degli interventi previsti.