Il comprensorio Colere-Lizzola diventa sempre più grande, più assurdo, più devastante (e le comunità locali se ne stiano zitte!)

A leggere le ultime novità riguardanti il celebre e famigerato nuovo comprensorio sciistico tra Colere e Lizzola, sulle Prealpi Bergamasche, per come vengono riferite dalla stampa locale (cliccate sull’immagine qui sopra per leggere l’articolo relativo), si fatica a capire se ci si trovi di fronte a un testo satirico, a una gara a chi la spara più grossa, a una pura e semplice farneticazione indotta da chissà quali sostanze oppure a un ben preciso piano di devastazione dell’intero territorio tra le due località pur di ricavarci più tornaconti possibile.

Nuovi impianti oltre a quelli già previsti, nuove piste, infrastrutturazione di ulteriori aree naturali tutelate, cementificazione alberghiera, con conseguente lievitazione dei costi previsti di 70 milioni di Euro, dei quali 50 pubblici, a cifre ben maggiori (facilmente oltre i 100 milioni) e un generale, spaventoso menefreghismo per i territori montani coinvolti, la loro bellezza, l’ambiente naturale e le comunità residenti. Il tutto, per costruire un comprensorio privo di capacità concorrenziali con quelli ben più grandi e importanti sulle Alpi lombarde, in una zona nella quale tra non più di 15 anni non nevicherà più e nemmeno ci saranno le temperature per sparare e conservare al suolo la neve artificiale (scommettiamo?) e in un territorio che avrebbe bisogno di ben altre pianificazioni politiche e economiche per supportare realmente le comunità che vi risiedono.

È ormai inutile, oltre che ipocrita, ricordare che se non si realizza tale scriteriato progetto c’è il rischio che «il comprensorio di Lizzola chiuda per sempre»! Chiuderebbe comunque nel giro di qualche anno e di contro il rischio veramente grave è che per sempre vengano devastati ampi territori sui monti della zona compromettendone la bellezza, l’ambiente, l’ecosistema oltre che l’attrattività turistica, al contempo distruggendone definitivamente il tessuto economico e sociale.

[Il “masterplan” iniziale del progetto sciistico tra Lizzola e Colere.]
I promotori del progetto stanno continuamente dimostrando di fregarsene bellamente del futuro di questi territori, interessandosi solo ai tornaconti del loro progetto, dunque è bene che siano le comunità residenti, gli abitanti, i villeggianti abituali tanto quanto quelli occasionali e chiunque abbia a cuore queste montagne, a chiedersi: è questo che serve ai territori coinvolti? È veramente ciò di cui hanno bisogno le comunità per continuare a vivere tali territori e a costruire in essi il proprio futuro? Nella realtà che stiamo vivendo, con sempre meno neve e temperature sempre più alte, è lo sci l’economia turistica più adatta a montagne come quelle dell’alta Valle Seriana e della Valle di Scalve? E che ne sarà dei territori, della loro bellezza, dei paesi, dei servizi, della loro vivibilità, se un progetto del genere venisse realizzato, con la sua promessa di decuplicare le presenze turistiche nei weekend per poi generare la più triste desertificazione nel resti della settimana? Cosa si pensa, che sia tale forma di turismo massificato a ondate intermittenti quella che permette di ottenere i servizi di base per le popolazioni residenti in loco?

[La situazione della neve sulle piste di Colere a inizio dicembre 2024.]
Bisogna sempre farsi domande su ciò che ci accade intorno – o potrebbe accadere nel futuro – cercando di trovare le risposte più valide e sensate possibili. E dalle domande che sorgono nella conoscenza del progetto sciistico tra Colere e Lizzola e dei suoi sviluppi, si genera una risposta che compendia tutte le altre: si tratta di una assurda, devastante follia che, se realizzata, metterà definitivamente in ginocchio quei territori.

Oh, ma ovviamente ci sarà qualcuno che da tutto ciò ci guadagnerà e anche molto, probabilmente, alle spalle di chiunque altro e, soprattutto, delle (ancora per il momento) meravigliose montagne seriane e scalvine. Siamo veramente disposti a lasciare che ciò avvenga? A svendere queste montagne per il tornaconto di pochi? Pensiamoci, è veramente il caso di farlo. E da subito.

N.B.: grazie di cuore a OrobieVive, al Collettivo “Terre Alt(r)e” e in particolar modo ad Angelo Borroni, per il costante lavoro di monitoraggio e analisi che stanno facendo al riguardo.

4 pensieri riguardo “Il comprensorio Colere-Lizzola diventa sempre più grande, più assurdo, più devastante (e le comunità locali se ne stiano zitte!)”

  1. Articolo di una faziosità estrema, al limite dell’imbarazzante

    (es: nuovi impianti oltre a quelli già previsti = bugia bella e buona, visto che a Lizzola verranno dismesse e rimosse TRE seggiovia ed suo posto installata UNA sola funivia, i pali a suolo saranno UN TERZO di quelli attuali)

    Continuate a parlare di ipotetiche alternative senza mai avanzare lo straccio di mezza proposta concreta

    Inutile commentare oltre

    PS: il sottoscritto abita in alta valle da 25 anni

    1. Caro “Simo”,
      grazie delle sue osservazioni. Che si commentano e si sbugiardano da sole: basta considedare il progetto presentato da Rsi oppure leggere qualsiasi articcolo sulla questione uscito sulla stampa che ovviamente riferisce di nuovi impianti (la funicolare in galleria non lo è? O è ua bugia pure questa?), nuove piste, nuovo innevamento artificiale… Ma non voglio imbarazzarla oltre.
      Non capisco poi perché usa il plurale con me (“Continuate a parlare”? Io parlo per me stesso) e, in quanto alle alternative, una molto concreta è stata quella da me proposta di far entrare Valbondione nella rete internazionale dei “Villaggi degli Alpinisti”, che certamente lei non conoscerà. Ma ovviamente nessuno dei decisori lì in zona nessuno vuole ascoltarle veramente le alternative concrete all’ampliamento del comprensorio sciistico, troppo obnubilati dalle vagonate di soldi – pubblici, anche miei dunque – che si vorrebbero spendere. In cambio di cosa? Dei servizi essenziali alla comunità locale che vengono sempre più a mancare? Di investimenti sulle economie territoriali capaci di sosteneresi senza dipendere dall’industria turistica? Di un piano strategico organico per lo sviluppo dei territori, sia sul lato seriano che su quello scalvino?
      Altro che alternative…
      Be’, forse ha proprio ragione lei: inutile commentare oltre.
      Grazie ancora e buona giornata.

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