Bisogna togliere cose dalle montagne, invece di continuare ad aggiungerne!

Per risolvere l’iperturismo sulle montagne bisogna cominciare a togliere “cose” dalle montagne stesse invece di continuare ad aggiungerne – nuovi impianti e piste, nuove attrazioni turistiche (ponti sospesi, panchine giganti, passerelle panoramiche, parchi giochi), nuovi resort, nuove strade, nuove trovate promozionali e di marketing… – e così rigenerare la più consona e naturale dimensione montana e la sua conseguente fruizione consapevole da parte di chi è veramente interessato alla montagna e non a tutto il resto che vi viene forzatamente piazzato in base al modello del divertimentificio alpino e a favore del turismo di massa.

Ecco, questa è in buona sostanza la proposta che mi (ci) sottopone l’amico Luigi Casanova, Presidente di Mountain Wilderness Italia, compiutamente articolata nel documento che trovate lì sotto (cliccate sull’immagine per scaricarlo); io l’ho solo integrata con alcune altre mie considerazioni. Una proposta che qualcuno riterrà “provocatoria” e in effetti lo è, lo vuole essere. Ma solo nella forma apparente, a mio parere: perché di contro, nella sostanza e a pensarci bene, quante innumerevoli cose di ogni genere e sorta si continuano a piazzare sulle montagne, sempre (o quasi) funzionali a qualcuno per ricavarci guadagni e mai (o quasi) contestuali al territorio e realmente utili ai residenti?

In fin dei conti: più cose si aggiungono per attirare turisti, più ne arriveranno, più ci si lamenterà per la loro “invasione”. Che senso ha tutto ciò?

[Nelle immagini: vedute della passerella panoramica dei Piani Resinelli, attrazione turistica inutile – si veda l’immagine in alto, quando non c’era: il panorama si vedeva comunque benissimo! – e impattante che ha degradato la zona del Monte Coltignone ove è installata.]
Così Casanova, introducendo il documento di Mountain Wilderness Italia,  riassume il nocciolo della questione:

Si parla tanto di overturismo, meglio, eccesso di turismo, monocultura. In troppi ormai parlano, pontificano. Privi di coerenza, siano questi operatori economici o, peggio ancora, politici.
Si vuole affrontare il fenomeno? Ci si fermi, si tolga, il verbo dominante deve essere togliere, specialmente dalle montagne. Errori freschi e antichi. E basta aggiungere. Invece, quanti parlano del fenomeno il giorno stesso provvedono a aggiungere. Portate impianti, nuove strade, nuovi alberghi in vetta, musei, idiozie come percorsi tematici o downhill, guide, pubblicità, anche gratuita – vedasi la RAI pubblica, pagata da noi cittadini.
Per questo motivo, come detto a Passo Tonale all’inizio della Carovana dei ghiacciai, Mountain Wilderness rilancia: basta aggiungere, si tolga invece, cominciando dalle Dolomiti fino agli Appennini!

Complimenti e auguri a Luigi Casanova!

Faccio i miei più calorosi complimenti all’amico Luigi Casanova che ieri è stato eletto all’unanimità Presidente di Mountain Wilderness Italia, e li allargo a Nicola Pech e a Fabio Valentini, eletti rispettivamente Vice Presidente e Segretario.

Luigi, già Presidente onorario di MW Italia, è da tanto tempo una delle figure fondamentali nel nostro paese in tema di tutela delle montagne e del loro ambiente, una voce sempre chiara, coerente, razionale, illuminante a sostegno delle tante (troppe) istanze che interessano le terre alte sottoposte a minacce ecologiche e ambientali varie. Mi auguro di tutto cuore che, in forza di questo nuovo e prestigioso incarico, la sua voce e la sua presenza possano diventare ancor più forti, influenti e costruttive a favore e a difesa delle nostre montagne tanto quanto nella costruzione comune e condivisa del miglior futuro possibile per i territori in quota e le loro comunità.

Buon lavoro a Luigi e all’intero consiglio direttivo!

QUIZ QUIZ QUIZ! “Indovina chi l’ha detto!” (2a puntata)

Dopo il successo del primo quiz proposto, eccovene un altro assolutamente intrigante!

Leggete con attenzione le seguenti dichiarazioni:

Per quanto tempo ha senso ancora investire dove la neve non c’è? Oggi sappiamo già che ci dobbiamo preparare a una stagione che sarà contraddistinta da una forte crisi idrica e il nostro compito è quello di non affrontare le sfide attuali con la mentalità di 100 anni fa.

La domanda è: chi le ha proferite?

  1. La Ministra del Turismo in carica poco prima di affidarsi alle cure del proprio chirurgo estetico di fiducia.
  2. Un esponente di rilievo del centrodestra lombardo, in quota Fratelli d’Italia.
  3. Un esponente di rilievo del centrosinistra lombardo, in quota Alleanza Verdi e Sinistra.
  4. Un noto rapper nel corso della trasmissione RAI “Domenica In” appena prima che la conduttrice gli togliesse bruscamente la parola.

Forza sióre e sióri, provate nuovamente a indovinare!

La soluzione sarà comunicata presto! 😄

Il nuovo presidente di Arpa Lombardia e la vergogna inesorabile

Ciò che personalmente trovo più sconcertante, inquietante e francamente innervosente della nomina di Lucia Lo Palo alla carica di presidente dell’ARPA – l’Agenzia Regionale per la protezione ambientale – della Lombardia, una delle regioni più inquinate, cementificate e ambientalmente degradate d’Europa, non è tanto che sia una “negazionista climatica” dichiarata, il che – al netto della strumentalizzazione ideologica dei temi ambientali – la correla a un evidente problema di analfabetismo funzionale il quale, ovviamente, è ampiamente deprecabile ma non perseguibile. Ma che la nomina di Lo Palo, candidata con il suo partito alle ultime elezioni e non eletta dunque formalmente rifiutata dall’elettorato nonché, a quanto pare, carente di competenze atte a ricoprire l’incarico in maniera efficace e proficua, non sia che l’ennesima manifestazione del solito poltronificio politico all’italiana e della strumentalizzazione politica di soggetti istituzionali che, proprio per poter lavorare al meglio a favore di tutta la società civile, non dovrebbero avere nulla a che fare con quell’ambito e con i suoi meccanismi. Dunque, di rimando, è anche la dimostrazione del menefreghismo che certa politica ripone verso soggetti della pubblica amministrazione dai compiti fondamentali per il benessere dei cittadini, ancor più – ribadisco – in una regione come la Lombardia così ambientalmente messa male (quando non malissimo: basta considerare i dati dell’inquinamento dell’aria lombarda e la pressoché totale inazione decennale della politica al riguardo).

Una vergogna assoluta e inaccettabile. Non c’è da aggiungere altro.

Peraltro sarebbe finalmente ora di smetterla una volta per tutte con questa indegna pratica politico-partitica dell’assegnazione di poltrone d’ogni sorta ad mentula canis, veramente intollerabile in un paese che si voglia considerare civile e avanzato. Basta!

Ora i casi sono due: o la signora Lo Palo viene al più presto rimossa da quel suo incarico, per il bene di tutta la Lombardia e dei suoi cittadini (come d’altronde imporrebbe il voto di sfiducia – a scrutinio segreto – della giunta regionale di qualche giorno fa: ma si sa che in Italia le cose logiche non sono quasi mai normali), oppure dimostra entro brevissimo tempo di avere ampie e articolate competenze riguardo temi ambientali, adeguate a sostenere l’incarico che le è stato assegnato, al contempo rimediando all’analfabetismo funzionale scientifico palesato sulla questione del cambiamento climatico.

Quale avverrà delle due, secondo voi?

[Immagine tratta da questo articolo de “L’Eco di Bergamo”.]
Al netto di quanto sopra e di come si risolverà (se si risolverà in qualche modo), purtroppo bisogna nuovamente rimarcare la pessima gestione politico-amministrativa della Lombardia, ormai da lungo tempo, del proprio territorio, dell’ambiente e del paesaggio: una gestione pressoché priva di cura, di sensibilità, di competenze, di progettazione e di visione strategica. Una gestione priva di futuro, insomma: peccato che poi questa privazione di un buon futuro la subiscano tutti i lombardi indistintamente. Ma evidentemente ai politici regionali questa prospettiva concreta non interessa per nulla.

P.S.: ovviamente, per leggere l’articolo al quale si riferisce l’immagine in alto cliccateci sopra.

Croci sui monti? No, sull’intelligenza e il buon senso

[La sconcertante croce sulla vetta del Pizzo Formico, nelle Prealpi Bergamasche, alta ben 19 metri(!)]
Il recente “dibattito” sulla questione delle croci sulle vette dei monti – che in verità è un non dibattito, visto che in esso si discute del nulla – dimostra nuovamente (come se ce ne fosse bisogno!) che razza di paese rozzo sia l’Italia su molte, troppe cose. Il libro Croci di vetta in Appennino di Ines Millesimi, che ha scatenato la caciara – suo malgrado, dato che è uscito a dicembre 2022, non ora, ed è un volume di raro equilibrio e sensibilità sul tema (qui ne scrive Luigi Casanova) – non dice niente di ciò del quale lo accusano certi personaggi pubblici che è bene nemmeno nominare per non sentirsi lerci di sostanze nauseabonde, parimenti come nulla di nuovo ha detto il CAI, la cui posizione al riguardo è la stessa da lustri. Ma, appunto, chi ha fatto e fa del nulla la propria cifra personale e poi lo riempie delle suddette sostanze, non perde mai occasione di palesarlo. Per fortuna, sotto certi aspetti.

Siccome sull’argomento ho scritto molto in passato (da qui in giù), esprimendo una posizione da sempre ben determinata e ferma, aggiungo solo le parole di chi, in tema di croci sui monti, ha messo in guardia dai «tentativi di ostentazione di una religiosità urlata, imposta, gridata. Essa non aiuta certamente a riflettere, a meditare, a contemplare la natura del creato con animo religioso». Chi è stato? Qualche mangiapreti, anticlericale, nemico dei “valori cristiani” e dell’identità nazionale? No, sono parole della Commissione Pastorale dell’Arcidiocesi di Trento.

Ecco: ancor prima che di croci sui monti bisognerebbe finalmente discutere di certe figure che sull’intelligenza e sul buon senso ci hanno messo da tempo una croce sopra. Amen.