Il codice della Strada è veramente un “Codice della strage”

[Immagine tratta da qui.]
In questi giorni ho letto diversi documenti riguardanti la riforma del Codice della Strada, approvata di recente alla Camera (mercoledì 27 marzo), e do ragione piena alle numerose associazioni che lo hanno ridenominato «Codice della strage». A tutti gli effetti vi si legge un pensiero retrogrado, una visione miope e parecchio alienata dalla realtà urbana contemporanea, un atteggiamento tracotante che sembra inseguire fini ben diversi, per non dire opposti, rispetto all’obiettivo sbandierato di aumentare la sicurezza e diminuire il numero dei morti, chissà per quali altri interessi – propagandistici, elettorali, lobbistici… comunque nessuno che vada a vantaggio dei cittadini. Per come verrà aggiornato è un Codice della Strada che sembra scritto a metà Novecento o forse prima, non nel 2024. Trovate tali aggiornamenti ottimamente spiegati qui (cliccateci sopra):

Sconcertante è soprattutto il profondo disprezzo che traspare verso chi usa la bicicletta, la cui mobilità viene in diversi modi limitata e resa ben più pericolosa di prima. Con questo nuovo Codice muoversi in bici, soprattutto nelle città, diventa veramente una roulette russa: le piste ciclopedonali vengono sostanzialmente annullate e rimesse nel pieno dominio dei mezzi a motore, cioè nella condizione dalla quale scaturisce la maggioranza dei morti tra gli “utenti deboli” della strada, ciclisti e pedoni. Una vergogna assoluta.

A questo punto a me, ancor più di quanto già accadesse prima, sbigottisce profondamente leggere che fine stanno per fare le piste ciclopedonali urbane con questo nuovo e scriteriato Codice della Strada e di contro constatare la proliferazione di ciclovie in ambiente naturale – sulle montagne soprattutto – molte delle quali ecologicamente e culturalmente devastanti per i territori che ne restano sfregiati, per le quali si spendono decine di milioni di soldi pubblici, come ho già denunciato più volte. In buona sostanza, mentre in città chi usa la bicicletta abitualmente si vede cancellare le ciclovie e viene messo in pericolo sempre più grave, in montagna a chi usa la usa saltuariamente per mero diletto turistico (e spesso senza alcuna educazione e rispetto) vengono costruire vere e proprie strade ben livellate.

Be’, solo degli amministratori pubblici e/o dei politici mentalmente deviati (dunque deleteri per la società civile e il bene comune) possono consentire una situazione del genere, non c’è altro da aggiungere.

 

Un tormento che svanirà presto

[Immagine tratta da l’asino.eu.]
Non si dia troppa pena, la società civile italiana – quella dotata di buon senso civico, s’intende – per il funesto tormento della chiesa cattolica che l’affligge – a prescindere dalle questioni dibattute in questi giorni. Svanirà presto, questo tormento: il dissolvimento è già in corso da qualche decennio e, molto facilmente, i nostri nipoti o al massimo i bisnipoti potranno vivere in un mondo meno ipocrita, almeno a tal riguardo. Ciò con grandi benefici per l’intera società civile – anche per quella conservatrice, a sua volta vittima (seppur di norma inconsapevole) della suddetta piaga. Amen. (È proprio il caso di dirlo, già!)

Antiemetici a portata di mano

Avevo pure intenzione di commentare, da par mio, alcune dichiarazioni di esponenti della “Conferenza Episcopale Italiana” (si fanno chiamare proprio così, sì) proferite riguardo la questione della cosiddetta “Legge Zan” ma, nella sostanza, di interesse più ampio e generale e per questo ben più significative che se contestualizzate a quella sola questione (infatti ne avrei parlato a prescindere da quella dibattuta proposta di legge), tuttavia, be’… alla fine il disgusto ha avuto la meglio, ecco. Quindi niente, meglio soprassedere, ci tengo alla mia salute.

A volte ho l’impressione, nemmeno così vaga, che in forza delle loro parole e azioni pubbliche quei tizi abbiano stretto degli accordi sottobanco con le case farmaceutiche produttrici di medicinali antiemetici ben più che con chi produca santini, rosari e paccottiglia similare, già.

“Legge Zan” alla svizzerotedesca

La segretaria disse una sera una di quelle cose che non si vorrebbe dimenticare, tanto allietano il nostro transito terreno; disse l’Eleonora: «Io la prima persona nuda che ho visto nella mia vita è la statua dell’ermafròdito a Roma». «Ermafròdito o ermafrodìto?» corresse il dottore fingendo ignoranza nei baffetti. «In schwitzerdütsch – disse poi, – dicono semplicemente bi: sono bisessuale per loro è i bi bi; non sono bisessuale, i bi nit bi».

(Giorgio OrelliPomeriggio Bellinzonese e altre prose, Edizioni Casagrande, 2017, pag.54. Cliccate sull’immagine per leggere la personale “recensione” al libro.)

Ecco: un tema delicato come quello per il quale di questi tempi (in piena tradizione italica) si sproloquia eccessivamente e a sproposito, intorno alla Legge Zan, risolte con l’altrettanto tradizionale e assai pragmatico rigore elvetico. E fine.

E la “Biblioteca Nazionale dell’Inedito”?

Che poi sarebbe un “peccato” se dovesse cadere il Governo, laggiù in Italia. Sì, perché, se ciò accadesse, forse non si potrebbe più portare avanti il meravigliosissimo progetto del suo attuale Ministro per i beni e le attività culturali lì sopra esplicato dallo stesso alla sua intuizione, nel 2015 (cliccateci sopra per una più approfondita analisi).

Un’idea proprio geniale, sì, veramente degna dei migliori sketch dei Monty Python – avete presente il sublime The Ministry of Silly Walks? Be’, qui abbiamo The Ministry of Silly Ideas, già (e non solo quel ministero, peraltro). Un’idea il cui principio di fondo più o meno equivale all’andare su una montagna con ai piedi sci e scarponi dove non ci sono funivie e piste, o a raccogliere in un museo le testimonianze dei prodigi compiuti grazie ai talismani venduti da Vanna Marchi e dal Mago do Nascimento, oppure…. Ecco, oppure a far votare e approvare leggi a parlamentari mai eletti in Parlamento – il che, viste le così amene trovate che sovente quelli effettivamente eletti pensano e attuano, forse non sarebbe una cosa così dannosa e fuori luogo come si potrebbe ritenere.

D’altro canto, in base al principio (uguale e) opposto, ho fiducia che qualsiasi futuro governo italiano saprà stupire il mondo con ulteriori e ancor più strabiliantissime trovate – ne avrà certamente le “capacità”, senza dubbio. Che so, un archivio nazionale dei manoscritti non ancora scritti, ad esempio, o una cineteca delle parti tagliate dei lungometraggi girati da registi che non sanno ancora utilizzare una machina da presa, ecco. In fondo la creatività italiana non ha limiti, no?