Io non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore.
(Stefano Benni, Baol. Una tranquilla notte di regime, Feltrinelli, 2002. Galles è il barista del “bar Apocalypso”, una delle ambientazioni del romanzo di Benni.)
Io non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore.
(Stefano Benni, Baol. Una tranquilla notte di regime, Feltrinelli, 2002. Galles è il barista del “bar Apocalypso”, una delle ambientazioni del romanzo di Benni.)
Quando Dio tace, gli si può far dire quello che si vuole.
Sono solo dodici parole ma geniali, e sufficienti per far svanire di colpo quasi due millenni di retorica teologico-dottrinale messa in piedi dal clero cristiano per assicurarsi poteri, egemonie e privilegi arbitrari e biechi, imponendosi come “rappresentanti di Dio in Terra” e sfruttando così la fede popolare. E ciò senza nemmeno negare nel principio l’esistenza di Dio, il quale certo potrebbe tacere perché inesistente, come sostengono gli atei, oppure esistere ma non (voler) parlare ai terrestri (lo capirei molto, nel caso) o parlare ai terrestri senza che questi lo odano e capiscano ovvero in modo inintelligibile, come per certi versi affermano gli agnostici. In ogni caso, sia quel che sia, questo ha determinato che il potere clericale ne approfittasse (tutt’oggi, senza remore) per far dire a Dio di tutto e di più, ma ogni cosa ben funzionale ai propri interessi e tornaconti. Al punto che, se Dio esistesse e parlasse agli umani, in particolar modo a quelli che prestano fiducia alle gerarche clericali, probabilmente imprecherebbe di brutto. Ecco.
Comunque resto convinto che dalle nostre parti il metodo migliore da seguire, nel caso, per diventare convintamente atei sia quello di esaminare le parole e i comportamenti di certi “cattolici osservanti”*. Già.
Perché, suvvia, non può esistere veramente un “dio”, per di più onnipotente e onnisciente, che accetti di essere venerato e pregato da persone a modo e al contempo da siffatti individui! Impossibile, teologicamente o meno.
*: non che le altre “divinità” siano in genere messe meglio, sia chiaro.