Oggi, a dire/leggere “BB”, i più penseranno che si stia per disquisire di Bed & Breakfast; altri a Breaking Bad (mai vista, conosco di fama) mentre qualcuno diversamente giovane invece potrebbe pensare alla sublime Brigitte Bardot e ben pochi ad altro, tipo al dominio web delle Barbados o alla targa automobilistica di Moss (Norvegia).
Be’, da domani 8 luglio, invece, per chiunque “BB” non potrà che significare Busci (a) Bard, perché in quella data viene inaugurata “BLUCERVINO”, la mostra di Alessandro Busci presso il meraviglioso Forte di Bard, quale elemento integrante dell’esposizione “Icona Cervino” a sua volta parte de Il Monte Cervino: ricerca fotografica e scientifica, l’allestimento che nell’ambito del progetto L’Adieu des glaciers propone un viaggio iconografico e scientifico tra i ghiacciai dei principali Quattromila della Valle d’Aosta per raccontare la storia delle loro trasformazioni. Quest’anno, appunto, il viaggio ha come protagonista il Cervino, “la” montagna per eccellenza nell’immaginario collettivo planetario, icona assoluta del mondo alpino in senso lato e potente Genius Loci di rocce e ghiacci per l’intera regione transfrontaliera ai suoi piedi (sul Cervino quale Genius Loci, partendo dall’origine dei suoi tanti nomi, potete ascoltare questo mio intervento).
[Il Forte di Bard.]Anche per Alessandro Busci – artista di gran pregio che ho l’onore e la fortuna di conoscere, del quale ho scritto più volte, vedi qui – il Cervino rappresenta un’icona di potenza espressiva e immaginifica notevole, protagonista di una bellissima esposizione di qualche tempo fa a Lugano e rappresentazione assoluta di quel “supermondo” tanto reale e concreto quanto leggendario e soprannaturale – ovvero “sopra il naturale ordinario”, anche – che nelle sue opere si concretizza con una forza artistica sorprendente, attraverso la quale gli elementi materiali (geologici e morfologici) e immateriali (simbolici e immaginifici) del monte si sublimano in tratti pittorici altrettanto materici, potenti e intensi.
[Un’immagine dell’allestimento della mostra di Busci.]D’altro canto BB, ovvero “Busci (a) Bard” o, pure, “Busci Blucervino”, è anche una mostra che a suo modo propone un nuovo linguaggio per la rappresentazione artistica della montagna, un nuovo “ABC”: cioè Alpes Bard Cervino! Perché a fianco di Alessandro Busci a Bard ci saràAlpes, l’Officina culturale di luoghi e paesaggi con la quale mi pregio di collaborare, che da tempo aveva nei propri progetti e nelle relative aspirazioni la realizzazione di una linea culturale ideale che unisse Milano a Cervinia – da tempo un “luogo fondamentale” per Alpes – e che coinvolgesse anche il polo museale del Forte di Bard. Ed ecco dunque, dopo un anno e mezzo di resilienza culturale a tratti difficile e per questo ancora più preziosa ed importante, grazie a sinergie comuni artistiche e di territorio, la mostra di Busci, che a sua volta collabora da tempo con Alpes e che è curata proprio da Luciano Bolzoni, direttore culturale dell’Officina milanese.
Avete tempo fino al 17 ottobre per visitare il Forte di Bard, luogo meraviglioso e affascinante che da domani, e per le prossime settimane, se possibile lo sarà anche di più!
Cliccate sulle immagini di questo post per saperne di più sull’esposizione e conoscere ogni dettaglio utile alla visita.
Non vi ha monte che prenda ai nostri occhi un’espressione così personale; siamo tentati di cercargli una fisionomia come ad un uomo o ad un mostro, di credere che in quel capo enorme sia un pensiero, e che si legga sulla fronte di pietra l’espressione della sua alterezza e della sua forza; e per poco che le nubi, correndogli incontro, secondino con l’illusione ottica la nostra fantasia, ci sembra di vederlo muoversi, reclinare il capo in atto triste, o raddrizzarlo con ardimento di Titano, e si pensa con terrore come sarebbe potente se si movesse davvero.
Gli scorsi 12 e 13 agosto sono stato l’ospite, insieme a Roberto Mantovani, dell’edizione 2020 di Sentieri d’Autore ai piedi del Cervino, la rassegna organizzata a Breuil Cervinia-Valtournenche dall’Officina Culturale Alpes con il patrocinio del Comune di Valtournenche e del Consorzio Cervino Ski Paradise, che quest’anno aveva come titolo e tema guida un argomento tanto intrigante quanto fondamentale: Radici per il futuro. In tal senso, il mio intervento del 12 agosto nella sala consiliare del Municipio di Valtournenche – gremita da un pubblico attento e partecipe pur nell’ottemperanza delle norme Covid, vedasi le immagini pubblicate qui sotto…
Pubblico e oratori in sala (in alto, al tavolo, Elisa Cicco, assessore alla cultura del Comune di Cervinia-Valtournenche e Cristina Busin, presidente di Alpes)
Il pubblico presente in sala
Gli oratori: Luca, Roberto Mantovani, Don Paolo Papone
Luca, sì.
…e ringrazio veramente di cuore tutti i presenti! – era centrato su un tema e una disciplina che, per quelli che come me studiano la relazione tra luoghi (soprattutto montani) e genti che li abitano, risulta tanto fondamentale quanto affascinante, la toponomastica. L’intervento, contestuale al territorio nel quale la rassegna di Alpes si svolge annualmente, aveva il titolo Valtournenche, Breuil, Cervinia, Cervino, Gran Becca: i nomi dei luoghi raccontano la loro storia, e a breve renderò disponibile qui sul blog il relativo testo – ma già qui potete vedere una versione video della mia dissertazione.
Ora, per dimostrare quanto i toponimi siano affascinanti elementi narrativi del rapporto che lega l’uomo con il mondo che abita, soprattutto quando scaturiscano dal secolare sapere vernacolare, vi voglio raccontare una curiosa antinomia che ho potuto rilevare di recente, leggendo altri documenti sul tema.
[Foto di Andrew Bossi, opera propria, CC BY-SA 2.5, fonte qui.]Nel mio intervento di Valtournenche, tra le altre cose, ho raccontato come la montagna principale della zona nonché forse la più famosa e iconica vetta del pianeta, il Cervino, un tempo fosse semplicemente indicata dai locali come il o le (francese) «Tor», un termine di origine prelatina e di genere maschile che non c’entra nulla con l’origine dell’attuale termine “torre” (turris, sostantivo femminile) il quale spesso, nell’oronomastica, indica cime montuose particolarmente slanciate e affusolate. Tor indica genericamente “il monte”, nel senso della vetta per eccellenza, la più alta, evidente e imponente per un dato territorio. L’abate Joseph-Marie Henry, uno degli ultimi preti-alpinisti-scienziati valdostani, in un articolo del 1938 scrive che «Il Tor per eccellenza è il Cervino, quello che ha dato il nome a tutta la valle posta ai suoi piedi: Vallée du Tor, Vallis Tornina, Vallis Tornaca, Valtournenche».
Dunque, una montagna (sostantivo femminile) identificata con un genere (toponomastico) maschile.
[Foto di Massimo Macconi (presunto), pubblico dominio, fonte qui.]Bene: in Valtellina c’è un altro monte certo meno celeberrimo del Cervino ma a sua volta assai rinomato e imponente, anche solo per il fatto che si eleva dalla piana del fondovalle valtellinese, posto a circa 200 m di quota, per oltre 2400 metri fino ai 2609 m della vetta, al punto che secoli addietro il suo versante settentrionale veniva considerato da alcuni la più alta parete delle Alpi. È il Monte Legnone, che domina isolato la bassa Valtellina ove essa confluisce nel bacino del Lago di Como, e che un tempo dai locali veniva chiamato «la Pizza», evidentemente una singolare declinazione al femminile del termine “pizzo” che soprattutto nelle Alpi Centrali indica molte vette montuose – grazie anche al corrispettivo “piz” presente negli idiomi di genesi germanica e romanza. Ercole Bassi, illustre personaggio valtellinese, alpinista nonché compilatore di guide e grande conoscitore del Legnone, a fine Ottocento scrive che «La Pizza è uno di quei monti il cui aspetto maestoso e imponente, più attira lo sguardo, più alletta ed invita a salirlo.»
Dunque, un monte (sostantivo maschile) identificato con un genere (toponomastico) femminile.
Curioso e affascinante, vero?
Lo è, questo insolito contrasto toponomastico, proprio anche per come nelle due identificazioni antitetiche si possa intuire la particolare e differente relazione dei locali con le loro montagne più identitarie, forse per i montanari della Valtournenche di maggior soggezione verso una montagna così gigantesca, paurosa e apparentemente irraggiungibile, mentre per quelli valtellinesi di segno più “matriarcale” per un monte pur imponente ma meno ostico e, data la minor altitudine, più sfruttabile per ricavarne risorse atte alla sussistenza quotidiana. Ma, sia chiaro, sono soltanto mere speculazioni, queste mie, certamente più emozionali che scientifiche le quali tuttavia aiutano a evidenziare, ribadisco, il gran fascino che sa offrire la toponomastica.
Tornerò ancora in futuro a parlarvene, senza dubbio.
La rassegna si svolgerà su due giornate: oggi, alle ore 17.00 nell’affascinante cornice della Piazzetta delle Guide di Valtournenche e con il supporto di Don Paolo Papone e Roberto Mantovani, intratterrò i presenti sul tema Valtournenche, Breuil, Cervinia, Cervino, Gran Becca: i nomi dei luoghi raccontano la loro storia.
Come ha scritto su un suo libro di qualche anno fa Paolo Rumiz, «Finché ci saranno i nomi, ci saranno i luoghi». Dunque, Valtournenche, Cervino, Matterhorn, Zermatt, Breuil: dall’origine dei nomi delle località all’ombra dell’iconica montagna nasce un’occasione per riflettere sulla storia dei luoghi della Valtournenche e delle genti che l’hanno abitata nel tempo fino ad oggi.
Infatti, i nomi dei luoghi, rivelano legami, storie, narrazioni, ambizioni sempre interessanti, e spesso sorprendenti, che diventano vere e proprie memorie radicate nel territorio fruibili anche nel futuro.
Lo stesso nome della località sciistica di Cervinia, la lega alla sua montagna in modo indissolubile, tanto da poter affermare che fino a quando ci sarà il Cervino ci sarà Cervinia.
La bellezza, l’iconico carisma, la fama planetaria del Cervino fluiscono nella conca del Breuil e si ritrovano nel suo paesaggio, radicandone il valore nel tempo e protendendo la sua memoria verso il futuro.
Domani, alle ore 09.00, con ritrovo e partenza dalla stazione degli impianti risalita Cervinia-Plan Maison, sarò al fianco di Roberto Mantovani nel suo cammino dal titolo La nascita dell’alpinismo e la conquista del Cervino sulle tracce di Carrel, una giornata di immersione emozionale e narrativa nel meraviglioso paesaggio ai piedi del Cervino, dedicata al racconto e agli approfondimenti di quell’epica vicenda che fu la corsa alla conquista del Cervino, radice della nascita dell’alpinismo moderno ed emblematica di un’intera epoca dell’andar per monti.
La narrazione avrà come protagonisti personaggi importanti come le figure di Jean Antoine Carrel e Edward Whymper, e ci consegnerà il racconto di due uomini fuori dal tempo, quasi due eroi, che al di là della rivalità alpinistica restarono legati da un rapporto di grande stima e amicizia.
Un racconto che seguiremo in avvicinamento ai piedi dell’altro grande protagonista di questa storia, Sua Maestà il Cervino, presenza viva e imponente, forse a volte inquietante ma sempre e comunque affascinante.
Sarà una due giorni di full immersion nella storia e nella geografia di un territorio e di un paesaggio tra i più celebri, spettacolari e iconici delle Alpi, con la possibilità di conoscerne aspetti storici e culturali inconsueti tanto quanto avvincenti capaci di proiettare il fascino della conca del Breuil nel futuro, per di più toccandone letteralmente con mani e piedi la concreta e indimenticabile bellezza. Tutto questo, appunto, sotto l’egida austera ma benevola dell’indiscusso Genius Loci di lassù, quello che John Ruskin definì «il più nobile scoglio d’Europa»: il Cervino.
Per qualsiasi altra informazione sulla rassegna e su come iscriversi agli eventi, cliccate sull’immagine in testa al post oppure qui. Cliccate invece sulle locandine delle due giornate per averne un formato più grande.
Se sarete in zona, in quei giorni, sarà un gran piacere avervi ospiti e incontrarci. Vi divertirete molto, garantito!
La rassegna si svolgerà su due giornate: mercoledì 12 agosto alle ore 17.00 nell’affascinante cornice della Piazzetta delle Guide di Valtournenche e con il supporto di Don Paolo Papone e Roberto Mantovani, intratterrò i presenti sul tema Valtournenche, Breuil, Cervinia, Cervino, Gran Becca: i nomi dei luoghi raccontano la loro storia.
Come ha scritto su un suo libro di qualche anno fa Paolo Rumiz, «Finché ci saranno i nomi, ci saranno i luoghi». Dunque, Valtournenche, Cervino, Matterhorn, Zermatt, Breuil: dall’origine dei nomi delle località all’ombra dell’iconica montagna nasce un’occasione per riflettere sulla storia dei luoghi della Valtournenche e delle genti che l’hanno abitata nel tempo fino ad oggi.
Infatti, i nomi dei luoghi, rivelano legami, storie, narrazioni, ambizioni sempre interessanti, e spesso sorprendenti, che diventano vere e proprie memorie radicate nel territorio fruibili anche nel futuro.
Lo stesso nome della località sciistica di Cervinia, la lega alla sua montagna in modo indissolubile, tanto da poter affermare che fino a quando ci sarà il Cervino ci sarà Cervinia.
La bellezza, l’iconico carisma, la fama planetaria del Cervino fluiscono nella conca del Breuil e si ritrovano nel suo paesaggio, radicandone il valore nel tempo e protendendo la sua memoria verso il futuro.
Giovedì 13 agosto alle ore 09.00, con ritrovo e partenza dalla stazione degli impianti risalita Cervinia-Plan Maison, sarò al fianco di Roberto Mantovani nel suo cammino dal titolo La nascita dell’alpinismo e la conquista del Cervino sulle tracce di Carrel, una giornata di immersione emozionale e narrativa nel meraviglioso paesaggio ai piedi del Cervino, dedicata al racconto e agli approfondimenti di quell’epica vicenda che fu la corsa alla conquista del Cervino, radice della nascita dell’alpinismo moderno ed emblematica di un’intera epoca dell’andar per monti.
La narrazione avrà come protagonisti personaggi importanti come le figure di Jean Antoine Carrel e Edward Whymper, e ci consegnerà il racconto di due uomini fuori dal tempo, quasi due eroi, che al di là della rivalità alpinistica restarono legati da un rapporto di grande stima e amicizia.
Un racconto che seguiremo in avvicinamento ai piedi dell’altro grande protagonista di questa storia, Sua Maestà il Cervino, presenza viva e imponente, forse a volte inquietante ma sempre e comunque affascinante.
Sarà una due giorni di full immersion nella storia e nella geografia di un territorio e di un paesaggio tra i più celebri, spettacolari e iconici delle Alpi, con la possibilità di conoscerne aspetti storici e culturali inconsueti tanto quanto avvincenti capaci di proiettare il fascino della conca del Breuil nel futuro, per di più toccandone letteralmente con mani e piedi la concreta e indimenticabile bellezza. Tutto questo, appunto, sotto l’egida austera ma benevola dell’indiscusso Genius Loci di lassù, quello che John Ruskin definì «il più nobile scoglio d’Europa»: il Cervino.
Per qualsiasi altra informazione sulla rassegna e su come iscriversi agli eventi, cliccate sull’immagine in testa al post oppure qui. Cliccate invece sulle locandine delle due giornate per averne un formato più grande.
Se sarete in zona, in quei giorni, sarà un gran piacere avervi ospiti e incontrarci. Vi divertirete molto, garantito!