Indovina chi (non) viene a cena?

Un paese ha due modi per “risolvere” i problemi di cui soffre: eliminare chi quei problemi li provoca, oppure eliminare chi li denuncia. Nel primo caso il paese agisce da democrazia liberale, nel secondo caso da regime autoritario. Che per inciso non ha colore: nero, rosso, bianco o verde che sia, sempre di regime si tratta.

E se l’agire in un certo modo è il primo passo per diventare pienamente quel modo, averne consapevolezza culturale, politica e civica è il miglior antidoto per capire e evitare quella deriva. Di qualsiasi colore essa sia, ribadisco.

Badate bene: il programma televisivo di cui dice l’articolo lì sopra, “Indovina chi viene a cena”, non è il soggetto specifico di questi miei pensieri ma uno dei tanti che potrebbe subire la “soluzione” descritta – e che già in passato hanno subìto in Italia, paese che risulta il peggiore in quanto a libertà di stampa nell’Europa occidentale. Di contro il programma rappresenta un esempio emblematico per la questione, visti i consensi unanimi che ha raccolto circa l’alta qualità dell’informazione che propone, al punto che uno dei suoi servizi, quello dedicato alla vicenda del Lago Bianco al Passo di Gavia, in Lombardia – che chi legge questo blog conosce bene – la cui autrice è Cecilia Bacci, recentemente ha ottenuto il Premio Giornalistico “David Sassoli”.

Dunque, riassumendo: un programma televisivo che da una parte vince premi giornalistici, dall’altra viene minacciato di chiusura e nel mezzo un paese che peggiora la propria posizione nella classifica mondiale della libertà di stampa. Capite?

Speculazione finale: il servizio sul Lago Bianco di Cecilia Bacci trasmesso in “Indovina chi viene a cena” (che potete rivedere qui sotto) è dedicato a un caso non dei maggiori ma certamente tra i più emblematici circa l’uso che certa politica fa del nostro patrimonio naturale per scopi non così leciti, e ne ha dimostrato l’inqualificabile atteggiamento e l’aberrante ipocrisia. Be’, la messa a rischio del programma non sarà una vendetta alimentata anche da chi si sia sentito tirato in ballo e smascherato per il cantiere al Lago Bianco?

Ma certo, l’ho scritto… è solo una sarcastica speculazione, questa. Già.

Giovedì 2 maggio a Sondrio per il Lago Bianco (e per tutte le nostre montagne!)

Giovedì prossimo, 2 maggio, potrò fare una cosa alla quale tengo veramente molto e ne sono alquanto felice: sostenere la causa in difesa del Lago Bianco del Passo di Gavia dal devastante progetto sciistico che lo interessa. A Sondrio, alle 20.45, nell’incontro organizzato dal Circolo Culturale “Oltre i Muri” presso la Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio, nel centro del capoluogo valtellinese, insieme ad altri prestigiosi relatori. Trovate i dettagli nella locandina qui sopra riprodotta, cliccateci sopra per ingrandirla.

Credo sia un appuntamento estremamente significativo e importante: quanto è stato fatto al Lago Bianco rappresenta uno degli assalti più assurdi e demenziali, ma per certi aspetti anche delinquenziali, portati alle nostre montagne, peraltro in un luogo meraviglioso, dotato di altissime valenze ecologiche e naturalistiche, posto nella zona di massima tutela del Parco Nazionale dello Stelvio. Un caso emblematico che pone moltissime domande alle quali devono essere date risposte chiare e inequivocabili. Giovedì, a Sondrio, proveremo a fornirle e far comprendere non solo cosa di tanto grave è successo al Gavia ma anche, e soprattutto, cosa non deve e non dovrà più accadere.

Segnatevi l’appuntamento: se siete di zona o in zona, mi auguro vorrete partecipare e, anche così, dare sostegno alla causa in difesa del Lago Bianco, un gioiello alpino inestimabile che non possiamo permetterci di perdere. Grazie!

P.S.: iscrivetevi al gruppo Facebook “Salviamo il Lago Bianco“!

P.S.#2: invece qui trovate tutti gli articoli che ho dedicato alla vicenda del Lago Bianco.

Il Lago Bianco e il campionato nazionale di arrampicata sugli specchi, a Santa Caterina Valfurva

Se venisse istituito il campionato italiano di arrampicata sugli specchi, Santa Caterina Valfurva sarebbe sicuramente una delle sedi più appropriate per ospitarlo, visto l’impegno che il suo primo cittadino mette nella pratica della specialità.

Una delle sue ultime prestazioni al riguardo è notevole: in una recente conferenza stampa ha cercato di autoscagionarsi dalle palesi responsabilità di committente dei lavori di captazione delle acque del Lago Bianco al Passo di Gavia per alimentare gli impianti di innevamento artificiale delle piste di Santa Caterina citando alcuni estratti da un rapporto preliminare sui lavori dell’Ispra che, come denotano i referenti del Comitato “Salviamo il Lago Bianco, si basa su un veloce sopralluogo effettuato (non da Ispra) a cantiere ultimato, nel quale si dichiara che non sussisterebbe alcun problema né danno ambientale, e per ciò definendo egli “illazioni” le denunce in tal senso del Comitato, delle altre associazioni di tutela ambientale che si stanno interessando alla vicenda e dei tantissimi cittadini che hanno raccolto in loco testimonianze al riguardo.

L’Ispra è un ente benemerito e di indiscutibile attendibilità, ma quanto sopra equivale ad asserire che un autocarro non emetta sostanze inquinanti con i propri gas di scarico quando è a motore spento. Ah, grazie, bella scoperta! Ecco qui infatti, ritratte in maniera inequivocabile, le “illazioni” del sindaco di Santa Caterina:

Lo stesso primo cittadino, apparentemente così bravo nell’arrampicata sugli specchi, probabilmente non si rende conto – o finge di non rendersene conto – che glissando su tutte le altre evidenze che fanno dei lavori al Lago Bianco un atto di rara efferatezza ai danni dell’ambiente naturale del Gavia, prima o poi si cade a terra, pigliandosi pure una gran botta. Infatti, pare non rendersi conto della colpa primaria e fondante di tutta la questione: la presenza di un cantiere così impattante e di lavori talmente devastanti nella zona di massima tutela di un parco nazionale, ai danni di un elemento di valore assoluto per l’ecosistema locale quale è il Lago Bianco. Ma veramente non capisce ciò che ha commissionato? Sul serio non si rende conto della gravità di quanto accaduto? O forse sì, se ne rende conto e cerca in modi tanto goffi quanto grotteschi di tirare indietro le mani sporche di marmellata dal vasetto nel quale le ha a lungo intinte facendo credere che quella non era marmellata? Peccato che poi, appunto, con le mani così unte è andato ad arrampicarsi sugli specchi e inesorabilmente è scivolato a terra.

Inoltre, in generale: veramente il sindaco di Santa Caterina e tutti gli altri responsabili degli enti pubblici coinvolti nella questione non si rendono conto del portato devastante, a livello politico, morale, ambientale, culturale, etico, di quanto perpetrato al Lago Bianco? Se nella zona di massima tutela ambientale di un parco nazionale – un parco nazionale, sia chiaro, non un giardino pubblico di periferia – si può fare ciò che è stato fatto al Gavia, allora vuol dire che sulle montagne vale tutto, anche l’opera più deturpante, distruttiva, degradante, a maggior ragione dove non sussista alcun regime di tutela e salvaguardia del luogo. È accettabile secondo voi una circostanza del genere? È ciò che la nostra società civile, la nostra civiltà, può imporre ai territori montani e al loro ambiente naturale?

Questo, insomma, è il classico caso nel quale la toppa messa per tappare il buco è peggio del buco stesso. Sarebbe stato di gran lunga meglio se, più semplicemente e onestamente, nella sua conferenza stampa il sindaco di Santa Caterina avesse ammesso che, pure in presenza delle “autorizzazioni” ai lavori (le quali peraltro sono uno degli oggetti delle denunce e degli esposti di chi si oppone al cantiere), ci si è resi conto di quale grave errore sia stato pensare di captare acqua da un lago alpino naturale a oltre 2500 m di quota nel mezzo di un ecosistema tra i più preziosi delle Alpi Italiane tutelato da apposite normative sancite da un parco nazionale, per alimentare dei cannoni sparaneve. Invece no, il sindaco ha deciso di insistere con la propria arrampicata sugli specchi. Evidentemente non si sta nemmeno reso conto del danno che sta cagionando anche all’immagine del proprio comune e località turistica: danno ben evidenziato dal servizio sul cantiere al Lago Bianco della trasmissione di Rai3Indovina chi viene a cena” andato in onda in prima serata domenica 24 marzo (lo potete vedere cliccando sull’immagine lì sopra). Che anche per queste pur palesi evidenze ci sia bisogno del rapporto di qualche benemerito ente certificato?

Ultima cosa ma non ultima, vorrei nuovamente ribadire il grande plauso per tutti quelli che stanno agendo in difesa del Lago Bianco, in primis per i referenti del Comitato “Salviamo il Lago Bianco”, protagonisti di un’azione quanto mai fondamentale, emblematica, esemplare per la salvaguardia di questo meraviglioso territorio alpino italiano. Se non ci fossero stati loro, e se tanti altrui non li avessero appoggiato, sostenuti, seguiti in questa “battaglia”, non oso immaginare quali spaventosi danni sarebbero stati inferti al Lago Bianco nel silenzio e nell’impunità generali. Chapeau!

[Una recente immagine del Lago Bianco protetto dalla coltre nevosa invernale. Foto di Fausto Compagnoni, tratta da qui.]