Jack London, l’omaggio più significativo

Il 12 gennaio di 146 anni fa nasceva a San Francisco Jack London. Uno dei più grandi scrittori americani, uno dei più grandi americani, uno dei più grandi – di questo ultimo secolo e mezzo di civiltà umana. E da qui, pensare a Jack London significa pensare a Davide Sapienza, curatore e traduttore delle opere del grande autore americano tra i più importanti in assoluto. Dunque, l’omaggio più significativo a Jack London in questa ricorrenza odierna non può che essere il suo (uno dei tanti con cui Davide ha manifestato il proprio legame speciale con London): lo potete trovare e leggere cliccando sull’immagine qui sopra.

Ultrasuoni #17: i Dead Kennedys e il più fenomenale “F**k off!” nella storia del music business

25 marzo 1980: a San Francisco va in scena la terza edizione dei Bay Area Music Awards, evento antesignano di tutti i vari awards musicali che verranno negli anni successivi, a partire dagli MTV Music Awards. Il genere new wave sta diventando sempre più ascoltato tra i giovani e dunque “pompato” dal music business, dunque gli organizzatori dell’evento – legati a doppio filo alle grandi major discografiche –  decidono di invitare una di queste “nuove” band così acclamate dal pubblico giovane, e chiamano i Dead Kennedys. Peccato che i Dead Kennedys innanzi tutto non sono affatto una band new wave ma un gruppo seminale del punk-hardcore – in ciò dimostrando la concreta grande ignoranza dei dirigenti del music business nei riguardi del panorama musicale alternativo – ma sono pure noti, nella scena underground evidentemente del tutto sconosciuta ai suddetti dirigenti, per essere degli ironici, sagacissimi e graffianti contestatori del sistema politico, economico e mediatico statunitense.

[“Give Me Convenience or Give Me Death”, la raccolta dei Dead Kennedys nella quale si trova “Pull My Strings”.]
I Dead Kennedys, capitanati dall’iconico e carismatico cantante Jello Biafra, non sono così stupidi da rispondere “no” a un tale invito: vanno ai Bay Area Music Awards e per tutta la giornata pre-live provano uno dei loro pezzi più noti, California Über Alles, come da accordi con gli organizzatori. La sera salgono sul palco, tutti quanti indossando una camicia bianca con una grande S nera dipinta davanti, partono a suonare il pezzo suddetto ma dopo 15 secondi si fermano e Jello Biafra dice ai suoi compagni ma rivolgendosi al pubblico: «Aspettate, aspettate! Dobbiamo dimostrare che siamo adulti adesso. Non siamo una band punk rock, siamo una band new wave!”. Da sotto la camicia si tolgono una cravatta nera che, posta ora sulla S dipinta davanti, forma il simbolo “$” – quello dei dollari, sì – e attaccano Pull My String, un fenomenale brano inedito che rappresenta il più sublime, potente e indiscutibile «Fuck Off!» della storia al music business e alla sua “payola, ovvero la pratica tanto illecita quanto diffusissima – tutt’oggi, sia chiaro – con la quale le case discografiche pagano le emittenti radio-televisive per passare i brani musicali dei propri artisti, facendo credere che invece siano trasmessi così di frequente perché piacciano al pubblico. Il tutto al sarcastico grido di «Is my cock big enough, is my brain small enough, for you to make me a star?» (spero abbiate la sufficiente dimestichezza con l’inglese per tradurre!) cantato in faccia ai dirigenti delle case discografiche seduti in platea, con ovazione finale del pubblico a cui fa seguito la radiazione perenne da qualsiasi evento musicale futuro, comminata alla band da quei dirigenti così sonoramente sbeffeggiati: una “punizione” che in realtà per una punk band come i Dead Kennedys vale quanto l’oro, chiaramente. Insomma: fu un successo totale ed epocale per Jello Biafra e compagni!

Ma Pull My String, anche al di là di quanto sopra, è un grandissimo pezzo (include pure una sublime presa in giro di My Sharona dei The Knack, brano emblematico, per i Dead Kennedys, di certa musica considerata alternativa ma in realtà del tutto mainstream, il cui titolo nel cantato di Jello Biafra diventa “My Payola”) il quale dimostra l’altrettanta grandezza di una band che sul serio ha fatto la storia della musica alternativa americana e non solo, icona di geniale e innovativa sfrontatezza, monumento punk al quale devono moltissimo – a livello musicale e ancor più in quanto ad attitudine – quasi tutti i gruppi venuti dopo, e che ha lasciato ai posteri brani celeberrimi come – oltre a Pull My String – la citata California Über Alles, Too Drunk to Fuck o Holiday in Cambodia, solo per citarne alcuni.

Purtroppo – ve lo state chiedendo, lo so! – non esiste una testimonianza video dell’esecuzione di Pull My Strings ai Bay Area Music Awards di quel 25 marzo 1980. Sarebbe stato qualcosa di eccezionale e alquanto “didattico” per molti “artisti” musicali di oggi, del tutto comandati come burattini dalle proprie case discografiche – ma in ogni caso anche l’audio è assolutamente significativo e divertente. Per questo non posso che dire: «Chapeau!» e standing ovation perenne ai grandissimi Dead Kennedys!

Lawrence Ferlinghetti

…L’universo trattiene il suo respiro
C’è silenzio nell’aria
La vita pulsa ovunque
La cosa chiamata morte non esiste.

(Da Un mucchio di immagini spezzate in Poesie. Questi sono i miei fiumi (Antologia personale 1955/1993) Newton, Roma 1996, traduzione di Lucia Cucciarelli, pag.53.)

Clic.

INTERVALLO – San Francisco (USA), “City Lights” Bookstore

San Francisco è considerata la principale culla della Beat Generation, e la Beat Generation è nata in ovvero grazie a City Lights, la casa editrice aperta nel 1953 da Lawrence Ferlinghetti che pubblicò gli allora giovani poeti Jack Kerouac, Neal Kassady, Allen Ginsberg e Gregory Corso. Proprio “Urlo” di Ginsberg, oggi considerato il manifesto della Beat Generation, fu una delle prime pubblicazioni di City Lights: causò seri guai giudiziari e anche un periodo di galera per Ferlinghetti, che da sempre si era battuto per la libertà di stampa e di espressione.
City Lights è anche una delle più suggestive e intriganti librerie indipendenti di San Francisco, oggi come un tempo capace di attirare scrittori emergenti, artisti, creativi d’ogni genere oltre che, ovviamente, innumerevoli lettori.

Cliccate sull’immagine in testa al post per visitare il sito web di City Lights, oppure cliccate qui per vedere un servizio della RSI dedicato alla libreria e alla Beat Generation.

P.S.: anch’io, nel mio piccolo, ho dedicato alla Beat Generation una puntata del programma RADIO THULE, questa.

INTERVALLO – West Sacramento (California, USA), “Catch a book”

public01Ancora per la serie Arte pubblica indispensabile (per la promozione dei libri e della lettura, ma non solo – mi viene da definirle in tal modo le installazioni artistiche in spazi pubblici che abbiamo come protagonisti i libri e la lettura): Catch a book è una scultura in acciaio dell’artista americano Joseph Bellacera installata all’esterno della Arthur F. Turner Library di West Sacramento, cittadina della California.