L’analfabetismo funzionale è una piaga culturale irrefrenabile?

È inesorabilmente sconcertate e sconsolante ritrovarsi a constatare, nelle sempre più frequenti occasioni che con il passare del tempo si manifestano, il livello che l’analfabetismo funzionale diffuso nella nostra comunità sociale ha ormai raggiunto. Già denunciato lustri fa da figure illustri come Umberto Eco e Tullio De Mauro, il fenomeno appare ormai non più soltanto la conseguenza della mancanza più meno organica di strumenti culturali utili a comprendere il mondo nel quale si vive e le relative informazioni, mancanza riguardo la quale gli analfabeti funzionali potrebbero non avere colpe risultandone vittime, ma risulta l’espressione consapevole e mirata della non volontà di sapere, di conoscere, di informarsi, così da poter affermare o negare a priori ciò che si vuole pubblicamente sostenere senza il rischio di comprendere che quanto viene sostenuto sia sbagliato. Ovvero: non soltanto vi sono persone che leggono cose senza capirle permettendosi comunque di disquisirne pubblicamente, ma ve ne sono altrettante che consapevolmente decidono proprio di non leggere e di non sapere per poi dire cose. Anzi, paradossalmente è proprio su questa ostentazione di ignoranza che basano il loro dire cose in pubblico: così esse diventano la perfetta rappresentazione nella realtà del paradosso del cretino così mirabilmente raccontato da Fruttero e Lucentini, per il quale il cretino più è tale e più è convinto che i cretini siano gli altri. L’analfabeta funzionale alimenta tale suo stato anche con la convinzione che siano gli altri a non capire e solo lui ad avere capito tutto.

Così accade che il socratico (dacché attribuitogli) «so di non sapere», da impulso che alimenta il desiderio di conoscenza diventa in quelle persone la pretesa di non voler e dover sapere per poter imporre le proprie idee, talmente vuote di sostanza e sovente così immotivate e irrazionali da dover essere imposte con la forza verbale, l’urlo, la prepotenza, di contro senza ammettere alcuna discussione e tanto meno confutazione: ovviamente perché non saprebbero mai reggere un confronto sulle idee e sulla sostanza autentica delle cose e lo fuggono, rifiutandolo da subito attraverso quella loro ostinata arroganza.

Per questo l’analfabetismo funzionale è innanzi tutto una palese dimostrazione di debolezza di pensiero e d’animo oltre che di paura, di timore della verità effettiva che nel loro inconscio gli analfabeti funzionali sanno essere l’opposto delle proprie convinzioni. Come siamo giunti a questa sconsolante situazione? Be’, le risposte possono essere variegate e molte di esse sostenibili, tuttavia oggi è parimenti importante, oltre a capire le cause del fenomeno, reagire agli effetti. Anche in tal caso le risposte possono essere diverse e ciascuna di per sé buona: rifletterci sopra è quanto mai necessario. Di sicuro al riguardo resta assolutamente valida una delle celeberrime “leggi” di Arthur Bloch, da utilizzare come principio di (re)azione basilare:

Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.

(Nell’immagine in testa al post: una maglietta della quale si dovrebbero distribuire milioni di esemplari utilizzando i soldi del PNRR. Sarebbe una delle riforme migliori da finanziare, già.)

No, il cretino non prevarrà (forse)

P.S. (Pre Scriptum): solo dopo che ho scritto di mia più spontanea riflessione il testo sottostante, ho letto dell’ultimo “Rapporto Censis sulla situazione sociale del paese”, pubblicato oggi 03 dicembre (dal quale è tratta la tabella qui sotto riprodotta), che fotografa una società italiana per troppa parte impregnata di “irrazionalismo” – un bel termine per definire la cretinaggine nelle sue varie forme. Una coincidenza, insomma, di quelle che tuttavia non appaiono poi così casuali.

Comunque, uno dei problemi fondamentali di questo nostro mondo resta quello per cui le persone capaci, competenti, talentuose e argomentative vengono ancora troppo spesso messe a tacere o in ombra da persone incompetenti, ignoranti, incapaci di far tutto fuorché alzare la voce e farsi sentire, e ciò con la disdicevole complicità dei media contemporanei sempre pronti a dare eco alla banalità, più facile da trasmettere e comprendere senza usare il cervello, che alla complessità con la quale agevolare il pensiero intellettuale. In tal modo si alimenta la “rotazione” del relativo circolo vizioso il cui moto spinge sempre più in basso il livello di cognizione generale diffuso, al contempo indebolendo l’efficacia degli strumenti culturali che potrebbero contrastare questo degrado.

Di contro, quei media contribuiscono pure a ingigantire il problema: in realtà gli incompetenti restano in minoranza, la «prevalenza del cretino» evocata dai mirabili Fruttero & Lucentini in tempi non sospetti, ovvero quando non c’era ancora la cassa di risonanza “perfetta” dei social network, non è affatto soverchiante. Solo che, appunto, i competenti e i talentuosi, consci delle loro doti, fanno e dicono cose senza aver bisogno di urlarle e di doversi “realizzare” attraverso la pubblica compiacenza, mentre gli incompetenti a volte fanno notizia anche per l’entità dei danni che compiono o delle stupidaggini che proferiscono – danni e stupidaggini poi mitigate e risolte proprio dagli altri, in silenzio e lontano dalle luci della ribalta mediatica. D’altronde, se non andasse così, la civiltà umana si sarebbe estinta già da un bel po’.

C’è da essere fiduciosi e pazienti, insomma, coltivare le personali capacità, competenze, cognizioni e doti (o lavorare sodo per formarle e renderle sempre più valide), aumentare gli strumenti culturali a disposizione personale e nel frattempo aspettare che gli inetti si estinguano da soli, facilmente con le proprie mani. Il cretino pensa sempre che i cretini siano gli altri e di non dover imparare nulla perché crede di sapere già tutto: in forza di ciò, prima o poi subisce le conseguenze delle sue azioni senza nemmeno rendersene conto (e continuando a incolpare altri, ma tant’è). Bisogna solo osservare l’unica accortezza di starsene lontani, da quelli, e di contenere le loro azioni affinché le conseguenti reazioni dannose non coinvolgano niente e nessun altro, ecco.

P.S. (Post Scriptum): anche se, ammetto, leggere dal rapporto Censis sopra citato che più di tre milioni e mezzo di italiani, anche con livello di istruzione elevato, crede che la Terra sia piatta non mi rende affatto tranquillo, riguardo il buon futuro – almeno di quello prossimo – del nostro mondo.

Gli italiani sono bravi

(Immagine tratta da https://www.librimondadori.it/autore/fruttero-lucentini/)

Tranne forse gli animali delle favole di La Fontaine, nessuno è mai stato bravo come gl’italiani nell’arte d’inventare nobili pretesti per eludere i propri doveri e fare i propri comodi.

(Fruttero & LucentiniLa gita scolastica ne La prevalenza del cretino, Mondatori, Milano, 1985; nuova ed. Il Cretino, collana “Bestsellers”, 2012.)