Da oggi “Uomini e montagne”, il nuovo podcast di Orobie (e ci sono anch’io!)

Da oggi, 15 gennaio, sul sito di “OROBIE” e sulle principali piattaforme potete ascoltare “Uomini e montagne”, il nuovo podcast curato da Davide S. Sapienza con la regia e il sound design di Damiano Grasselli: un’affascinante immersione per voci e suoni tra vette che toccano il cielo e storie che sfidano il tempo, da scoprire, esplorare, conoscere lascandosi guidare un passo dopo l’altro fin nel cuore e nell’anima della montagna.

Il primo episodio si intitola “L’intelligenza dei piedi” ed è dedicato a uno degli angoli più spettacolari e emblematici delle Grigne, la parete Fasana del Pizzo della Pieve, alla cui storia si intreccia quella di un figura fondamentale per le montagne e l’alpinismo: Vitale Bramani, primo salitore con Eugenio Fasana della parete e inventore delle suole “Vibram”, negli anni Trenta rivoluzionarie e a tutt’oggi tra le più utilizzate in assoluto da chiunque vada per monti e vette.

[Immagine tratta da “Orobie Extra” del 07/01/2025. Cliccate qui per vedere la puntata.]
Nel podcast ci sono anche io: cercherò di raccontarvi il Genius Loci della parete Fasana e la relazione speciale, geografica, antropologica, culturale che lega la parete e il Pizzo della Pieve con la Valsassina, la sua gente e con chi da turista o escursionista vi passi alle sue pendici e volga lo sguardo verso l’alto cogliendone l’imponenza e la referenzialità per l’intero territorio valsassinese.

Dunque, vi invito calorosamente all’ascolto di “Uomini e montagne” e, nel caso, fatemi sapere che ne pensate!

Un nuovo podcast “montano” da non perdere

Nell’ultima puntata di “Orobie Extra”, in onda da martedì 7 gennaio scorso e condotta al solito da Cristina Paulato (cliccate sull’immagine qui sopra per vederla), gli amici Ruggero Meles e Davide Sapienza hanno presentato alcune delle novità che caratterizzeranno la rivista “OROBIE” appena rinnovatasi con il numero di gennaio in edicola: il primo reportage della serie “Uomini e montagne”, dedicato ad alcune grandi e emblematiche pareti delle Alpi lombarde – apre la serie il Pizzo della Pieve e la sua parete Fasana, la più alta delle Grigne, raccontata da Meles – e un ciclo di podcast curato da Davide Sapienza con la regia di Damiano Grasselli, drammaturgo e fondatore del Teatro Caverna, che accompagnerà i reportage ampliandone e arricchendone tanto i contenuti quanto le visioni.

Il primo, quello sulla parete Fasana, si intitola “L’intelligenza dei piedi” e ci sono dentro anche io: lo potrete ascoltare dal 15 gennaio sul sito di “OROBIE” e sulle principali piattaforme.

Ringrazio di cuore Davide – che di podcast dedicati alla Natura è ormai uno degli autori più apprezzati – per avermi coinvolto in questa bella e affascinante novità (e Meles che l’ha sostenuta), che rappresenta un modo non solo innovativo di raccontare le montagne ma pure di dare ancora più senso, sostanza e valore a molto di ciò che rappresentano per i territori, le geografie, i paesaggi e le comunità che abitano alle loro pendici, oltre che per l’identità culturale che rende peculiare la loro vita lassù nel tempo e ancor più nel prossimo futuro.

Dunque, appuntamento al prossimo 15 gennaio!

“Acqua di montagna”, un podcast

Con grande onore e altrettanto piacere ho potuto intervenire in “Breccast”, il podcast della testata on line “Breccia”, nel corso della puntata del 24 marzo scorso dal titolo “Acqua di montagna ora on line su SpotifyAnchorAmazonAppleGoogle.

Una puntata che, prendendo spunto dalla leggenda che lega il Lago Bianco e il Lago Nero al territorio del Passo del Gavia e arrivando al progetto di approvvigionamento delle loro acque da parte del comprensorio sciistico di Santa Caterina Valfurva, si occupa di montagna e dell’insensatezza di molti progetti dell’industria sciistica odierna (Monte Tonale Occidentale, Montecampione, Maniva), ma d’altro canto citando anche episodi positivi di comunità che provano a scegliere una strada diversa da cemento, impianti e spreco di denaro pubblico. Proprio su queste tematiche ho potuto portare il mio contributo e la mia visione al riguardo: ringrazio di cuore Emanuele Galesi, giornalista di “Breccia” e uno dei curatori del podcast, che mi ha proposto e offerto questa preziosa e importante opportunità.

Potete ascoltare la puntata cliccando sull’immagine qui sotto. Buon ascolto!

Ultrasuoni #18: Gluecifer, Soaring with Eagles at Night…

[Immagine tratta da tuneoftheday.blogspot.com, fonte qui.]
Nel ristrettissimo novero degli album musicali che verrebbe da definire “impeccabili”, quelli dove tutti gira alla perfezione, ogni elemento è nel posto giusto al momento giusto, tutte le canzoni sono ottime, non ci sono riempitivi e momenti di stasi, i musicisti suonano in stato di grazia e ogni volta che li si ascolta è entusiasmante quasi come fosse la prima, sicuramente io ci metto Soaring with Eagles at Night, to Rise with the Pigs in the Morning dei norvegesi Gluecifer, una delle migliori hard rock band dell’altrettanto miglior scena rock dei tempi moderni, quella scandinava.

In Soaring with Eagles… c’è tutta la storia del rock’n’roll declinata in ogni possibile accezione, da quelle primigenie elvispresleyane ai Rolling Stones, agli MC5 e agli Stooges fino alle interpretazioni di matrice punk-hardcore molto diffuse proprio in Scandinavia, e tutte quante ovvero tutti i brani dell’album suonati con un’energia incredibile, che li rende al contempo tanto “terremotanti” quanto dotati di grande appeal, anche perché l’esecuzione pur così energica non nasconde affatto la matrice elementale rock’n’roll.

Ascoltatevi brani come Silver Wings,

oppure Lord of the Dusk,

o ancora Go Away Man,

e converrete con me sulla grandezza di questo album, uscito nel 1998 ovvero nel periodo aureo dell’hard rock scandinavo, quando quasi tutte le band di lassù sfornavano grandi album che hanno (ri)scritto la storia del genere, riuscendo persino a offuscare la grande tradizione americana al riguardo. Probabilmente i Gluecifer sarebbero globalmente ben più famosi di quanto non siano, se non si fossero trovati davanti, nel loro stesso paese, gli insuperabili Turbonegro; ma, al di là di questo aspetto, la loro bella impronta nella fangosa storia del rock contemporaneo l’hanno lasciata senza alcun dubbio.

Ultrasuoni #17: i Dead Kennedys e il più fenomenale “F**k off!” nella storia del music business

25 marzo 1980: a San Francisco va in scena la terza edizione dei Bay Area Music Awards, evento antesignano di tutti i vari awards musicali che verranno negli anni successivi, a partire dagli MTV Music Awards. Il genere new wave sta diventando sempre più ascoltato tra i giovani e dunque “pompato” dal music business, dunque gli organizzatori dell’evento – legati a doppio filo alle grandi major discografiche –  decidono di invitare una di queste “nuove” band così acclamate dal pubblico giovane, e chiamano i Dead Kennedys. Peccato che i Dead Kennedys innanzi tutto non sono affatto una band new wave ma un gruppo seminale del punk-hardcore – in ciò dimostrando la concreta grande ignoranza dei dirigenti del music business nei riguardi del panorama musicale alternativo – ma sono pure noti, nella scena underground evidentemente del tutto sconosciuta ai suddetti dirigenti, per essere degli ironici, sagacissimi e graffianti contestatori del sistema politico, economico e mediatico statunitense.

[“Give Me Convenience or Give Me Death”, la raccolta dei Dead Kennedys nella quale si trova “Pull My Strings”.]
I Dead Kennedys, capitanati dall’iconico e carismatico cantante Jello Biafra, non sono così stupidi da rispondere “no” a un tale invito: vanno ai Bay Area Music Awards e per tutta la giornata pre-live provano uno dei loro pezzi più noti, California Über Alles, come da accordi con gli organizzatori. La sera salgono sul palco, tutti quanti indossando una camicia bianca con una grande S nera dipinta davanti, partono a suonare il pezzo suddetto ma dopo 15 secondi si fermano e Jello Biafra dice ai suoi compagni ma rivolgendosi al pubblico: «Aspettate, aspettate! Dobbiamo dimostrare che siamo adulti adesso. Non siamo una band punk rock, siamo una band new wave!”. Da sotto la camicia si tolgono una cravatta nera che, posta ora sulla S dipinta davanti, forma il simbolo “$” – quello dei dollari, sì – e attaccano Pull My String, un fenomenale brano inedito che rappresenta il più sublime, potente e indiscutibile «Fuck Off!» della storia al music business e alla sua “payola, ovvero la pratica tanto illecita quanto diffusissima – tutt’oggi, sia chiaro – con la quale le case discografiche pagano le emittenti radio-televisive per passare i brani musicali dei propri artisti, facendo credere che invece siano trasmessi così di frequente perché piacciano al pubblico. Il tutto al sarcastico grido di «Is my cock big enough, is my brain small enough, for you to make me a star?» (spero abbiate la sufficiente dimestichezza con l’inglese per tradurre!) cantato in faccia ai dirigenti delle case discografiche seduti in platea, con ovazione finale del pubblico a cui fa seguito la radiazione perenne da qualsiasi evento musicale futuro, comminata alla band da quei dirigenti così sonoramente sbeffeggiati: una “punizione” che in realtà per una punk band come i Dead Kennedys vale quanto l’oro, chiaramente. Insomma: fu un successo totale ed epocale per Jello Biafra e compagni!

Ma Pull My String, anche al di là di quanto sopra, è un grandissimo pezzo (include pure una sublime presa in giro di My Sharona dei The Knack, brano emblematico, per i Dead Kennedys, di certa musica considerata alternativa ma in realtà del tutto mainstream, il cui titolo nel cantato di Jello Biafra diventa “My Payola”) il quale dimostra l’altrettanta grandezza di una band che sul serio ha fatto la storia della musica alternativa americana e non solo, icona di geniale e innovativa sfrontatezza, monumento punk al quale devono moltissimo – a livello musicale e ancor più in quanto ad attitudine – quasi tutti i gruppi venuti dopo, e che ha lasciato ai posteri brani celeberrimi come – oltre a Pull My String – la citata California Über Alles, Too Drunk to Fuck o Holiday in Cambodia, solo per citarne alcuni.

Purtroppo – ve lo state chiedendo, lo so! – non esiste una testimonianza video dell’esecuzione di Pull My Strings ai Bay Area Music Awards di quel 25 marzo 1980. Sarebbe stato qualcosa di eccezionale e alquanto “didattico” per molti “artisti” musicali di oggi, del tutto comandati come burattini dalle proprie case discografiche – ma in ogni caso anche l’audio è assolutamente significativo e divertente. Per questo non posso che dire: «Chapeau!» e standing ovation perenne ai grandissimi Dead Kennedys!