Un bagno turco, prego!

In cambio del suo archivio alla Biblioteca Cantonale di Lugano, Guido Ceronetti aveva chiesto una villa con il bagno turco. Quando gli avevano mostrato la villa lui era corso a vedere il bagno e si era profondamente arrabbiato nel trovare un normale water; aveva detto “Non posso accettarlo! Qui sopra la gente ci muore”, e aveva chiesto di distruggerlo immediatamente per sostituirlo con un bagno turco.

[AA.VV. (a cura di Paolo Nori), Repertorio dei matti del Canton Ticino, Marcos y Marcos, 2019, pag.119.]

Guido Ceronetti (1927-2018)


Guido Ceronetti era uno dei quegli intellettuali ancora capaci di meritarsi pienamente tale impegnativo titolo (ovvero uno degli ultimissimi rimasti, sarebbe meglio dire) perché in grado, attraverso pensieri realmente fulminanti – capaci come il fulmine tanto di illuminare quanto di folgorare, ancorché spesso composti da poche, essenziali parole – di descrivere e identificare certe cose della realtà con intensità ineguagliabile e, non di rado, con chiarezza tale da risultare rivoluzionaria – o sovversiva, se preferite. Una dote che con irritante convenzionalismo viene spesso definita (anche per lui, anche in queste ore sui vari media) “irriverenza”, e invece altro non è che lucidissima intelligenza.

Ma tra gli innumerevoli suoi pensieri così potenti e originali, ora me ne viene in mente soprattutto uno, all’apparenza semplice, secondario se non quasi banale, sorta di pour parler informale eppure, a ben vedere, assolutamente emblematico: un pensiero còlto in una delle sue rare ospitate televisive, ormai parecchi anni fa, col quale Ceronetti “denunciava” la sconcertante ipocrisia presente nella domanda che tutti poniamo a chiunque altro ci si pari davanti, appena dopo il saluto: come stai? Domanda ipocrita, già, dacché quasi mai ci importa veramente come sta la persona che abbiamo di fronte, perché dunque frutto di un automatismo conformista ed emotivamente sterile, e perché è una domanda che, quasi sempre, richiede se non “pretende” una risposta falsa – quel «bene, grazie!» con tutte le sue possibili varianti che, appunto, facilmente non rispecchia la realtà personale e generale. Ed è così, funziona proprio così, inesorabilmente. Sembrerebbe un pensiero fin troppo cinico, questo, ma rifletteteci sopra se piuttosto non sia sul serio alquanto obiettivo e meno ipocrita (o per nulla tale) di ogni altra considerazione al riguardo, e se le relative eccezioni non siano molte meno delle conferme!

Ecco, questo era Guido Ceronetti. Era, purtroppo – per la nostra cultura, per la nostra società. Purtroppo per noi tutti.

(L’immagine in testa al post è tratta da http://www.mangialibri.com)