Ogni volta che partecipo, assisto o vengo a sapere di eventi come quello di domenica a Bormio riguardante il famigerato progetto della “tangenzialina” dell’Alute, mi chiedo: «Ma, a fronte di tanta partecipazione popolare e di una chiara posizione collettiva, sovente maggioritaria, verso certi progetti imposti e palesemente sbagliati, che cosa diranno gli amministratori pubblici? Ci rifletteranno sopra oppure se ne infischieranno bellamente e tireranno dritto verso i propri obiettivi personali?»
Nella maggior parte dei casi, purtroppo, la risposta che mi do è la seconda.
Basta constatare il comportamento reiterato degli amministratori del Monte San Primo, di Valtournenche e della Val d’Ayas per il Vallone delle Cime Bianche, della Valfurva per il Lago Bianco, del sondriese per le opere stradali “olimpiche” in Valtellina, di Bormio per la Piana dell’Alute appunto… e cito qui solo le vicende delle quali ho conoscenza diretta tra le tante altre citabili. Tutti casi nei quali il modus operandi delle amministrazioni pubbliche coinvolte è stato ed è lo stesso: presunzione, arroganze varie e assortite, negazione di qualsiasi dialogo con i comitati nati contro le opere proposte e di interlocuzione con le comunità, a volte pure gli insulti contro chi non si allinea alle loro posizioni.
A parte che tali atteggiamenti non c’entrano nulla con qualsivoglia concetto e idea di democrazia, dimostrando piuttosto una volontà di reggenza del potere che tiene conti solo dei propri interessi particolari – politici di parte, propagandistici, elettorali per non dire di altri ancora più biechi – a me sembrano la pura e semplice dimostrazione di come tali amministrazioni siano nel torto, ne siano pienamente consapevoli e, per questo ovvero sapendo di non poter sostenere le proprie posizioni in maniera logica e ammissibile, decidono di evitare qualsiasi confronto virando nell’aggressività e nell’ingiuria.
È veramente tollerabile un comportamento del genere da parte di amministrazioni pubbliche che rappresentano intere comunità e non solo una parte spesso minima di esse quando, peggio, soltanto pochi soggetti ad esse sodali? O da ciò emerge non soltanto un problema ambientale, economico, giuridico, politico oltre che di rappresentanza ma pure, e forse soprattutto, di democrazia?
Sappiamo ancora, poi, cos’è la democrazia? O finiamo sempre più spesso per darla per scontata facendo il gioco di certa politica e dei suoi oscuri fini, ancor più tali se imposti a territori in ogni senso “speciali” come quelli delle nostre montagne?

bravo Luca
domande ben poste anche se ritengo che rimarranno senza risposte
i ns politici sono pcp avvezzi a farlo secondo me
quando invece sarebbe SEMPRE BENE e su qualunque tematica che la politica in veste dei ns amministratori desse riscontri
Diversamente la foto di Sordi nel famoso film ben rappresenta la situazione
Un caro saluto
Giulio
Buongiorno Giulio!
Spero stia benissimo, lei e i suoi cari!
Grazie dell’approvazione: dal mio punto di vista, come cittadino membro di una comunità deomcratica governata da una rappresentanza politica, qualsiasi essa sia, trovo inammissibili comportamenti del genere da parte di chi rappresenta quella comunità ovvero noi tutti e la gestione dell’amministrazione pubblica attraverso modalità che spesso ben poco hanno di democratico. Come se l’esercizio della democrazia si risolvesse nel mero gesto delle votazioni e poi gli eletti si sentissero il diritto di fare ciò che vogliono rompendo ogni interlocuzione con la società civile! Cioè, facendoci a tutti quanti il gesto di Sordi!
Inaccettabile, appunto.
Grazie ancora, a presto!
Il guaio è che poi nel chiuso delle urne si dimenticano di tutto questo oppure per una protesta sterile non vanno a votare consentendo alla minoranza di diventare maggioranza.
Vero, anche se devo purtroppo rimarcare che la politica ha fatto di tutto, negli ultimi decenni, per rendere l’esercizio del voto elettorale democratico una pratica sempre meno gradita, anche ove se ne riconosca il valore. E’ una questione complessa ma che non ha soluzione formale, temo, nel senso che – dal mio punto di vista – tocca votare il meno peggio (o scheda bianca, che però è un po’ meschino: ma lo posso dire perché è quel che faccio da tempo.)
Concordo con te che la disaffezione delle urne ha un’origine lontana. Chi va a votare vota un simbolo a prescindere. Comunque sarebbe un discorso troppo lungo e fuori contesto.