
E non intendo solo il rumore acustico – sia esso emanato, ad esempio, dal traffico veicolare o dal parlare sempre più urlato di certe persone – che comunque trovo abbastanza fastidioso (a vivere in montagna l’udito vi si disabitua) quanto tutto quel “rumore” solo formalmente immateriale generato dai social e dall’infosfera, i quali per certi versi rappresentano un mondo parallelo a quello reale nel quale vi restiamo di più, per forza o per diletto.
La prima cosa che faccio ogni mattina, quando arrivo in ufficio, è leggere alcuni siti d’informazione che trovo apprezzabili: un paio italiani e alcuni internazionali, più qualcosa di locale.
Non guardo la TV e dunque non fruisco della sua “informazione”: d’alto canto non dovrei nemmeno farlo, se ne volessi di qualità. A volte ascolto le rassegne stampa offerte da alcuni canali radio.
Fatto sta che ci sono certi giorni nei quali, su dieci notizie che leggo sui media d’informazione, otto sono variamente tragiche: guerre, stragi, crimini e misfatti d’ogni sorta, disastri climatici e ambientali, atti politici inquietanti, dati e statistiche preoccupanti, eccetera. A volte sono anche dieci su dieci, raramente tali brutte notizie sono la minoranza.
È rumore anche questo, a ben vedere. Altrettanto fastidioso, stridente, irritante, nonché parecchio inquietante appunto. Ne siamo soggetti ogni giorno e quotidianamente c’è di che angosciarsi e di che farsi ottenebrare la giornata fin dal primo mattino, a volte al punto da innervosirsi per certi fatti riferiti. Credo che ogni persona sensata e sensibile reagisca in questo modo, d’altro canto. Vorrei ben vedere, quando leader mondiali evocano di continuo lo spettro di armi nucleari e terze guerre mondiali: lo facciano anche solo per mera propaganda geopolitica, l’inquietudine al riguardo sorge inevitabile.
Dunque, al contempo che ogni mattina mi metto a leggere le ultime notizie, c’è una domanda ormai solita che mi sorge spontanea: è meglio restare quotidianamente informati su ciò che accade nel mondo, ma così dovendo leggere brutte notizie a iosa restandone spesso angosciati e innervositi, oppure è meglio non leggere nulla vivendo nell’ignoranza dei fatti accaduti ma per ciò evitando angosce varie e vivendo le giornata con maggior leggerezza di mente e d’animo?
Confesso di non saper rispondere.
Se non mi informo adeguatamente su ciò che accade nel mondo mi sento privo delle nozioni per capirne le dinamiche della contemporaneità e alienato dalla realtà corrente (e in effetti lo sono, per molti aspetti), quando lo faccio ne ricavo più preoccupazioni che serenità, e quelle volte che invece non leggo nulla è indubbio che ne traggo un certo sollievo e una levità mentale assolutamente salutare – come accade quando sono in vacanza, quando la disconnessione dal web e dunque pure dall’infosfera contribuisce ad agevolare il relax.
Già.
Non so proprio stabilire cosa sia più giusto… meglio, più salubre fare.
Continuerò a pensarci.
Buonanotte.

