L’attesa dei luoghi, il seminario organizzato ieri da ALPES nella prestigiosa sede della Fondazione Stelline di Milano, è stato un successo sotto ogni punto di vista ma, in primis, per aver generato un vivo e redditizio confronto sui temi proposti, in effetti fondamentali nel merito tanto della gestione “politica” dei territori abitati quanto nella considerazione culturale dei paesaggi che ne derivano: aspetti che, nel loro compendio, determinano gran parte dell’immaginario del mondo antropizzato contemporaneo e influenzano le sue modificazioni materiali e immateriali. Inoltre, avendo fatto conoscere agli intervenuti alcuni luoghi profondamente affascinanti in grado di offrire spunti per progettualità – anche in tal caso materiali e immateriali – preziose ed emblematiche proprio perché aventi pure una forte matrice culturale, oltre agli strumenti utili a sostenere i possibili interventi.
Ma dal complesso dei vari interventi che hanno animato il seminario, tutti di notevole livello, è scaturita anche la forte componente poetica generata da certi spazi dotati di un potente (ancorché dormiente)
Genius Loci. Conoscete di sicuro quel noto aforisma di
Lessing, «L’attesa del piacere è essa stessa il piacere»; ecco, potrei proporre una variante del genere «
L’attesa dei luoghi è essa stessa un “luogo”»: mentale, emozionale, forse anche spirituale, creativo, immaginifico nel senso più attivo del termine…
Una predisposizione alla relazione approfondita con i luoghi propedeutica ad una rinnovata essenza, conoscenza, esistenza, resilienza, rinascita di essi – un qualcosa di certamente piacevole e intrigante, appunto. E che rappresenti a suo modo “un piacere”, come si usa dire, per i luoghi e i territori in cui si trovano.
Insomma, ieri, dalla Fondazione Stelline, è transitata una strada che ALPES ha avviato da qualche tempo e il cui percorso culturale conoscerà certamente ulteriori, interessanti e importanti sviluppi, quanto mai preziosi e necessari nel contesto contemporaneo. Da seguire, senza dubbio.