In montagna ci si può sentire (quasi) sempre liberi.

In montagna ci si può sempre sentire liberi.

Liberi della libertà di non farsi condizionare da circostanze che limiterebbero altri.

Per la scelta di liberarsi da ciò che altri prevedono per te e di affidarsi alla propria esperienza, e così di stabilire liberamente da soli cosa sia “bel tempo” e cosa no.

La libertà di scegliere quale percorso percorrere, sapendo che in tali condizioni la montagna è “tutta per sé” (e viceversa).

La libertà di poter camminare sotto la pioggia, sapendo di essere ben equipaggiati.

La libertà di poter valutare autonomamente l’evolversi delle condizioni e determinare i limiti da non superare.

La libertà dai rumori antropici, vista l’assenza di chi li diffonde.

La libertà della relazione con la Natura d’intorno, senza nessun elemento disturbante.

E anche la libertà di sorridere di quelli – con tutto il rispetto del caso – che chiamano queste condizioni «brutto tempo» non sapendo che in montagna, salvo rari casi, il “brutto tempo” non esiste.

In montagna ci si può sentire sempre liberi ma non da una cosa: la coltivazione della consapevolezza profonda e compiuta del valore della libertà. Un po’ come proprio le montagne che sono quasi ovunque ma non per questo siamo autorizzati a viverle banalmente e a non comprenderne il valore culturale, anche la libertà è quasi ovunque ma non per questo possiamo darla per scontata e non apprezzarne l’importanza ineludibile per la nostra esistenza quotidiana. Esattamente come le montagne, di nuovo, per chi le vive con passione e sensibilità autentiche.

Il gran priviliegio di essere stato ieri al Rifugio Del Grande Camerini

Ho avuto la fortuna di tenere eventi in location assolutamente prestigiose e ricche di fascino, tanto per i siti nelle quali si trovano quanto per i grandi personaggi che hanno ospitato nel tempo, ma devo ammettere che parlare di libri e di cultura delle montagne in un posto affascinante come il Rifugio Del Grande-Camerini, che ha come “scenografia” principale il glaciale versante nord del Disgrazia (vedi sopra, la foto è mia) , è un’occasione più unica che rara!

Non solo, a cotanto cospetto dell’imponente Disgrazia, presentare I 3900 delle Alpi (MonteRosa Edizioni) dell’illustre Alberto Paleari e dialogare amabilmente con lui di grandi montagne – e di cose altrettanto grandi che si fanno sulle montagne – nell’ambito della rassegna VALMALEGGO in una giornata dalla meteo ideale, accolti dalla simpatia, dall’affabilità e dalle capacità culinarie dei gestori del meraviglioso Rifugio Del Grande-Camerini – uno dei pochi rifugi “veri” ancora rimasti sulle Alpi lombarde, gestito dalla super dinamica (e per ciò altrettanto ammirevole) sezione CAI di Sovico, fa della citata fortuna un privilegio di livello assoluto!

Ringrazio di cuore Marina Morpurgo, curatrice di VALMALEGGO e colei che mi ci ha coinvolto anche quest’anno, Isabella Derla della Libreria Metamorfosi – la libreria “ufficiale” della rassegna, Alberto Paleari con il quale la chiacchierata è stata veramente bella ed empatica (anche grazie ai contenuti del suo libro), di nuovo i gestori del Rifugio Del Grande Camerini e, ultimi ma non ultimi, i tanti escursionisti presenti, molti occasionalmente – ma che si sono fermati ad ascoltarci – ed altri saliti appositamente per l’incontro: una camminata non indifferente da mille metri di dislivello e con ben pochi tratti pianeggianti lungo il percorso, il che rende la loro presenza ancora più preziosa.

Come vedete dalla locandina qui sotto, VALMALEGGO continua con altri interessantissimi incontri nei rifugi della Valmalenco: un modo bellissimo per frequentarli e per goderne la bellezza paesaggistica al contempo conoscendo libri e autori di grande importanza. Serve invitarvi a non mancarli, se vi sarà possibile? Penso proprio di no!