Il grande pericolo dei nostri tempi è determinato dall’effetto moltiplicatore della tecnica che, sostituendosi alla manualità, rischia di facilitare lo stravolgimento del territorio. L’omologazione dei paesaggi, generati dalla speculazione e da una tecnologia non saggiamente governata, impone riflessioni radicali sul paesaggio inteso quale specchio dell’agire umano. La manutenzione dei paesaggi, il prendersi cura fondato su di una pratica secolare che ha plasmato la montagna alpina, rischiano di tramutarsi in «manomissione» con effetti di omologazione e perdita di un enorme patrimonio culturale. Il «manomettere», intendendo il verbo nel suo senso comune del «guastare» e dell’«offendere», è quindi un «mettere mano» insofferente verso i vincoli, che non considera i limiti costitutivi dell’agire umano dai quali solo illusoriamente possiamo immaginare di affrancarci.
(Annibale Salsa, I paesaggi delle Alpi. Un viaggio nelle terre alte tra filosofia, natura e storia, Donzelli Editore, 2019, pagg.96-97. Cliccate sull’immagine qui sotto per leggere la mia “recensione” al libro. Nella foto in testa al post: il Lago di Endine e la Val Cavallina, in provincia di Bergamo.)