Le parole si sgretolano, in questo mondo pornoemotico (Kari Hotakainen dixit)

In questo mondo pornoemotico, dove piangere davanti alla tivù è diventato il segno dell’autenticità, le parole che contano si sgretolano a partire dagli angoli e perdono ogni efficacia.

(Kari Hotakainen, Täiteilijät käyttävät kärsimystä keppihevosena (“Gli artisti usano il dolore come capro espiatorio”, Helsingin Sanomat, 19/04/2014: citato da Nicola Rainò nella postfazione de La legge di naturaIperborea, 2015)

karihotakainen3Hotakainen descrive perfettamente, pur in poche (ma intense, non a caso) parole, la drammatica perversione del linguaggio nella pornoemotica (neologismo azzeccatissimo!) epoca contemporanea, nella quale la finzione emozionale, con cui si vuole far credere di saper/poter esprimere qualcosa, in verità non esprime nulla di nulla (se non un senso di vuoto pressoché assoluto) e in più distrugge l’autentica, suprema e insuperabile espressività che creature intelligenti e senzienti come noi detengono come nessun altra, ovvero le parole. E se si sgretolano esse, si sgretola il senso stesso dell’essere umani: si diviene creature non più in grado di comunicare, non più in grado di capirsi vicendevolmente, non più capaci di evolvere.
In fondo, è questo l’unico buon motivo (seppur inconscio, temo) che tanti possono avere per piangere davanti alla tivù: la loro dipartita culturale. Amen.

Scrivere libri è così penoso! (Kari Hotakainen dixit)

“Laura sollevò la penna e guardò il foglio. Tutto fuori dalle righe, grafia orrenda. Bevve un po’ d’acqua e lesse quello che aveva scritto. Terribile. Detto a parole non avrebbe fatto nessun effetto, pensò. Ma così per iscritto suonava orribile e definitivo. Ma come fanno a scrivere i libri? Dev’essere così penoso. Centinaia di pagine definitive…”

(Kari Hotakainen, La legge di natura, Iperborea, 2015, traduzione e postfazione di Nicola Rainò; orig. Luonnon Laki, 2013)

Hotakainen1Eh, l’antinomia della scrittura è proprio tutta lì: scrivere è – deve essere – al contempo divertente e penoso, leggero e faticoso, mutevole e definitivo. Perché da un lato scrivere è esercizio vitale, e la vita deve – dovremmo fare in modo che sia – divertente, leggera nel senso di agevole, mutevole ovvero mai ordinaria e immutabile; dall’altro è penoso perché ogni parola andrebbe soppesata, calibrata, lungamente meditata, ergo faticoso come un esercizio che ci impegni a fondo e con tutto noi stessi, e definitivo perché ciò che si è scritto ci rappresenta, ci giudica, ci conferisce valore e ci consente di salvarci da quella condanna – a sua volta definitiva, non a caso – che ci cadrebbe addosso nel caso di una scrittura inutile, priva di senso e di sostanza letteraria. La scrittura è una sentenza che ci scriviamo da soli, in pratica: fosse per noi la vorremmo sempre di assoluzione con elogio ma, non di rado e senza che ce ne rendiamo conto, è invece di condanna senza appello.

Kari Hotakainen, “Colpi al Cuore”

Con tanto di raccomandazione niente popò di meno che di Arto Paasilinna (“Un umorista temibile, intelligente, acuto, quasi calcolatore”), grazie alla “solita” Iperborea ecco dalla Finlandia Kari Hotakainen, altro scrittore estremamente famoso (e premiato) in patria e pressoché ignoto dalle italiche parti, con in dote il suo Colpi al Cuore, romanzo con il quale ha raggiunto la fama internazionale – eccetto che a sud delle Alpi, appunto… Romanzo strano – vorrei subito affermare attraverso questo aggettivo la sensazione principale che ho ricavato dalla sua lettura, utilizzandolo nell’accezione più completa possibile: strano per la storia narrata, strano per come Hotakainen la racconta, strano nella forma – l’autore utilizza principalmente, come fil rouge stilistico dell’opera, la tecnica del pastiche, ovvero della commistione tra finzione e realtà, nonché la parziale riscrittura della realtà narrata, della quale si mantengono certi elementi di verità e in mezzo se ne mettono altri totalmente inventati, per di più piuttosto inopinati e surreali…

Leggete la recensione completa di Colpi al cuore cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!