Un premio di laurea che premia anche la montagna

Ecco qui una bella e importante iniziativa, messa in atto dalla Sezione di Varese del Club Alpino Italiano, per “mettere a terra” con concretezza quelle tante belle parole che sovente si spendono per lo sviluppo dei territori di montagna e l’importanza del lavoro dei giovani al riguardo, e che altrettanto spesso rimangono sospese nell’aria senza reali ricadute proficue, vuoi anche (o soprattutto?) per mancanza di un’autentica attenzione politico-istituzionale al riguardo.

Dunque, il CAI di Varese promuove l’istituzione di un premio di laurea, volto a riconoscere le capacità di una/un laureata/o meritevole, nell’ottica di incentivare la formazione in ambiti accademici funzionali alla conoscenza, tutela e sviluppo sostenibile dell’ambiente e dell’eco-sistema montano, nonché della storia del rapporto uomo-montagna nei suoi diversi aspetti caratteristici.

Gran bella cosa, ribadisco, alla quale invito chiunque possa esserne interessato a partecipare – che ce n‘è bisogno di progetti utili e validi negli ambiti sopra citati. Si possono trovare tutte le informazioni al riguardo e il modulo di ammissione qui: https://www.caivarese.it/attivita/premi-di-laurea.html

Il messaggio è il medium (a volte)

Vedete voi come certi messaggi, a volte, i quali vorrebbero promuovere una determinata cosa senza nessuna apparente possibilità di dubbi, per qualche loro piccolo o grande dettaglio possono finire per “promuovere” tutt’altro: ad esempio, nel caso personale di cui vi sto dicendo, un ricordo musicale di quasi trent’anni fa al quale si lega tutto un relativo mondo di memorie, immagini, reminiscenze e quant’altro che nulla ha a che fare con il messaggio del messaggio suddetto, appunto. In questo caso, dicevo, il cognome evidenziato nel messaggio lì sopra, ricevuto via mail nei giorni indicati, mi ha ricordato istantaneamente uno dei brani musicali più oscuri e inquietanti, se non terrorizzanti, che abbia mai ascoltato ovvero, in forza di queste sue peculiarità, un lavoro più legato alla performing art sonora che alla mera produzione di musica: Confesso tutto! dei Teatro Satanico, gruppo italiano di dark ambient sperimentale tra i più rinomati, che allora si faceva ancora chiamare “Teatro Satanico Charles Manson” (ma non si occupava e non si occupa di satanismo, come verrebbe da pensare) e che nel brano suddetto – che io ascoltai sulla compilation in audiocassetta (preistoria, già!) le cui copertine vedete qui sotto, la quale raccoglieva alcuni dei migliori esponenti della scena sperimentale di allora – nomina proprio un tal “giudice Candiani” in un testo, ribadisco, assolutamente inquietante ma, invero, volutamente provocatorio e potentemente teatrale.

Il brano in questione lo potete ascoltare cliccando qui.

Ecco. A volte un messaggio promozionale finisce per non promozionare ciò che vorrebbe ma ben altro, come detto, con buona pace di chi ne è protagonista: è un processo di apprendimento cognitivo assolutamente affascinante, questo. Ed è qualcosa che certamente procurerebbe una certa soddisfazione al caro professor McLuhan la cui celeberrima tesi, apparentemente sconfessata da questo episodio, in realtà da esso viene confermata in modo per così dire alternativo e, dunque, anche più emblematico.

P.S.: alla fine anche questo post è, a suo modo, ascrivibile alla rubrica domenicale “Ultrasuoni“, non credete?

 

Vivere di ipotesi

Il nostro mondo contemporaneo vive di ipotesi. Ipotizziamo qualsiasi cosa, congetturiamo su tutto, supponiamo, speculiamo e poi “crediamo” prima ancora che vi sia motivo di credere – dacché rendiamo “verità credibile” ciò che ancora non lo è e probabilmente mai lo sarà ma ipotizziamo che lo possa essere, appunto – e tutto ciò, a quanto sembra, non per cercare di comprendere e prepararci a quanto ci aspetterà nel futuro ma proprio per sfuggire alla realtà, per trovarvi sempre una via di fuga, per non perdere tempo nel cercare quei riscontri oggettivi che prima o poi un’ipotesi credibile li rendano realtà e verità effettiva. Anzi, si fa l’opposto: si producono ipotesi sulle e dalle ipotesi, in ogni ambito (sociale, economico, politico, ma anche in quelli privati) ci si allontana sempre più dall’obiettività e dalla tangibilità, fino a che ogni logica viene a cadere e, di conseguenza, pure l’ipotesi più strampalata, più assurda, più folle, viene ritenuta credibile.

Stiamo trasformando la realtà del nostro mondo nella pallina che ruota in una roulette, un incessante (ma incompreso) gioco d’azzardo con la nostra esistenza quotidiana, solo che decidiamo come comportarci e agire ancora prima che esca il numero.

È una probabile conseguenza dell’esserci da tempo impantanati in un eterno presente col quale fare di tutto per dimenticare il passato e ignorare il futuro, come scrivevo già qui. Ma tale “presente“ è una dimensione che cronologicamente non esiste, in verità, dunque che non può dare alcuna utile e genuina certezza: per questo, insomma, che viviamo viepiù di ipotesi. Col rischio che quella roulette, con questo andazzo, diventi inevitabilmente russa.

“Cercasi la mia ragazza disperatamente” alla Legatoria Borghi, Milano

Cercasi la mia ragazza disperatamente, il mio ultimo romanzo, lo potete trovare a Milano anche in un luogo molto bello e “librariamente” suggestivo: la Legatoria Borghi, gestita dal “collega” Elvio Ravasio. Un laboratorio artigianale che se definisco all’antica lo faccio con l’accezione più alta e nobile possibile, per come in esso si respiri una (ormai rara, altrove) gran passione per l’oggetto-libro, per la cura e la conservazione delle sue pagine, per la sua creazione e la difesa – oltre che per molti altri articoli che a loro volta nascono dall’elemento “carta” nelle sue molteplici forme. Alla Legatoria Borghi è stato appunto creato un angolo dedicato all’esposizione di opere letterarie edite scelte, per la maggior parte di autori esordienti ovvero pubblicati da piccole e medie case editrici, tra le quali Cercasi la mia ragazza disperatamente, come detto. Motivo in più per farci un giro, no?
Cliccate sull’immagine per visitare il sito web della Legatoria Borghi, e sapere come raggiungerla.