2025.03.23

Piove, di nuovo.

Succede spesso, in questo periodo, e il tedio che questa alta frequenza meteorica un poco si manifesta, anche in uno come me che ama i climi nordici, è compensata dal saper la terra nutrita da questa pioggia, mai troppo violenta, i corsi d’acqua alimentati, gli alberi felici, come scrisse Blok – e io scrissi qui.

Magari così anche le strade si ripuliranno un po’.

Ci faccio caso spesso, a quanto le strade pubbliche siano sporche di piccoli rifiuti abbandonati lì da mani umane. Il mio paesello di montagna non fa eccezione, ahimè, e non mi consola il fatto che qualche giorno fa ero a Milano, in un quartiere abitualmente considerato da “benestanti” – palazzoni sì ma non di edilizia popolare, moderni, ben curati e manutenuti, in certi casi con ampi giardini interni alle recinzioni – e pure lì le strade fossero parecchio sozze.

La questione è che siamo incivili, maleducati, privi di senso civico eccetera, certamente. Ma trovo che il punto di tale questione sia pure un altro, di pari importanza se non maggiore: quanto siamo disposti a ignorare il degrado, piccolo o grande, che ci circonda e che spesso ci coinvolge, come nel caso delle pubbliche vie? Consideriamo normale che la strada sotto casa, o nel paese che abitiamo, sia più o meno sporca, cioè lo mettiamo in conto, in buona sostanza. Le cose vanno così, la gente è incivile, ormai è appurato. Fine.

E poi?

È normale che noi si consideri “normale” ciò che in realtà non lo è affatto?

E cosa ci spinge a questo atteggiamento, a far finta di nulla, a fare spallucce? Perché non abbiamo alcun moto concreto di indignazione, di disapprovazione, di protesta?

Perché non serve a nulla: facessero anche qualcosa, in breve la situazione tornerebbe la stessa di prima – ipotizzo una risposta che facilmente ci potremmo dare, assolutamente oggettiva e sostenibile. Ma pure normale?

Di sicuro, abbiamo perso molta della percezione e della considerazione riguardo ciò che forma il patrimonio comune del mondo in cui viviamo e del suo valore nei nostri confronti. Forse perché al termine “patrimonio” viene facile associare, per dire, le opere d’arte o i monumenti oppure gli ospedali. Ma anche le strade lo sono, come lo è l’ambiente naturale, le montagne, le spiagge, i fiumi, l’aria, eccetera. So bene che, nonostante ciò, se vediamo qualcuno che getta un mozzicone di sigaretta in terra non sbottiamo come se lo stesso accadesse nel soggiorno di casa nostra. Però formalmente – anzi, civicamente è la stessa cosa, l’unica differenza è il campanello da suonare e la porta d’ingresso, nel secondo caso. Di contro, questo non può giustificare il lassismo e la trascuratezza verso il primo caso. Dunque ribadisco l’interrogativo di poco fa, in altre parole: dov’è la linea rossa oltre la quale ci possiamo indignare e sappiamo reagire nel constatare lo sporco nelle pubbliche vie ovvero qualsiasi altra cosa che in un modo o nell’altro finisca per degradare ciò che è parte del nostro patrimonio comune?

D’altro canto succede poco di frequente, che ci si indigni al superare un certo limite di (in)decenza, anche con un altro di tali patrimoni, prezioso come pochi altri: l’ambiente naturale. Figuriamoci con una roba “dozzinale” come la pubblica via. Senza dimenticare che nel nostro paese, uno dei sette più industrializzati e avanzati del mondo, è stato evidentemente considerato normale che molti comuni tagliassero i servizi di pulizia urbana per risparmiare soldi.

Pensiamoci un attimo.

L’abitudine alla “normalità” che non lo è, già. E più ci si abitua, meno si pensa. Che è forse ciò a cui da tempo ambisce qualcuno, in alto.

Buonanotte.

In genere le catene dell’abitudine sono troppo leggere per essere avvertite finché non diventano troppo pesanti per essere spezzate.

(Samuel Johnson)

La buona azione

[Photo credit: Deedee86 da Pixabay]
Il tizio che guidava l’auto davanti alla mia, poco fa, giunge all’incrocio, getta in terra dal finestrino il mozzicone della sigaretta che stava fumando, poi si sposta a destra per svoltare senza mettere la freccia. Io, che dovevo svoltare a sinistra, mi affianco, abbasso il finestrino e a piena voce gli dico che «la prossima volta il mozzicone glielo spengo in fronte!».

La mia buona azione quotidiana, già.
Dandogli pure del “lei”, per evitare di cadere in maleducazioni per me inaccettabili.

Non so se abbia capito, in certe teste vuote le parole rimbalzano in mille eco e diventano incomprensibili, per i proprietari di quelle teste. Forse hanno ragione quelli che sostengono che contano ben più i fatti, delle parole. Ecco.

Uomini, nei boschi comportatevi da bestie!

Nei boschi le bestie non sporcano ma gli uomini sì.
Si prega di comportarsi come le bestie.

(Anonimo, letta sulla pagina facebook di Sweet Mountains.)

Eh già. Quante volte si “glorificano” – giustamente e comprensibilmente, certo – quelli che vanno in montagna, che stanno all’aria aperta e non al chiuso dei centri commerciali, che apprezzano le bellezze naturali e paesaggistiche… Ma poi, andando per strade, mulattiere e sentieri in ambiente, è un frequente veder sul terreno carte, cartacce, fazzoletti, mozziconi di sigarette, rifiuti vari e assortiti

C’è qualcosa che non quadra, o sbaglio?

Quelli che buttano i mozziconi in terra

Comunque, ci tengo anche a dire che quei tanti (troppi!) fumatori che tranquillamente fumano le loro sigarette lungo le pubbliche vie e poi, altrettanto tranquillamente, come fosse la cosa più normale e ovvia da farsi, buttano in terra i mozziconi, fosse per me li condannerei a 5 (cinque) anni di lavori socialmente e culturalmente utili. E, in caso di recidiva, altri 5 anni che comprendano specificatamente la pulizia del suolo pubblico con la personale orofaringe anteriorela lingua, sì.

Perché proprio in forza della sua semplicità e banalità, che l’ha reso tanto automatico e istintivo, il gesto di buttare i mozziconi di sigaretta in terra trovo che sia di una maleducazione e di una inciviltà mostruose. Oltre che, chiaramente, d’una nocività estrema: la città di Ginevra, che di recente ha lanciato una campagna di denuncia e contrasto di tale inciviltà (la quale, appunto, purtroppo ha caratteri pandemici planetari, e infatti altre città si sono mosse in tal senso – ma evidentemente a molti il fumo ha dato alla testa), ha calcolato che in una sola domenica vengono gettati sul suolo pubblico cittadino 476.000 mozziconi. Se si considera che Ginevra è una città di nemmeno duecentomila abitanti (d’uno stato peraltro ben più civile di molti altri) e se dunque si prova a immaginare come quella quantità di mozziconi possa proporzionalmente aumentare, su scala globale (ve lo anticipo io: 10.000.000.000 – dieci miliardi al giorno, si veda qui), e se infine si considera che un mozzicone di sigaretta impiega anche decine di anni per decomporsi, ne esce il ritratto di una vera e propria catastrofe ambientale. Quasi invisibile dacché estremamente frammentata ma, proprio per questo, altrettanto estremamente dannosa.

Ecco.

Forse, a invocare la condanna suddetta per gli incivili che buttano i mozziconi di sigaretta in terra, sono stato fin troppo magnanimo, già.

P.S.: sì, di nuovo so benissimo che ci sono in vigore leggi punitive (troppo poco tali, forse) al riguardo, ma tanto qui quasi nessuno le rispetta e quasi nessuno le applica e le fa rispettare. Dunque, amen!

Il senso civico ridotto a mozziconi

La rivista d’informazione eco-ambientale GreenMe (ri)mette in luce, in un articolo di qualche giorno fa (cliccate sull’immagine qui sopra per leggerlo), il danno estremo provocato dai mozziconi di sigaretta gettati in terra o altrove: al primo posto tra i rifiuti inquinanti prodotti dall’uomo e che ogni anno finiscono in mare, ancor più dei tanti oggetti in plastica, ci sono proprio i mozziconi di sigaretta, le cicche, che hanno un filtro fatto di acetato di cellulosa il quale impiega più di dieci anni per decomporsi.

Ci sono minimi gesti usuali, nella vita quotidiana della nostra società, che pur nel loro piccolo risultano – a mio modo di vedere – assolutamente emblematici del senso civico e dello stato di salute culturale diffusi nella società stessa o, dalla parte opposta, della maleducazione e dell’inciviltà diffusa. Ecco, la pratica di gettare o mozziconi delle sigarette appena fumate da persone sicuramente “per bene” come nulla fosse, ovvero come qualcosa di automatico e naturale, credo sia tra quei piccoli gesti uno dei più significativi, in tal senso. Più significativi e più barbari proprio in forza della sua piccolezza, della sua banalità. Perché se numerosi membri di una società apparentemente “civile” e “avanzata” non sanno evitare pratiche pur così minime e semplici ma tanto deleterie, significa che l’imbarbarimento, culturale e non solo, è ormai genetico. È anche questo inquinamento, a ben vedere: del cervello di molte persone, e con conseguenti gravi danni al buon senso.

Fosse per me, mi augurerei volentieri che a chi commetta tale ignobile gesto venissero comminati svariati anni di detenzione, già. Forse sarebbe l’unico sistema realmente efficace per debellarlo, nel breve termine e in attesa che un senso civico maggiormente sviluppato e attivo (o una maggior intelligenza, forse dovrei dire) si diffonda nuovamente. Ma è solo una mia “provocazione”, ovvio.