
Anche se, be’, riguardo ciò, bisogna osservare che non serviva alcun rapper-agitatore popolare: bastava, e basterebbe, guardare qualsiasi suo programma TV, già.
P.S.: ora però non rimarcate di nuovo che «ah, ma le TV commerciali non sono certo meglio!». Verissimo, ma il problema sta proprio qui: l’aver abdicato a qualsivoglia obiettivo di qualità (artistica, culturale, informativa, eccetera – salvo rari casi) per inseguire quel modello televisivo geneticamente degradato e in costante deterioramento, che un editore privato dissennato o furbesco si può anche permettere (colpevoli sono quelli che guardano i suoi programmi, semmai) mentre un gestore pubblico assolutamente no (“colpevoli” sono quelli le cui tasse lo finanziano, ma qui spesso loro malgrado).

Comunque ieri, in un capoluogo di provincia lombardo (mi ci trovavo per un evento letterario), ho visto gente sfilare nel corteo per il 