«La montagna è scuola di vita». Così recita uno dei motteggi vernacolari più diffusi tra i frequentatori assidui dei monti, certamente tornito in una retorica d’antan che oggi appare un po’ pesante ma d’altro canto basato su una verità antropologica e culturale di antico lignaggio, almeno da che l’uomo ha cominciato a frequentare stabilmente le terre alte. La montagna che insegna a vivere con lo stretto necessario, a sfruttare al meglio il poco che offre, a sopportare la fatica e i sacrifici, a coltivare coraggio e ingegno ma pure intuito e passioni, ad acuire la personale sensibilità, a godere di paesaggi e di spettacoli naturali di bellezza assoluta, di luoghi dotati di energia e forza possente come le maestose e ardite vette alpine, che sembrano straordinarie manifestazioni cristallizzate nella roccia e nel ghiaccio, nonché in forme imponenti e bizzarre, dei sogni, delle paure e delle ambizioni umane. Al punto da avere attratto fin da subito gli uomini a salirle, anche prima dell’invenzione settecentesca dell’alpinismo, al fine di elevarsi dalla piattezza terrena e sentirsi più vicini al cielo, al sublime, all’infinito. Ma poi, appunto, per inseguire cimenti ardimentosi, per manifestazioni di forza, di audacia, per prove d’eroismo – che non di rado, poi, rappresentano un tentativo di rivalsa da quotidianità prive di slanci e di valori.
Proprio come accade a Balz Leuthold, il trentenne in crisi con se stesso e la propria vita le cui gesta narra Max Frisch ne Il Silenzio. Un racconto dalla montagna (Del Vecchio Editore, 2013, traduzione di Paola Dal Zoppo, postfazione di Peter Von Matt; orig. Antwort aus der Stille, 1937). Balz ha sempre voluto fare qualcosa di fuori dall’ordinario, nella sua vita: per distinguersi, per mostrare di cosa è capace, per non essere l’ennesimo e indistinguibile uno tra tanti, ma non c’è mai riuscito. Ha un fratello più grande e, egli crede, più “realizzato”, una fidanzata che a breve sposerà; vive ai piedi delle Alpi, le montagne le ha sempre frequentate, le vette altissime e ardite lo attraggono da sempre: ha deciso, scalerà una di quelle vette lungo una via che nessuno mai ha saputo salire prima […]
(Leggete la recensione completa di Il Silenzio. Un racconto dalla montagna cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!)
deve essere un buon testo. Lo annoto nella mia personale lista.
E’ particolare, senza dubbio. Non è così contemporaneo, nello stile generale, ma in fondo è anche per questo che oggi risulta a suo modo interessante.
Ciao Zappora! 😉 🙂
zappora è solo una mail 😀
Però sembra il nome d’una catena di negozi d’abbigliamento low cost.
O di una maschera tradizionale marchigiana.
O di una sveglia digitale collegata con whatsapp.
😀
no. ricavato da un libro che mi ha fatto sorridere molto.
Ah… be’, però così mi fai sorgere la curiosità di sapere che libro sia!
C.S. Richardson – la fine dell’alfabeto. – ed. Garzanti
In realta il nome era Zipper Ashkenazi che io ho convertito in Zappora.
Il libro, un libriccino a dire il vero, è divertentissimo. Merita di essere letto.
Avevo deciso di chiudere tutti gli account di posta su libero, hotmail, google e yahoo e avevo necessità di trovare qualche nome per gli account sul mio dominio 😀
Ottimo consiglio di lettura, grazie!
Al prossimo ordine dal mio libraio di fiducia ci sarà pure lui. 😉 🙂
poi mi sai dire
Certamente, ti dirò e ne scriverò.
ok