L’avete visto “Un mondo a parte”?

Approfittando della calma apparente dei passati giorni festivi e/o pseudo tali, ho finalmente visto (e non potevo certo evitare di farlo, prima o poi)  Un mondo a parte, film uscito a marzo 2024 con Antonio Albanese e Virginia Raffaele, con regia di Riccardo Milani, che racconta la montagna italiana – quella appenninica nello specifico ma nella sostanza tutte le terre alte nostrane, le cui criticità sono simili ovunque – e certi suoi problemi con raro approfondimento narrativo e tematico pur mantenendo una chiave di lettura affine alla commedia.

Voi lo avete visto? Che ne pensate?

[Immagine tratta dalla pagina Facebook “Meraviglie d’Abruzzo.]
Girato nei bellissimi territori montani attorno al Lago artificiale di Barrea e in particolare nel piccolo comune di Opi, in Abruzzo (lo vedete qui sopra), centra la propria trama su una di quelle numerose criticità di cui soffrono le comunità di montagna italiane, la possibile chiusura di una scuola primaria per mancanza di alunni, e sul tentativo di un maestro che scappa dalla frenesia di Roma insieme alla vicepreside locale (Albanese e Raffaele, ovviamente) di salvarla, inventandosi mille cose nella convinzione che la piccola scuola è uno degli ultimi elementi vitali del luogo, senza il quale lo spopolamento diverrebbe definitivo. Insomma, una questione che chi si occupa di montagna conosce bene un po’ ovunque, nella cui narrazione cinematografica offerta se ne innestano molte altre altrettanto tipiche e croniche: la presenza e la bellezza della natura, la relazione culturale delle genti con la montagna, l’antitesi con la città e il suo progresso, la volontà di restanza (al riguardo Vito Teti è citato, naturalmente), il senso di comunità, l’abbandono alla rassegnazione e la contro-resistenza, il sostanziale disinteresse della politica verso questi territori e i loro abitanti, bacini elettorali dei quali evidentemente ormi si può fare a meno.

Il film è bello: come dicevo, ha il pregio di raccontare temi sicuramente poco d’appeal rispetto ad altri eppure, in un paese come l’Italia, fatto per la gran parte di montagne, fondamentali. Ma sovente banalizzati e quasi sempre sottovalutati, purtroppo: Un mondo a parte li racconta mantenendo un’ironia di fondo – a volte più amara, a volte meno – forse favoleggiandone troppo certi aspetti ma d’altro canto con una chiarezza e un coinvolgimento assolutamente apprezzabili. Non manca qualche stereotipo o apparente banalità ma che in fondo è comprensibile, dentro la forma narrativa scelta dal regista, e non apparirà affatto tale a chi dei temi trattati non abbia troppa competenza e invece manifesti interesse sincero. La percezione dell’anima montana del luogo che ne scaturisce – un’anima locale, come detto, ma in fondo simile a quella di tante altre montagne italiane – e che lo spettatore può cogliere è semplificata (ribadisco: non è una colpa del film, per certi aspetti è un pregio) ma efficace e funzionale a portare al grande pubblico temi che, appunto, o non verrebbe nemmeno toccati, o solo superficialmente oppure tramite saggi profondi e fondamentali ma (purtroppo) ben poco pop.

Visione (se già non avvenuta) consigliabilissima a tutti ma, soprattutto, a chi di montagna ne sa qualcosa perché la vive o la frequenta con assiduità. A patto che poi abbia voglia di dirmi che ne pensa!

Dove diavolo è?

Poste le recenti e “considerevolissime” (!) dissertazioni polemiche che stanno impegnando a fondo l’opinione pubblica itaGliana e le “migliori” menti del paese – dissertazioni assolutamente significative dello stato psichico di esso (peraltro delle quali, noterete, colgo notizia da un sito di informazione estero), mi sovviene di riproporre il seguente raccontino inedito, che farà parte di una raccolta molto e dico mooooolto – particolare di futura pubblicazione editoriale, il quale mi pare assai consono alla situazione.
Nota a margine (ma non troppo): nuovamente certi itaGliani si dimostrano bravissimi non solo a mostrarsi ridicoli ma pure a impegnarsi a fondo per fornire prove indubitabili di esserlo veramente. Ecco.
Buona lettura, e siate sempre assennati!

Dove (diavolo) è?

L’esorcista arrivò nel piccolo borgo tra i monti una mattina di vento teso, parandosi in centro all’unica vera strada del luogo come un cowboy che si preparasse ad un duello all’ultimo sangue, alla maniera resa da tanti classici film western. E in effetti era giusto qualcosa del genere, per il prete, una sfida temibile da affrontare e vincere: in quel minuscolo paese c’era il demonio! – questa era la sua certezza, suffragata da “plausibili” testimonianze di pii visitatori del posto che, tra l’altro, riferivano di aver trovato la chiesetta del paese chiusa, inequivocabile segno della temporanea vittoria del male su quelle povere anime, miserrimi senzadio circuiti da chissà quali incantesimi satanici.
Proprio in quella chiesa l’esorcista si installò, facendone la base delle proprie indagini alla ricerca del covo del maligno – perché di certo aveva scelto una delle case del borgo come suo nascondiglio, infestandone i locali e possedendone i residenti come da consueto modus operandi infernale.
Su tale piano d’azione il prete basò la sua urgente opera redentrice: dal giorno successivo sottopose tutti gli abitanti del paese – lattanti inclusi – ad un “terzo grado” inquisitorio, ingiungendovi professioni di fede a raffica e ostentando ad ognuno i più potenti simboli del sacro per indurne il demoniaco rigetto. Dovette tuttavia concludere, dopo poco, che nessun abitante del paese risultava posseduto.
Certo il demonio era assai astuto – pensò il prete – e lì aveva “lavorato” veramente bene: se non era nelle persone, inesorabilmente doveva essere nelle cose! Dunque egli passò al sacro setaccio ogni caseggiato civile del borgo – stalle e baracche comprese – mitragliando una vastissima scelta di invocazioni e benedizioni celesti, convinto di veder emergere e fuggire da qualche crepa d’un muro il demonio da un momento all’altro. Ma non accadde nulla, il che lo lasciò non poco perplesso.
Fece un tentativo anche con gli animali – non scordando canarini, criceti e pesci rossi – ma ancora niente. Eppure c’era, il maledetto, lo sapeva, ne era certo, ne sentiva l’infernale afflato, aveva controllato ogni cosa in paese, persone, animali, case, stalle, tutto! Che accidenti restava ancora da ispezionare? Prese a pregare fervidamente e levare le mani al cielo, colto da un evidente sconcerto, invocando a gran voce una divina illuminazione redentrice.
«Beh, non avrebbe esaminato la chiesa!» gli fecero notare quelli del paese. Il prete-esorcista, a sentirsi obiettare tale palese evidenza, restò prima di sasso, poi si fece paonazzo e prese a inveire nella maniera più impensabilmente turpe contro i locali, con una tale crescente furia che quelli dovettero infine chiamare il medico del paese il quale a sua volta allertò l’ospedale più vicino che invio subito un’ambulanza, il cui personale prese in consegna l’uomo tra le sue irripetibili ingiurie e non prima di costringerlo a una inevitabile sedazione.
Il villaggio tornò così alla propria abituale tranquillità, senza alcun diavolo di sorta a turbare di nuovo la quotidianità dei suoi abitanti.

(P.S.: cliccate sull’immagine lì sopra per sapere di che si tratta.)