L’è andà così

“Un giorno incontrai per la montagna un tale che aveva inciso sul cinturino del cappello questa frase: l’è andà così. Gli chiesi: com’è andata? E lui, guardando lontano e stringendosi nelle spalle rispose: mah, così è andata.”

(Mario Rigoni Stern, Il bosco degli urogalli, Einaudi, 1a ediz. 1962.)

Questo fulminante incipit d’un racconto de Il bosco degli urogalli del grande Rigoni Stern (del quale lo scorso 1 novembre si è celebrato il centenario dalla nascita), che coglie così bene il tipico pragmatismo montanaro fatto di poche parole e altrettanto poche emozioni, se ormai considerate superflue per la propria quotidianità, mi fa riflettere sul senso e sull’essenza della memoria. Perché se è fondamentale ricordare la storia, sapere ciò che custodisce per riflettere, capire e imparare, è altrettanto fondamentale non recriminarci sopra e, per ciò, perdersi in inutili compatimenti. La storia è figlia del tempo e lo segue inesorabilmente, tornare indietro non si può: ricordare sempre sì, fare della memoria una fonte di rimpianti no. Altrimenti è un po’ come ammorbare il presente e avvelenare il futuro. Il passato è passato: di qualsiasi cosa esso sia fatto, ormai è andata. Amen.

P.S.: da qualche settimana è nelle librerie Mario Rigoni Stern. Un ritratto, l’ultimo libro di Giuseppe Mendicino, forse il massimo esperto del grande scrittore di Asiago nonché suo biografo appassionato e sensibile. Con le opere di Rigoni Stern, è certamente un libro da leggere, per conoscerlo ancora meglio proprio in occasione di questi tempi di celebrazione centenaria.

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