I libri hanno una “scadenza”?

Un libro può avere una “data di scadenza”, ovvero essere considerato passato?

A volte ascolto autori che presentano i loro nuovi libri e ho la vivida sensazione che a quelli precedenti si riferiscano come a qualcosa di sorpassato, di obsoleto, e non solo perché siano stati scritti quando essi fossero – comprensibilmente – meno esperti del mestiere letterario o perché trattino temi e storie non più “in voga” e nemmeno perché sia ovvio (e funzionale alle vendite) ritenere che il proprio libro “migliore” debba sempre essere l’ultimo, semmai perché sembra siano convinti (per accettazione piuttosto pedissequa d’un certo modus operandi pseudo-culturale contemporaneo) che solo il “nuovo” conta, il resto no, o conta molto meno.

Io credo invece che un buon libro non possa avere alcuna “scadenza”, dacché se un “buon libro” è tale, lo è in quanto dotato in primis d’un altrettanto (ovvero originario) buon valore letterario, prima che d’una storia accattivante o di altre similari peculiarità “commerciali”; e se è “buono” oggi, appena pubblicato, lo sarà anche tra cinque, dieci o cento anni. Un prodotto culturale atemporale, insomma, perché è la cultura, quando autentica e di valore, a non conoscere tempo, fase o epoca né tanto meno “mode”, e a sapere sempre dire, raccontare, comunicare, trasmettere, insegnare qualcosa a chiunque. Viceversa, scrivere qualcosa che possa/debba valere molto oggi, per determinate circostanze momentanee, per valere assai meno (o nulla) domani, è uno dei più gravi errori che un autore possa commettere: è come se si negasse alla fonte la genetica artistica della letteratura, oltre che il necessario valore culturale. In altro modo, è assoggettarsi a quella devianza meramente consumistica e anti-culturale che oggi troppo spesso, purtroppo, affligge certa produzione editoriale, la quale inevitabilmente avrà una “data di scadenza” perché di suo, fin da subito, è obiettivamente scadente.

Non si finisce mai di imparare – dai buoni libri!

Anche se potremo diventare talmente vecchi da pensare di avere visto tutto, del mondo, ovvero di non avere più nessuno intorno che ci possa dire qualcosa di utile alla vita, i libri ci potranno sempre insegnare qualcosa di buono. Perché una delle verità di cui si può essere assolutamente certi, per tutta la vita, è che non si finisce mai di imparare. Dai buoni libri soprattutto, quelli sempre utili, quelli che non invecchieranno mai.
D’altro canto, se è vero che non basta una vita intera per leggere le migliori opere letterarie edite, è vero pure che abbiamo (e dobbiamo avere) a disposizione tutta la vita per leggerne il più possibile!

(La foto dell’articolo è tratta da qui.)