Un amico artista visivo – Marco Mapelli – durante una conversazione su facebook circa cosa sia – cosa debba essere, cosa viene inteso o non inteso per – “arte” oggi, e su che consonanze concettuali vi siano con la letteratura, prima scrive:
In generale, sull’arte contemporanea, da troppo tempo mi chiedo cosa sia successo nella mente di tutti da portarli a pensare che l’arte finisca col romanticismo (neanche con l’impressionismo) e poi da lì il nulla. Cioè, non è solo colpa della scuola, non è solo colpa della televisione… credo sia una cosa ancora molto più profonda e irrisolta. Boh, un giorno qualcuno riuscirà a spiegarmelo, qualcuno si metterà li e farà chiarezza non solo per gli addetti ai lavori che parlano la loro lingua ma per tutti.
E non è poi come quella cosa che io considero la letteratura contemporanea, ovvero pura spazzatura, arrivando a ritenere importanti gli scrittori solo fino agli anni sessanta/settanta… cioè, non è la stessa cosa! Gli scrittori italiani di oggi si limitano a creare oggetti leggibili e basta, non fanno la storia, non si mettono li a ripensare il ruolo della scrittura, scrivono e basta storie che interessano a nessuno, meglio il blog… Non c’è nessun Calvino in giro…
Invece nell’arte contemporanea ce ne sono eccome di artisti che lavorano seriamente! Altri meno, si fanno coccolare dai critici e dal dio denaro, è vero, ma molti lavorano davvero, si interrogano davvero sul loro ruolo e sul significato di quello che stanno facendo…
Poi mi tagga chiedendomi: «Dammi un suggerimento. dimmi chi c’è in giro… chi scriva oggi in Italia, sia degno di nota e che non sia uno che scrive e basta… come quelli che dipingono e basta… voglio che scriva per un motivo vero e non solo per vendere…»
Ovvero, gente – scrittori – che scrivano per motivi prettamente letterari, e che provino a creare qualcosa di nuovo, di innovativo, di non già scritto-già sentito, di vendibile perché di valore (letterario), e non vendibile per un valore (economico)…
Mi ha scritto il tutto domenica sera (15 Giugno). Ieri mattina ho linkato sulla sua pagina facebook questo mio articolo (pubblicato anche QUI) nel quale curiosamente presi a mia volta Italo Calvino quale riferimento diretto e “storicizzato” della mia dissertazione, con il quale rispondo in buona parte alla questione di fondo toccata da Mapelli.
Ora solo le 19.00 di lunedì 16. E’ tutto il giorno che sto pensando e cercando una risposta, invece, alla questione pratica – i nomi! – che mi ha posto. Qualcuno in mente ce l’ho, ma non posso dire che li ritenga totalmente soddisfacenti la questione stessa.
Insomma, quella risposta non l’ho ancora trovata.
Tuttavia c’è, la risposta, ce n’è più d’una senza dubbio… Ma, temo, è di quelle sfuggenti, inafferrabili e inaccessibili ovvero non accessibili (già, esattamente come nelle librerie la maggior parte dei volumi pubblicati dall’editoria indipendente o non mainstream). Cercando invece ove la stessa potrebbe essere più accessibile, nel panorama editoriale e letterario nazional-popolare, se così posso dire, non ho ancora trovato nulla.
Accetto ben volentieri suggerimenti, se ne avete da darmi.
