
Già. Ma facendo i classici “conti della serva”, semplici ma significativi, si deduce che, posta la cifra in gioco, ai venticinque comuni beneficiari andranno 300mila Euro ciascuno. Cioè più o meno il costo di una rotonda. La stessa “serva” quindi considera che l’importo totale elargito all’intero territorio in questione è inferiore a quello che di frequente la Lombardia destina al finanziamento di un singolo impianto di risalita al servizio di comprensori sciistici, spesso in località dove per ragioni climatiche e ambientali la pratica dello sci presto sarà impossibile: solo a Piazzatorre ad esempio, nella stessa Valle Brembana, la Regione Lombardia ha annunciato uno stanziamento di quasi 14 milioni per il rinnovo degli impianti sciistici lì presenti, posti sotto i 1800 metri di quota. Quasi il doppio di quanto elargito ai venticinque comuni basso-valtellinesi.

Forse le proporzioni finanziarie in gioco dovrebbe essere opposte, ovvero molte più risorse destinate alle strategie di sviluppo socioeconomico delle comunità e al supporto della stanzialità residenziale e lavorativa invece che alle infrastrutture turistiche, peraltro quasi sempre gestite da società private facenti lucro – fondatamente da parte loro, per niente se per ciò vengono spese, e facilmente sprecate, ingenti risorse pubbliche.
No, temo si sia ancora ben lontani dal fornire ai nostri territori montani ciò che realmente chiedono e hanno bisogno. Il rischio è che di questo passo, e senza una profonda e consapevole revisione tanto politica quanto culturale da parte delle amministrazioni pubbliche, svanisca rapidamente anche il piutost e resti solo il nient, il nulla e l’abbandono definitivo.