Oggi siamo abituati a pensare alla “verità” come a una cosa che si può affermare esplicitamente piuttosto che evocare in maniera metaforica al di fuori della scienza e della cultura occidentale. La verità non può essere ridotta ad aforismi o formule. È qualcosa di vivo e impronunciabile. Le storie creano un’atmosfera nella quale essa diventa distinguibile in quanto forma. Se chi narra una storia insiste su relazioni che non esistono, sta mentendo. Mentire è l’opposto di raccontare.
(Barry Lopez, Una geografia profonda. Scritti sulla Terra e l’immaginazione, Galaad Edizioni, 2014, traduzione e cura di Davide Sapienza, pag.39. Cliccate sulla copertina del libro qui accanto per leggerne la mia “recensione”.)
Mentire è l’opposto di raccontare. Quanto è fondamentale questa affermazione di Lopez per la nostra epoca contemporanea, dove tutti “raccontano” tutto ma sempre meno sanno realmente qualcosa! Forse proprio perché di frequente non si raccontano cose vere ma “verità” presunte e di comodo, e molto spesso solo attraverso formule preconfezionate (ovvero slogan) prive di alcuna argomentazione e tanto meno di riscontri effettivi? La domanda è retorica, sia chiaro, la risposta è già in essa.