25 aprile

25 aprile. “Festa della liberazione” di un paese che proprio non ce la fa a liberarsi dai fantasmi di un passato con il quale non sa fare – e forse non vuol fare – i conti. In ogni senso: perché una parte continua a compiacersi di mostrarsi fascista e così l’altra parte si può rallegrare di potersi dichiarare antifascista, l’una alimentando l’altra in un girotondo che gira intorno a un punto fermo. E stantio.

Chissà se i bambini di oggi, quando domani saranno grandi, continueranno questo incancrenito girotondo. Probabilmente aveva (ha) ragione Mino Maccari quando disse al suo amico Ennio Flaiano quella celeberrima frase: «I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti». E di liberarsi da questa dicotomia autodegenerativa l’Italia proprio non ce la fa. Forse perché non può.

Lo Strega e M…ah!

Lode e gloria ad Antonio Scurati e al suo M, che ha vinto il Premio Strega 2019 – libro che non ho letto e sul quale dunque non posso dire nulla, anche in forza di certi articoli al riguardo nei quali sul libro si dice tutto e il contrario di tutto. Quindi, appunto, amen.

Resta tuttavia incrollabile la personale opinione circa lo Strega, che ho già rimarcato qui (e non solo lì) e che, giocando irrispettosamente con la copertina del libro di Scurati, ho illustrato nell’immagine in testa al post: a suo modo un “romanzo” o, meglio, una fiction sul grande (?!) mondo dell’editoria nostrana. Ai cui meccanismi (parecchio ostruiti nonostante tutto l’olio messoci dentro) anche Scurati si è dovuto adeguare, a leggere le sue dichiarazioni post-vittoria. Forse suo malgrado. O forse no.

P.S.: ma poi, conta veramente vincere “il più importante premio letterario italiano” come lo stesso Scurati ha dichiarato, appunto? Mah!