I musei sono prepotenti, le biblioteche oneste (Giorgio Manganelli dixit)

Io diffido dei musei, in primo luogo dei musei istituzionali, che tendono a raccogliere e catalogare “tutto”. La biblioteca è pedante ma onesta. Non pretende di essere unica. Il museo esige di essere solitario, esemplare, irripetibile. È fatto di oggetti unici. Ogni esempio è una preda, comprata, catturata, deportata, scovata, scavata, rubata, corrotta, scambiata, trafugata. Un museo presuppone una passione non ignara di delitti, una cupa concentrazione, la mitologica fantasia di poter ritagliare uno spazio piatto e concluso, tolemaico, nel mondo sferico copernicano. Un museo nasconde una macchinazione, una prepotenza, una frode. Raccoglie quelle cose ambigue e un poco sinistre che sono i capolavori; colleziona opere d’arte, in nome della bellezza; infine, pretende di essere istruttivo. In ogni caso, i musei agiscono in modo riduttivo; l’opera chiusa nella teca del museo è catturata in un lager di squisitezze, viene dichiarata eterna purché rinunci alla propria qualità magica, alla intrinseca violenza, perché accetti di essere “bella”.

(Giorgio Manganelli, Lager di squisitezze, ne La favola pitagorica, Adelphi, 2005, pag.57-58.)

giorgio-manganelliSulla scia di quanto scritto da Manganelli, mi viene a pensare al museo e alla biblioteca come alla prigione dorata dell’arte, il primo, e ad una pensione pur modesta per la stessa la seconda – che si tratti di arte visiva, letteraria o che altro, la questione non cambia. Nel primo si può anche vivere ma quasi sempre non se ne esce più, dalla seconda sì. Il primo può essere bellissimo, ma facilmente condanna l’arte a non dialogare più con le persone, condannandola a una mera fruizione estetica, la seconda invece, anche quando sia piccola e dimessa, consente ad essa di parlare ancora, di raccontare, di insegnare, di illuminare.
Solo se sa rimanere aperto a quanto ha intorno, il museo può sfuggire a quella sorte da carceriere; solo se, in qualità di scrigno di cultura, ne resta anche fonte, sorgente, movente. Proprio come lo è per natura la biblioteca – sperando che essa stessa sappia rimanere tale e non trasformarsi in un museo di arte letteraria, ovvero di libri imprigionati. Ma questo, senza dubbio, dipende molto da noi lettori.

6 pensieri su “I musei sono prepotenti, le biblioteche oneste (Giorgio Manganelli dixit)”

  1. credo di non essere d’accordo con la descrizione di Manganelli, mi sento piccola piccola nel dirlo, posso permettermi di contraddirlo? Forse non dovrei… 😀
    I musei possono essere considerati una risorsa educativa, un mezzo di comunicazione e condivisione, una realtá dove poter apprendere, capace di stimolare ed incuriosire…. basta pensare all’espressione sul viso dei bambini quando entrano in un museo, alle mille domande che fanno, all’interesse che mostrano. É vero che raccolgono, catalogano e conservano ma senza questo lavoro non avremmo valorizzazione del patrimonio storico, scientifico e artistico. Probabilmente conosceremmo poco del nostro passato, della nostra storia, del nostro ambiente, o non potremmo fruire dell’arte.
    Il problema forse é nell’equilibrio tra istituzioni politiche, economiche e culturali che entrano in gioco in forma e con interessi differenti.

    1. Ma ci mancherebbe che non puoi essere d’accordo, Mary! E non devi affatto sentirti piccola nel dirlo: alla peggio passa dal tacco 8 o 10 al tacco 12, e sei a posto! 😀 😉
      E’ vero quello che dici sui musei in qualità di peculiarità educative che offrono, senza dubbio. Io invece ho riportato e riferito quella citazione di Manganelli a certe discussioni che da tempo su COSA deve essere un museo, al di là di essere un posto che espone al pubblico ciò che espone. In fondo la questione c’era già al tempo dei futuristi, che sai bene che proclamavano la distruzione dei musei: certamente se un museo non è un luogo “vivo”, ovvero non fa, non permette e/o non consente di fare ricerca sul suo patrimonio limitandosi meramente a catalogarlo e conservarlo, rischia di diventare un grosso armadio che col tempo si impolvererà e non interesserà più nessuno. Ogni museo – e quelli statali/istituzionali in primis, dovrebbe avere un proprio comitato scientifico di ricerca: purtroppo questo spesso non accade – almeno in Italia – per la consueta mancanza di fondi. Ugualmente ogni museo dovrebbe avere un social media promoter, ovvero un consulente che si occupi di valorizzare il patrimonio del museo stesso al di fuori delle sue mura. Sai invece quanti musei pur belli e interessanti non hanno nemmeno un sito web? Ecco.
      Ovviamente i musei sono luoghi fondamentali per la cultura di un paese: la questione è continuare a far che restino tali, fare in modo che sempre più persone li visitino – con consapevolezza di ciò che stanno visitando, certo… ma questa è un’altra questione!
      😉

      1. purtroppo a causa di una lesione al piede un annetto fa ho dovuto rinunciare ai tacchi molto alti, che prima usavo praticamente sempre 😛
        É sicuramente vero quello che dici ed é per questo che parlo degli interessi che entrano in gioco, purtroppo investire in cultura, in questo momento, non é considerato un “business proficuo” in Italia, perché a Sydney ad esempio abbiamo visto splendidi musei, dove fanno anche ricerca scientifica e con spazi interamente dedicati ai ragazzi con alcuni laboratori interattivi, cosi come negli Stati Uniti. Non é facile amministrare un patrimonio culturale come il nostro, gestirlo. L’innovazione é fondamentale lo so ma in attesa che prendato “vita” come dici tu, facciamo almeno in modo che la polvere non si accumuli. Certo promuoverli non é una cattiva idea, ma implica che qualcuno si impegni e ci lavori su e a dirti la veritá ho come la sensazione che l’Italia sia attraversando una fase di totale apatia.
        Cosa desiderano gli Italiani in questo momento?
        Ecco la mia parola di oggi é DESIDERIO 😉

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