
Pensate un po’ come è messa oggi l’America, la più grande “superpotenza” del pianeta! C’è proprio da stare “allegri”, già.

Pensate un po’ come è messa oggi l’America, la più grande “superpotenza” del pianeta! C’è proprio da stare “allegri”, già.
Mi sono rivisto – o meglio riascoltato, mentre facevo altre cose a casa – il primo confronto tra i due candidati alla Presidenza degli Stati Uniti d’America. Molto semplicemente, ne ho tratto un’impressione nitida e inequivocabile: la questione non è stabilire chi abbia “vinto” tra i due, ma è confermare che, al di là dei due, c’è un sicuro perdente: gli Stati Uniti d’America. Già.
E mi sembra che il futuro politico immaginato per l’America da Margaret Atwood nel suo celebre romanzo Il racconto dell’ancella si stia sempre più avvicinando, di questo passo, e che risulti assolutamente logico e coerente alla storia americana degli ultimi tempi. Con gran demerito dell’America stessa e con buona pace del “sogno americano”, ormai sepolto sotto una montagna di immondizia – per non dire di peggio.
Bisogna proprio ammetterlo: tra tutti i presidenti della storia degli Usa, Donald Trump è veramente il migliore.
Per gli antiamericani, già.
I quali non possono che sperare che venga rieletto: perché, se ciò accadrà, ci sono ottime probabilità che entro la fine del suo secondo mandato l’America sul piano internazionale non conti quasi più nulla, e che su quello interno finisca per implodere in preda al caos sociale.
In fondo, resta assolutamente valido quel pensiero di Ezra Pound di almeno mezzo secolo fa:
Come mi sono trovato in manicomio? Piuttosto male. Ma in quale altro posto si poteva vivere in America?
(Da Aforismi e detti memorabili, a cura di G. Singh, Newton Compton, Roma, 1993.)
N.B.: l’immagine in testa al post è tratta dalla pagina facebook di quel genio di Terry Gilliam – un Python, d’altronde. Cliccateci sopra per leggere il post originario.