Appello agli amici umbri

Cari amici umbri, voi che domani andrete a votare per le elezioni regionali, mettetevi il cuore in pace:

comunque vada, sarà un disastro.

Perché oggi in Italia non esiste da nessuna parte una “politica” che sappia essere tale nel senso vero e virtuoso del termine, quand’essa sia (come è ormai da tempo) prodotto ed espressione del sistema vigente e a questo vi si assoggetti. Spiace dirlo per qualsiasi figura che si presenti reclamando di essere eletta e, magari, abbia sincere buone intenzioni ma, ribadisco, la politica italiana ha ormai da tempo abdicato al suo ruolo di “buon governo” della cosa pubblica, divenendo puro teatro rappresentato su un palcoscenico ove recitano meri tornaconti e interessi di parte, vestiti con costumi propagandistici tanto colorati (e coloriti) quanto illusori se non menzogneri – e a volte pure indegni di una società democratica e avanzata.

Non curatevi di loro, amici umbri, abbiate invece cura della vostra terra e della sua bellezza, della sua cultura, dei suoi Genius Loci, e sfuggite dall’eterno presente nel quale la politica vi vuole impantanare a suo mero vantaggio puntando lo sguardo verso il futuro vostro e del territorio in cui vivete. Questo conta innanzi tutto e, forse, come niente altro può contare. Anche da voi in Umbria come altrove, è la bellezza che salverà il vostro mondo, ben più che la politica: perché, ribadisco, non è più politica, quella offerta dai partiti di oggi, ma pura recitazione, peraltro fatta molto male. E che non c’entra assolutamente nulla con voi, la vostra quotidianità, con l’identità culturale peculiare della vostra terra, con il vostro futuro.

Ecco, fine appello.

(Le immagini sono tratte da pixabay.com, autori: Tonixjesse, Fausto Manasse, Chatst2, Cnippato78.)

Valentina Pattavina, “La libraia di Orvieto”

Mi è capitato più volte di leggere note, opinioni, dissertazioni di diversi commentatori letterari nelle quali, a proposito di quello o quell’altro autore, lo si “eleggeva” a meritevole erede della tradizione del “romanzo italiano”, successore dei vari Chiara, Soldati, Arpino e così via… Tali ricordi mi si sono illuminati nella mente fin dalle prime pagine di La Libraia di Orvieto, debutto di Valentina Pattavina nella narrativa con l’egida di Fanucci Editore

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