Mario Curnis

Conoscere una persona come Mario Curnis è un po’ come conoscere una sorta di nume tutelare ancestrale dei monti, delle rocce, del ghiaccio e dei boschi il quale, dalla propria dimensione parallela, si manifesti in tutta la propria carismatica saggezza, all’apparenza sfuggente e spigolosa, in verità profonda e salvifica. Oppure, forse, Curnis è realmente un pezzo di montagna, fatto di roccia dura e resistente, che a volte assume forma umana per scendere dai propri ambiti selvaggi e prendere contatto con quegli umani capaci di percepirne e comprenderne l’ archetipica sapienza alpina nonché le rare doti vitali.

No, non prendetemi per matto: veramente Mario Curnis è una persona che suscita visioni quasi leggendarie ovvero mitologiche, e forse anche perché da tali mitizzazioni solitamente rifugge nel modo più drastico.
Curnis è il decano degli alpinisti bergamaschi, con un’intensa e prestigiosa attività sulle montagne di tutto il mondo – dalle Orobie al Monte Bianco, alla Patagonia al Perù e agli 8000 himalayani, con numerose vie nuove anche invernali. Tuttavia, da sempre, ama semplicemente definirsi “un muratore”, mestiere che ha orgogliosamente praticato per più di 50 anni. E, da “muratore-alpinista” si può ben dire che ha costruito – “mattone dopo mattone”, spedizione dopo spedizione – una carriera certamente ricca di innumerevoli salite, grandi imprese, cime prestigiose tanto quanto di grande umanità, di impetuosa vitalità e, ancor più, di passione sconfinata e sempre gioiosa per la montagna, sotto ogni punto di vista. Una passione che contagia inesorabilmente chiunque abbia la fortuna di incontrarlo e stare in sua compagnia ad ascoltare le storie di montagna e di vita, i saperi e le piccole-grandi saggezze di un uomo che ha stretto con la montagna un legame solido come la roccia più compatta e scintillante come il ghiaccio delle più alte quote.

Per chi volesse vivere questo incontro, Mario Curnis sarà il protagonista, venerdì 11 novembre, di una serata a Costa Valle Imagna, tra le “sue” montagne orobiche (qui accanto potete scaricare la relativa locandina). Un’occasione unica per conoscere un’autentica leggenda dell’alpinismo con “dentro” un uomo (“un muratore”, ribadirebbe certamente lui) di straordinaria umanità.

Bèrghem gloria mundi #2 – anche in montagna!

Ok, è un altro post un po’ campanilista, questo, lo ammetto. Ma l’evento è da Guinness World Record, ed è stato talmente particolare da risultare al di là di qualsiasi mera glorificazione di parte. Domenica 9 luglio quasi 3.000 mila persone si sono unite lungo un’unica corda e hanno circondato – o meglio abbracciato – il massiccio della Presolana, una delle montagne più importanti e iconiche delle Alpi Bergamasche, formando la più lunga cordata alpinistica mai vista, il che ha determinato il record da World Guinness.

Il momento della proclamazione del Guinness World Record

La cosiddetta Cordata della Presolana è stato un evento non solo ricreativo-ludico: innestato all’interno di un progetto culturale per la sicurezza, salvaguardia e sostenibilità della montagna, nonché per la sua più ampia accessibilità e fruibilità, l’evento ha perseguito in tal senso anche un’iniziativa particolare: rendere il Rifugio Baita Cassinelli (posto sul versante Sud della montagna orobica) accogliente e accessibile anche ai disabili e alle persone con ridotte capacità motorie. Ogni partecipante alla Cordata è stato automaticamente anche finanziatore di questo progetto sociale e solidale, che alla fine è riuscito a raccogliere i 25.000 Euro necessari a realizzare lo scopo prefisso.

In ogni caso, quella che è stata la portata dell’evento è ben difficilmente esplicabile le poche parole di un post come questo. Molto meglio godersi – qui sotto – le immagini di ciò che è successo, in fondo, girate dal fotografo e Matteo Zanga.

Insomma: n’otra ölta* Bèrghem gloria mundi!

*: “un’altra volta” in dialetto bergamasco, così come il toponimo Bèrghem è dialettale, pur se direttamente derivante – secondo alcune fonti – dal vocabolo germanico Berg Heim, “casa sul monte”. Bergamo e le montagne: un legame – anzi, mi viene da dire, una cordata indissolubile, già!