Neve, non neve; caldo, non caldo; sci, non sci. Questi sono i problemi della montagna italiana delle stagioni invernali, sul versante meridionale delle Alpi protetto dalle correnti nordiche, quindi da sempre più suscettibile di rialzi climatici e diminuzione delle precipitazioni. Sono entrati nella tradizione i racconti dei turisti italiani che trent’anni fa lasciavano una val Chiavenna desolatamente brulla per salire tra il pizzo Bernina e il Piz Platta per scendere fino a St. Moritz, fantasticamente sommerso dalla neve. Per dire che il problema, in realtà, non è un problema, un incidente da risolvere, ma una situazione fisiologica (dalle manifestazioni certamente accentuate nel corso del tempo) nella quale bisogna convivere, tenendo sempre ben presenti le necessità sociali dei territori coinvolti.
Lo scorso 27 febbraio su “Il Sussidiario.net” Alberto Beggiolini ha pubblicato un articolo dal titolo TURISMO DI MONTAGNA/ Le sfide che vanno oltre il meteo e i cambiamenti climatici nel quale ha efficacemente riassunto dati oggettivi, criticità, opportunità e obiettivi potenziali della montagna contemporanea, citando anche un passaggio da un mio articolo uscito su “L’AltraMontagna” – cosa per la quale lo ringrazio molto.
Vi invito a leggerlo perché, come detto, offre una significativa fotografia di ciò che accade sulle nostre montagne turistiche, utile a farsi un’opinione, oltre che sul contesto generale, riguardo certe azioni messe in atto di frequente dalla politica, soprattutto in merito alla loro conformità rispetto alla realtà dei territori montani e delle comunità che li abitano.
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