Benvenuti nel blog di Luca Rota. Uno che esplora paesaggi e poi scrive. O viceversa.
Il prodigio di Edward Hopper
[Edward Hopper, Interior Courtyard at 48 rue de Lille, Paris, 1906.]Pochi altri artisti, nella storia, hanno manifestato e concretizzato la dote di saper trasformare l’ordinario in straordinario come ha saputo fareEdward Hopper. Lo ha fatto lungo l’intero arco della sua carriera artistica, in opere celeberrime come Nighthawks, che credo ben pochi non conoscano, e con pari prodigio lo ha fatto in opere meno note ma di similare fascino, anche quando prodotte all’inizio della sua attività. Ad esempio quelle del soggiorno a Parigi, ove giunse nel 1906 appena finiti gli studi, a ventiquattro anni, rimanendovi per qualche mese semplicemente per «visitare esposizioni e musei, frequentare i caffè degli artisti, dipingere all’aria aperta» e, soprattutto, per imparare a dipingere la luce, che nella capitale francese «era diversa da qualunque cosa avessi mai visto prima. Le ombre erano luminose: c’era più luce riflessa. Perfino sotto i ponti c’era una certa luminosità»[1]. Ma forse, ribadisco, ancor più per imparare a raffigurare lo straordinario che sovente c’è nella normalità, ciò che soltanto lo spirito più sensibile riesce a cogliere e, sapendolo cogliere, sa trarne la più fremente energia vitale e una altrettanto vitale bellezza elementale, elemento prezioso come nessun altro alla base del divenire della realtà e dell’armonia dell’essere.
Il dipinto qui sopra raffigurato, che ho ritrovato qualche giorno fa vagabondando sul web e che all’istante ha generato questi miei pensieri, è quanto mai rappresentativo di ciò che vi ho appena scritto: è l’angolo urbano più anonimo e banale che si possa considerare eppure, la luce, le ombre, i chiaroscuri, le armonie cromatiche tanto semplici quanto perfette… agli occhi di chi ammira si palesa inopinatamente una visione straordinaria, inspiegabile e intrigante, enigmatica e affascinante. Anche se si è perfettamente consci che quella ammirata sia soltanto la raffigurazione di qualcosa di pienamente ordinario. Ecco, qui sta la magia, questo è il prodigio mirabile (ovvero uno dei prodigi) dell’arte di Hopper. Una dote espressa e eguagliata forse solo da pochissimi altri artisti nella storia o forse, io dico probabilmente, da nessun altro.
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