Per i libri di cucina o sulla cucina, forse più che per qualunque altro, vale la sentenza di Plinio il Giovane: «Non c’è nessun libro così cattivo che non abbia in sé qualcosa di buono.» Se ne scrivono tanti che è ormai quasi impossibile trovare un titolo per ognuno. Già il primo di questi libri, quello del siciliano Archestrato, li aveva praticamente esauriti perché, come dice Ateneo, era intitolato, secondo Crisippo, La gastronomia, secondo Linceo e Callimaco, La buona tavola, secondo Clearco, L’arte di cucinare e, secondo altri, La cucina.
Ma nei periodi di decadenza il culto della cucina diventa eccessivo. Plinio lamentava che un cuoco costasse più di un cavallo. «Clitone» scrisse La Bruyère «ebbe in vita due sole occupazioni: desinare la mattina, cenare la sera».
(Aldo Buzzi, L’uovo alla kok, Adelphi Edizioni, 1979-2002, pag.15.)
Avendo scritto un libro di cucina, mi sento chiamata in casa, e sollevata dal pensiero che “Non c’è nessun libro così cattivo che non abbia in sé qualcosa di buono”
Ecco, infatti, appunto, a proposito, precisamente! Il tuo libro di cucina, intendo dire: l’ho appena deposto nel carrello di Amazon! 😉
Ma che bella notizia mi da 🙂 Grazie!