Un premio di laurea che premia anche la montagna

Ecco qui una bella e importante iniziativa, messa in atto dalla Sezione di Varese del Club Alpino Italiano, per “mettere a terra” con concretezza quelle tante belle parole che sovente si spendono per lo sviluppo dei territori di montagna e l’importanza del lavoro dei giovani al riguardo, e che altrettanto spesso rimangono sospese nell’aria senza reali ricadute proficue, vuoi anche (o soprattutto?) per mancanza di un’autentica attenzione politico-istituzionale al riguardo.

Dunque, il CAI di Varese promuove l’istituzione di un premio di laurea, volto a riconoscere le capacità di una/un laureata/o meritevole, nell’ottica di incentivare la formazione in ambiti accademici funzionali alla conoscenza, tutela e sviluppo sostenibile dell’ambiente e dell’eco-sistema montano, nonché della storia del rapporto uomo-montagna nei suoi diversi aspetti caratteristici.

Gran bella cosa, ribadisco, alla quale invito chiunque possa esserne interessato a partecipare – che ce n‘è bisogno di progetti utili e validi negli ambiti sopra citati. Si possono trovare tutte le informazioni al riguardo e il modulo di ammissione qui: https://www.caivarese.it/attivita/premi-di-laurea.html

Un premio che può costruire il futuro delle montagne

[Stroppo, capitale medievale dell’alta Valle Maira. Immagine tratta da www.vallemaira.org.]
Viene spesso rimarcato il fatto che una delle principali speranze – se non la principale – per innovare i paradigmi alla base delle realtà montane e per garantire ad esse la costruzione di un buon futuro siano i giovani, le loro idee, la loro azione, la relazione che possono intessere con i territori montani vivendoci, lavorandoci e frequentandoli in modo consapevole e sensibile – ne ho scritto di recente anche qui. Spesso però queste evidenze restano allo stato di parole e non vengono tramutate in fatti, in primis grazie ad un supporto istituzionale che possa concretizzare le idee di tanti giovani in opere a favore delle montagne e delle loro comunità. Forse proprio perché quelle idee a volte vengono considerate avverse a un certo modus operandi politico ancora parecchio diffuso, ma questa è una mia considerazione personale.

Ben vengano dunque iniziative importanti e virtuose come quella messa in atto dall’Uncem – Unione dei Comuni e degli Enti montani del Piemonte, che promuove un Premio per le migliori tesi di laurea sui temi collegati allo sviluppo delle aree montane, con particolare riferimento alle declinazioni smart e green a vantaggio dei territori alpini e appenninici. Il premio si rivolge a studenti residenti in Piemonte e studenti residenti in Italia che abbiano frequentato Corsi di Laurea presso uno degli Atenei con sede in Piemonte. Gli studenti devono aver discusso la tesi di laurea a conclusione del corso di studi triennale, specialistico o magistrale nel periodo compreso tra il 1° aprile 2021 e il 25 dicembre 2022.

Il Premio è finalizzato a riconoscere l’importante attività di studio, analisi, approfondimento, dialogo, ricerca svoltasi per l’elaborazione della tesi e a incoraggiare l’interesse per la ricerca e l’approfondimento del neo-laureato sui temi relativi allo sviluppo sociale ed economico delle aree montane. Molti gli ambiti di studio contemplati: dalla green economy al turismo, dai modelli di sviluppo locale all’organizzazione dei servizi e degli Enti locali. Passando per urbanistica, rigenerazione dei paesi, gestione forestale e dei pascoli.

Potete trovare ulteriori informazioni al riguardo e il bando del Premio qui, con l’augurio che pure nelle altre regioni alpine italiane si mettano in atto similari supporti, più o meno istituzionali, concreti, strutturati e continuativi al lavoro e allo studio dei giovani: un’attività che equivale a sostenere il futuro della nostra società a favore del futuro delle nostre montagne – e di tutti noi.

Una giovane speranza per le montagne

[Immagine tratta da www.altabadia.org.]

[…] Nell’Anno internazionale dello sviluppo sostenibile della montagna, in Italia, contro ogni evidenza e al di là delle parole, si continua ancora a puntare sull’industria della neve, e si prosegue con opere faraoniche e di grande impatto ambientale come quelle delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026.

Dobbiamo anche ricordare i progetti di nuove funivie come quella nel Vallone delle Cime Bianche in Val d’Aosta e della Doganaccia-Corno alla Scala nell’Appennino Tosco-Emiliano. Questi ultimi sono solo alcuni esempi legati a un’idea di turismo che non fa rima con sostenibilità. È ancora lontana la messa in pratica di un modello di sviluppo che concili esigenze economiche, infrastrutture, difesa dell’ambiente e della biodiversità ambientale, sociale e culturale.

Da questo punto di vista, l’Anno internazionale dello sviluppo sostenibile della montagna non sembra essere stata un’occasione ben sfruttata per dare una spinta importante nella direzione sperata. Ci sono però anche ragioni di ottimismo, perché nonostante la scarsità di azioni concrete in direzione di un cambio di passo qualcosa è accaduto davvero: è aumentata la consapevolezza delle persone. Questo, se ci pensiamo bene, è già un ottimo risultato. La maggiore coscienza non è riconoscibile in senso lato, ma soprattutto in quelle fasce di popolazione più coinvolte dal cambiamento. Pensiamo ai giovani che oggi, oltre ad aver ricevuto un’eredità pesante, anziché essere sempre più sfiduciati sembrano i primi a consapevolizzare il bisogno di processi d’innovazione sostenibili. […]

Da Se la montagna soffre, soffriamo anche noi di Luca Calzolari, pubblicato il 5 dicembre 2022 su “Agenda17.it”. Cliccando qui potete leggere il testo nella sua interezza.

Ringrazio Luca per avermi concesso la pubblicazione di questo suo testo, uno dei più recenti di una lunghissima serie di contributi, sempre illuminanti, che concretizzano il suo costante impegno, teorico e pratico, a favore delle montagne e delle loro realtà ovvero a vantaggio di chiunque le abiti e le frequenti. Un impegno illustre quanto mai prezioso e necessario, senza alcun dubbio.

Walden. Un nuovo magazine

Sta per nascere una nuova pubblicazione periodica – un magazine, appunto – semestrale che, dalle premesse, pare assolutamente affascinante. Si chiama Walden – come intuirete subito, il nome richiama direttamente il celeberrimo lago di Thoreau, e l’altrettanto celebre opera – e personalmente questo a me già basterebbe ma, in aggiunta, non posso non notare che tra i tanti contributors c’è gente come Davide Sapienza il che accresce le aspettative…
In ogni caso, Walden (o, nella forma estesa e compiutamente significativa, Walden. Wilderness / Awareness / Life / Development / Environment / Nature) sarà presentato al pubblico venerdì 21 ottobre alle ore 21.00 al Teatro Tempio di Modena. Nell’attesa – anche dello scrivente – c’è un sito web (con una mail per chiedere ulteriori infos) e una pagina facebook; c’è inoltre una bellissima copertina, quella del numero 0 lì sotto riprodotta (con una foto di Martin Rak) e, nel sito, c’è anche una presentazione di ciò che sarà Walden, che vi riproduco di seguito nella speranza che possa anche in voi nascere la curiosità e l’interesse per questa nuova avventura editoriale.

cop_waldenvirgolettePerchè Walden
In questi tempi di crisi, smarrimento e incertezza, non di rado si sente ripetere che solo un nuovo impulso all’economia, le ricette del libero mercato e il sostegno ai consumi potranno traghettarci in acque più sicure. Crediamo si tratti di una pericolosa illusione. Continuiamo imperterriti a ragionare secondo schemi superati, anestetizzati da continue informazioni che, anziché fornirci strumenti utili per decifrare il mondo, spesso finiscono per renderci apatici e ciechi di fronte alle contraddizioni del nostro tempo. “Produci, consuma, crepa”, recitava il testo di una canzone: alzi la mano chi non si riconosce, almeno in parte, in questa immagine. E allora proviamo a chiederci: siamo proprio certi che il modello che abbiamo seguito fino ad oggi sia ancora adatto alle sfide della contemporaneità? Siamo davvero convinti che potremo replicarlo indefinitamente, incuranti delle crescenti sperequazioni del mondo e dei danni che continuiamo ad arrecare alla Natura? Sempre di corsa, sovraesposti, iperconnessi e continuamente aggiornati, più aumentano le possibilità di comunicare e più diventiamo incapaci di dialogare. Forse vale la pena fermarsi e riflettere sul mondo che abbiamo costruito, sul rapporto che abbiamo con gli altri, sulle conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente.
Un vecchio adagio recita “è meglio un passo nella direzione giusta che dieci in quella sbagliata”. In tempi frenetici come questi dovrebbe essere il nostro mantra. Quale strada seguire, allora? è una domanda complessa, che merita la nostra attenzione. Regaliamoci il lusso della lentezza. Abbiamo bisogno di ritrovare un senso di splendore, meraviglia e incantamento per il mondo. Di recuperare la nostra umanità. Discutere di modelli alternativi di sviluppo, ragionare sulle prospettive e gli scenari che ci attendono non deve ridursi a un vuoto esercizio intellettuale. La posta in gioco non è “solo” la tutela dell’ambiente o la “salvezza” dai cambiamenti climatici ma, per così dire, la nostra anima. Siamo convinti che urga una onesta, radicale messa in discussione di ciò che fino ad oggi abbiamo dato per scontato, per riappropriarci di ciò che un malinteso concetto di progresso ha tolto a noi e alla Natura. Da queste premesse nasce Walden. Abbiamo voluto realizzare un magazine dedicato ai temi dell’ecologia, della sostenibilità dello sviluppo, del pensiero ambientale. Una rivista immaginata prima e realizzata poi con l’intento di aiutare il lettore a “fermarsi”, riflettere, porre e porsi domande e interrogativi, generare dubbi. Come il lago che dà il nome al capolavoro di Thoreau, speriamo che queste pagine possano costituire un luogo della mente, ancor prima che uno spazio editoriale, in cui cercare ognuno per proprio conto coordinate e direttrici. Con l’aspirazione di contribuire a una “ecologia della mente” (per dirla con Gregory Bateson), oggi più che mai necessaria. Per farlo, abbiamo cercato linguaggi il più possibile trasversali e universali, affrontando temi apparentemente distanti: ecologia, filosofia, letteratura, cinematografia, economia, e molti altri. Abbiamo fatto del nostro meglio e ci auguriamo che troverete queste pagine interessanti e stimolanti. Siamo convinti che serva una visione d’insieme, un modo diverso e più consapevole di affrontare la complessità del mondo per poter essere ancora “capaci di futuro”. E Walden, nel suo piccolo, ha l’ambizione di evocare queste riflessioni e offrire spunti di approfondimento. Proprio per questo motivo parla al lettore curioso, stimolato da punti di vista alternativi, disposto a mettersi in discussione e in gioco.
Walden, in definitiva, nasce con lo scopo di comunicare in una maniera diversa e, speriamo, originale, la bellezza e la complessità del mondo, di parlare all’“anima” (al di là di ogni personale convinzione religiosa) delle persone, di toccarne le corde più profonde. Vuole essere un luogo di scambio, un’agorà virtuale in cui discutere, parlarsi, cercare di capire. Ci piace definirla una “rivista da meditazione”, come certi whisky invecchiati che invitano alla quiete e alla riflessione. L’obiettivo, ambizioso, è quello di contribuire a innescare un vero cambiamento di Gestalt, che ridefinisca il modo in cui percepiamo il mondo e ad esso ci rapportiamo. Non ci servono “altri beni”, ma un altro concetto di “bene”. Non serve perseguire un aumento del “benessere”, ma riappropriarci del significato del “ben essere”. Questa è la sfida che si pone Walden, nella piena consapevolezza che non vi sono compiti messianici da svolgere e che da sola una piccola rivista non potrà mai cambiare il mondo. Ma i tanti piccoli cambiamenti che possono innescarsi in ogni individuo sono senza dubbio il primo punto da cui partire per inventarci un mondo diverso. Più giusto e, ci auguriamo, anche più bello.