Lo sci surreale (a Livigno e non solo lì)

La pratica dello sci nella realtà attuale sottoposta agli effetti del cambiamento climatico, sempre più spesso assume connotati surreali, pure al netto dei discorsi relativi al suo impatto ambientale, alla sua sostenibilità o alle ricadute economiche. Ne scrivevo al riguardo già qualche giorno fa, su “L’AltraMontagna” e qui.

Caso ennesimo al riguardo è l’anello della pista di fondo allestito a Livigno grazie allo snow farming, la neve conservata durante l’estate sotto i teli geotessili che ne hanno parzialmente impedito la fusione. Ne ha segnalato (si veda lì sopra) l’apertura sulle sue pagine social Michele Comi, guida alpina della Valmalenco e caro amico, ponendo la sarcastica domanda: «Neve bianca o neve nera?».

Anch’io ieri sono andato a recuperare (qui) le immagini delle webcam della zona, e la situazione alle 13.10 era questa:

Ora: non discuto che sia un piccolo anello aperto solo per gli atleti che si devono allenare, che sia stato fatto con la neve dello snow farming, e nemmeno che si “tenti” di sciare con temperature ben oltre la media stagionale e che nei prossimi giorni pare saliranno a più di 15° – a Livigno, 1800 m di quota, il “piccolo Tibet d’Italia”! – e tutto quanto di correlato. Discuto invece quelli che esaltano una cosa del genere e consentono ai gestori del marketing livignasco di potersene vantare e farne ulteriore materiale per l’immagine della località – così come accade per quelle altre stazioni sciistiche che aprono piste di neve tecnica stese su prati totalmente privi di neve, d’altro canto: il principio è lo stesso. Ma quale immagine dà Livigno di se stessa in questo modo? Quale idea di montagna fornisce, quale contributo dà all’anima del luogo e alla sua identità se non un’immagine, appunto, del tutto surreale che poco o nulla a che vedere con la vera montagna?

Sia chiaro, il problema non è Livigno: queste cose potrebbero accadere (e accadono) anche altrove, la questione nel principio non cambia. Parimenti, il problema non è di natura ambientale ma soprattutto è culturale.

Peraltro, tale situazione appare surreale anche per come viene recepita da sempre più persone: basta leggere i commenti sulle pagine social che hanno vantato l’apertura della pista nonostante la totale assenza di neve naturale e di temperature adatte (legittimamente, dal loro punto di vista): la gran parte criticano quando non denigrano l’iniziativa e ben pochi l’approvano. Dunque, ripeto: veramente Livigno ne guadagna da cose del genere, oppure si illude che sia così ma in realtà sta solamente – e inconsapevolmente? – preannunciando la propria prossima (cioè tra non molti anni) decadenza turistica?

Infine, ribadisco pure le due domande fondamentali che sorgono spontanee da questi episodi: è ancora “montagna” questa? Ed è la “montagna” che veramente vogliamo?

Livigno zona extra-doganale: da mantenere o da eliminare?

[Foto di Stevan Aksentijevic da Pixabay.]
La zona extra-doganale (o “zona franca”) di Livigno ha senza dubbio contribuito alle fortune turistiche della località lombarda: oggi ha ancora senso mantenerla oppure non ne ha più?

Livigno è indubbiamente tra le località turistiche più rinomate (e affollate) d’Italia e nel 2026 sarà sede di alcune delle gare delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina; per questi e per altri motivi è un luogo particolarmente emblematico riguardo il turismo montano contemporaneo e i vari aspetti che ne conseguono. Dal 1910 è zona extra-doganale in forza del suo particolare isolamento (fino agli anni ’50 Livigno in inverno era sostanzialmente irraggiungibile) ma la comunità livignasca godeva di esenzioni fiscali e benefici vari già nel Cinquecento. Dal boom del turismo di massa in poi lo status di territorio franco ha invece fatto da potente leva attrattiva fino alle attuali presenze turistiche da record (ormai di frequente Livigno è associata alla questione dell’overtourism) nonostante i benefici economici sull’acquisto di merci sono oggi ormai svaniti, salvo che per pochi articoli.

[Foto di MountainAsh su Unsplash.]
Il dibattito sul mantenimento o meno della zona extra-doganale di Livigno è aperto da tempo: c’è chi ritiene debba essere mantenuta perché apporta benefici e genera indotto all’intero territorio valtellinese, e chi sostiene che invece sia ormai anacronistica e produca una situazione di disequilibrio socio-economico con i territori circostanti.

In base alla vostra esperienza personale – tanti di voi Livigno la conoscono di sicuro, poco o tanto – e al netto del gradimento turistico rispetto alla località (di cui si è già discusso molto a seguito di un mio precedente articolo), voi che ne pensate? È giusto che Livigno resti zona extra-doganale oppure no?

Mia cara Livigno ti odio!

[Foto di MountainAsh su Unsplash.]
Gli articoli che di recente ho dedicato a Livigno e alla sua realtà turistica hanno suscitato molto interesse e numerosi commenti (in particolare questo articolo): segno che la località è realmente tra le più emblematiche, nel bene e nel male, di quello che oggi è il turismo dei grandi numeri in montagna.

Voglio ringraziare di cuore tutti quelli che hanno commentato gli articoli con le proprie considerazioni su Livigno, sia positive che negative, tutte legittime e molto importanti. Anche perché consentono di elaborare una piccola ma spontanea e dunque genuina “indagine” sul sentore comune nei riguardi della località che, lo ribadisco, è senza dubbio tra le mete turistiche lombarde se non italiane più emblematiche per la sua storia culturale e economica e per come ha deciso di gestire il proprio turismo – nonché per lo status di zona extradoganale dei cui vantaggi, reali o presunti, ancora gode. D’altro canto il mio legame con le montagne è nato proprio a Livigno, prima località nella quale, quando avevo ancora meno di un anno, i miei genitori mi portarono a far vacanza estiva e invernale. Una località a cui dunque sono particolarmente legato e che per ciò cerco di osservare con un interesse “speciale” ma senza pregiudizio alcuno, cercando di capire meglio la sua realtà e comprenderne il divenire: anche per questo i commenti e le osservazioni ricevute, di qualsiasi segno siano, mi risultano importanti e “istruttive”, e ringrazio ancora molto chi le ha espresse.

Di seguito elenco alcuni dei passaggi secondo me più interessanti dei commenti, nell’ordine cronologico di ricezione, dai quali potete percepire il sentore comune più diffuso su Livigno. A breve tornerò sul tema per trarne alcune ulteriori considerazioni concrete sulla sua realtà e, soprattutto, sul suo futuro.

«È un turismo malato quello. Mordi e fuggi e tante macerie dietro di sé.» (Gian Paolo)

«Solo un grande luna park, come tanti altri posti turistici. Non certamente la vera natura di montagna.» (Maurizio)

«Ci vuole una soluzione, che non sia solo economica, troppo facile, ma culturale.» (Paola)

«Ci vado da oltre 40 anni, ma visti i prezzi di quest’anno, mi da che per la prossima estate andremo altrove.» (Federico)

«Alla fine ti respiri i Suv… e quindi?» (Enrico)

«Se questo è il turismo che si vuole ne faccio volentieri a meno.» (Bruno)

«Quaranta anni fa c’erano i distributori di benzina in paese, non c’era la zona Ztl, non c’era la zona pedonale e ciclabile lungo lo Spol, aria invivibile…» (Paolo)

«Non c’è dubbio che avanti di questo passo il territorio verrà rovinato.» (Massimo)

«Chi abita nelle città ormai con le estati invivibili trova in Livigno un paradiso senza eguali dove se ci vai una volta te ne innamori.» (Roberto)

«Io ci andavo da quando avevo 7 anni, ne ho 72… Da 2 anni non ci vado più, voglio mantenere un ricordo bello di Livigno!» (Riccardo)

«Fanno record d’estate, record d inverno, tasse poco o niente…» (Attilio)

«A me che ci vado da oltre 30/35 anni mi piace sempre., non trovo tutti questi prezzi esagerati e giustamente tutto si adegua, non avrebbe senso se fosse rimasto come 40 anni fa.» (Paola)

«Se mai gli toglieranno tutti i vantaggi, esenzione Iva, benzina senza accise, tassazione unica per tutti, rimarrà un paese di montagna finto.» (Pietro)

«Ci sono stato per la prima volta a fine stagione. Bello ma molto lontano per me rispetto ad altre località di montagna.» (Fabio)

«Conviene solo fare il pieno all’auto, peccato perché per chi ama la MTB come me il posto è fantastico.» (Gian Luigi)

«Sicuramente i residenti e le varie amministrazioni sono stati molto bravi nel giocarsi la partita valorizzando il territorio e l’offerta a vantaggio del reddito pro capite, ma io non riconosco più la magia di un tempo non troppo lontano…» (Gianluigi)

«Almeno a Livigno ci accolgono con il sorriso, andate in Trentino oppure Valle d’Aosta e vedrete che accoglienza!!!!!» (Abramo)

«Questo status di località turistica ormai di élite, insieme al visibile alto tenore di vita dei livignaschi, è in fortissimo contrasto coi privilegi fiscali extradoganali ormai anacronistici…» (Beppe)

«È anche vero che le necessità dei turisti sono cambiate. Importante il rispetto della natura e dei luoghi, purtroppo il signor “palanca” vince sempre sopra ogni cosa ma a Livigno, con il sorriso, tutto è sempre gestito per il cliente.» (Fiorella)

[Foto di Stevan Aksentijevic da Pixabay.]
Anche sui social non sono mancate osservazioni interessanti:

«Togliere l’extradoganalità! Un doping di stato che non ha più giustificazioni.» (Giovanni)

«A quei pochi livignaschi, consapevoli di creare un modello che guarda alle ricchezze ambientali e paesaggistiche, come il vero punto di forza del turismo del futuro, prevalgono logiche economiche intrecciate di business e proprietà delle società.» (Angelo)

«Livigno riesce ad esprimere un condensato di modelli “urbani” insostenibili da primato. A differenza delle scempiaggini clamorose come la pista di bob di Cortina sono assai meno visibili, ma gli effetti cumulati forse ancor più devastanti.» (Michele)

«È vero che andando un po’ fuori dalle vasche classiche, e facendo finta che il Mottolino non esista, il discorso cambia. Per il resto, una follia.» (Pietro)

Ancora grazie a chiunque abbia partecipato alla discussione o anche solo meditato tra sé sul tema!