E poi c’è tutta questa gente…

bla_bla_bla…che parla, parla, parla, parlaparlaparlaparla e non dice niente di niente, figlia legittima e insieme paradossale di questa nostra era dell’informazione totale che genera ignoranza assoluta. E nel frattempo che blatera frasi fatte, indotte, insulse, cercando disperatamente la considerazione degli altri e in ciò palesando la propria sostanziale inconsistenza umana (e non solo) nonché il vuoto della sua esistenza, perde sempre più la fondamentale capacità di ascoltare quelli – sempre più rari, in verità, ma ancora ci sono – che sanno ancora proferire cose interessanti e utili, disimparando definitivamente che nella vita c’è sempre da imparare – una regola aurea ignorata soprattutto da chi non sa nulla, non a caso, e non sapendo in primis che il credere di sapere tutto è il segnale di un intelletto esanime. E senza più alcuna speranza di rinvenimento.

La più vera ragione è di chi tace”, scrisse Montale. Ecco perché chi parla troppo e non dice niente è doppiamente intollerabile: perché blatera del nulla, appunto, e perché ha sempre torto, a prescindere.

P.S.: d’altro canto, già quasi quattro anni fa

Troppe parole vuote al vento…

bla-bla-bla-blaMolti uomini pubblici dimostrano di saper ben parlare: spesso essi fanno i politici, gli ecclesiastici, gli uomini di spettacolo, gli imbonitori di vario genere, e diffondono quanto più possibile tutta quella loro eloquenza dai media. basta che si ritrovino davanti un microfono nel quale parlare, ed è come avessero indiscutibile carta bianca per farlo senza limite alcuno. Altrettanto spesso essi posseggono la dote di dare bella e allettante forma parlata a pensieri che meriterebbero mooooolto minore impegno: è un esercizio al quale evidentemente si applicano parecchio… Ma quanti di essi, che parlano così bene a pubblici più o meno vasti, sanno parlare a sé stessi? Quanti di essi, fieri di saper fornire suadenti tanto quanto vacue risposte alle domande della gente, sanno rispondere a sé stessi e a domande autenticamente importanti? E quanto sanno domandare a sé stessi? Quanto sanno chiedersi di sé stessi?
Temo che a questo nostro mondo troppa gente pretenda di parlare, ovvero si arroghi il diritto di parlare a piacimento ma senza dire veramente nulla di che, senza rispondere a domande legittime, senza che le loro parole servano a qualcosa. Non so, sembra quasi una mirata strategia di saturazione verbale dell’aria, fatta in modo che chi veramente ha qualcosa di importante da esprimere non lo possa dire.
Troppe parole al vento e sproloqui a vanvera, troppa cacofonia orale, troppo rumore nelle nostre orecchie. Forse, se quei personaggi suddetti imparassero a parlare prima a sé stessi e ad ascoltare veramente quanto dicono così da rendersene ben conto, di parole inutili nell’aria ce ne sarebbero molte meno; tuttavia temo che questa circostanza richieda necessariamente una buona connessione tra mente e bocca, il che me la fa credere piuttosto ardua – e ciò a prescindere che si debba ritenere valida l’idea sulla strategia di saturazione sopra esposta: “chi molto dice, pensa poco”, scrisse Carlo Dossi
Ma mi torna in mente pure un altro buon adagio popolare: è spesso meglio stare zitti e far ritenere di essere idioti piuttosto che aprir bocca e dimostrare di esserlo veramente… (Uh! Ecco perché, a ben vedere, quegli stessi personaggi mi sembrano tali, quando mi tocca di doverli ascoltare!)